SCORIE NUCLEARI - REALACCI (LEGAMBIENTE):
UNA PROPOSTA DI DIRETTIVA CONFERMA QUESTA OPPORTUNITA'
26 November, 2003
"Sosteniamo da tempo quanto poco opportuno sia costruire in Italia un deposito per lo stoccaggio delle scorie di terza categoria - quelle più longeve - e crediamo perciò che sia necessario valutare seriamente la possibilità di affidarle a paesi in cui prosegue la produzione di energia dall'atomo e che perciò sono già attrezzati per lo smaltimento". Ermete Realacci, presidente di Legambiente, in occasione della riunione ministeriale a Palazzo Chigi proprio sulla questione dello smaltimento delle scorie nucleari italiane a Scanzano Jonico, torna a ricordare la posizione dell'Associazione ambientalista, e lo fa citando a rincalzo una recente proposta di direttiva della Commissione Ue. "E' la quantità modesta di rifiuti a più alta radioattività, quantità non destinata a crescere (visto che abbiamo abbandonato il nucleare energetico), a farci sostenere l'opportunità di affidare ad un altro Paese le nostre scorie più longeve. Al di là, infatti, della difficoltà di individuare un deposito sul territorio nazionale - vista la peculiare conformazione geografica e la distribuzione della popolazione - l'Italia ha un quantitativo di scorie di terza categoria talmente modesto da non giustificare un deposito ad hoc". E come Legambiente - sottolinea Realacci - "la pensa anche la Commissione Europea che il 30 gennaio scorso ha adottato una proposta di direttiva sulla gestione del combustibile nucleare esaurito e dei residui radioattivi (COM/2003/32) in cui riconosce che, per certi Stati membri con cumuli di residui molto limitati, "l’esportazione rappresenta probabilmente l’opzione migliore dal punto di vista ambientale, economico e della sicurezza". In questa stessa proposta la Commissione intende "incoraggiare ove possibile la condivisione degli impianti e dei servizi" . Il voto in plenaria della relazione della Commissione Industria è previsto per il prossimo 15 dicembre. "E' lecito allora un dubbio - ipotizza Realacci: ci chiediamo se tra i motivi che hanno portato ad accelerare i tempi della decisione del Governo, calpestando democrazia e diritti, abbia pesato la volontà di garantire lucrosi appalti." Realacci ricorda anche che, "mentre in Italia assistevamo alla poco edificante vicenda che vedeva il Governo e il commissario Jean decidere il futuro di Scanzano Jonico senza ascoltare Enti locali, agricoltori o ambientalisti", era in corso presso l’AIEA (dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica) a Vienna (dal 3 al 14 novembre) una riunione delle parti contraenti nella quale è stato sancito il definitivo superamento della vecchia filosofia del "decidere, annunciare e difendere" alla base del processo decisionale in materia di gestione delle scorie radioattive, convenendo invece che solo attraverso il pieno coinvolgimento dei cittadini e delle autorità locali è possibile giungere a soluzioni accettabili ed efficaci. "La posizione dell'Aiea - conclude Realacci - mette ulteriormente in luce l'assurdità della procedura italiana".