Tutte le domeniche a piedi e il mercoledì vedremo
14 February, 2005
Blocco del traffico in un giorno feriale? E’ una minaccia o una promessa? Prima di arrivarci partiamo da questa giornata festiva in cui leggete il giornale. La questione delle domeniche a piedi andrebbe semplicemente rovesciata. Accertato che la domenica è più facile bloccare il traffico, che con pochi accorgimenti si riescono a soddisfare le esigenze di trasporto privato, che la stragrande maggioranza dei cittadini le gradisce, tutte le domeniche tendenzialmente dovrebbero essere a piedi, almeno per un orario significativo. E la notizia dovrebbe essere, al contrario, che eccezionalmente in questa o quella domenica è consentito il traffico delle auto e moto private. Oltretutto in questo modo ci sarebbe un risparmio apprezzabile, anche se non decisivo, delle emissioni climalteranti di CO2. E’un momento topico per l’ecocittadino:le città italiane sforano in questi giorni i limiti della direttiva europea antismog, e intanto convegni e manifestazioni accompagnano l’entrata in vigore, il 16 febbraio, del protocollo di Kyoto. Per un attimo i nostri temi sono al centro dell’attenzione. Soprattutto, a dire il vero, quello dello smog, per un insieme di reazioni comprensibili o anche un po’ teatrali a una “emergenza” largamente annunciata e prevedibile. Nel presentare questa rubrica, quasi tre anni fa, avevo scritto che sarebbe stata una sfida centrale per le città tentare di rispettare entro il 2005 i limiti della direttiva europea anti-polveri, non un semplice tecnicismo e che prendere sul serio questo obiettivo significava impegnarsi a cambiare le priorità nelle regole e nei bilanci della vita cittadina. (“Da poche settimane la direttiva europea contro le micropolveri è anche legge dello Stato ma per applicarla davvero bisogna fare una mezza rivoluzione.” Così esordiva questa rubrica sull’Unità del 5 maggio 2002.) Giudicate voi quanto sia stato centrale in questi anni l’impegno a ridurre lo smog. Non voglio dire che non si sia fatto nulla, ma si sono mossi un po’ sporadicamente e solo gli amministratori più sensibili, per lo più del centro-sinistra. Il decreto di recepimento della direttiva europea ha dato la competenza principale alle regioni. Certo, se dal 2001 ad oggi ci fosse stato un ministro dell’ambiente di centro-sinistra, regioni ed enti locali sarebbero stati spinti ed aiutati ad agire sul serio e oggi probabilmente non avremmo già a metà febbraio superati i limiti per più dei 35 giorni annui consentiti dalla direttiva europea. Non sto dicendo che per definizione il centro-sinistra sia meglio, chè anzi purtroppo è evidente che se la mezza rivoluzione non si è fatta è anche perché l’aria pulita non era nelle priorità della cosiddetta agenda politica. E oggi si potrebbe anche giustamente ironizzare sugli amministratori che si svegliano di colpo come se non si fosse saputo con largo anticipo che la direttiva entrava in vigore nel 2005. Meglio tardi che mai? Il dibattito è salito come la febbre in questi giorni. E il primo sindaco italiano a ordinare un blocco feriale del traffico – sia pure con varie deroghe – è, se non cambia qualcosa domani, Sergio Cofferati che lo ha predisposto a Bologna per martedì. Intanto si discute di una proposta di un giorno feriale infrasettimanale di blocco del traffico, una proposta che circola tra i sindaci. Ma che viene presentata e interpretata in termini assai diversi. Per il torinese Chiamparino è la minaccia di un grave danno, è una protesta contro il governo (“Una iniziativa - spiega - che purtroppo provochera' seri danni economici e che malauguratamente causerà problemi rilevanti anche alla popolazione -mi auguro che non ci siano risvolti sul fronte dell'ordine pubblico - ma che rischia di essere l'ultima istanza a disposizione dei Sindaci per evidenziare la sproporzione fra l'entita' del problema e le risposte ad esso che finora sono state messe in campo, e non per colpa delle amministrazioni locali".) Per l’assessore all’ambiente della Toscana, Franci, invece è, come la dipinge Legambiente, una grande occasione ( “Farebbe emergere comportamenti alternativi sia da parte dei cittadini che delle amministrazioni. Nel senso che se il mercoledì non si può prendere l´auto, si cercano il bus, la bici, i piedi, poi magari si scopre che non è un dramma e lo si fa anche gli altri giorni. Mentre anche le amministrazioni sarebbero obbligate a trovare soluzioni alternative altrimenti trascurate. Non la domenica, ma un giorno di lavoro per dimostrare che anche nella vita normale è possibile. Sarà un primo passo che ci farà piano piano abituare a quando, per rispettare le più severe norme europee, nel 2010 nelle zone più a rischio smog dovrebbero circolare solo mezzi elettrici, a metano e gpl.”) Difficile prevedere se si farà davvero, soprattutto quando come è inevitabile, tra qualche giorno calerà la febbre mediatica. Si spera almeno che i sindaci e in generale gli amministratori di centro-sinistra non abbocchino all’amo insidioso della “rottamazione”, perché c’è bisogno di mobilità sostenibile non di altre auto ancora a benzina e diesel.