Domeniche senz’auto anche Venaria dice no
La Provincia pronta a utilizzare i poteri sostitutivi: basta giochetti. I Ds: teniamo aperti i negozi. Comune e commercianti dicono no
25 February, 2005
Alessandro Mondo E sei. Dopo Chieri e Vinovo anche Venaria si sfila dal fronte delle domeniche a piedi, raggiungendo in buona compagnia i Comuni che si sono chiamati fuori fin dal principio: Chivasso, Volpiano e Pinerolo. Un’altra defezione, l’ennesima, a due giorni dall’appuntamento con lo stop ai motori previsto nella giornata del 27. La novità è che questa volta la Provincia dice «basta», affilando i poteri sostitutivi più volte minacciati ma finora mai esercitati nei confronti dei sindaci inadempienti. Per Palazzo Cisterna, infatti, quella di Venaria è la goccia che fa traboccare il vaso. La retromarcia è arrivata ieri agli uffici di via Maria Vittoria sotto forma di un semplice fax: poche righe in cui si annuncia che per il 27 il Comune si riserva di disporre solo la chiusura del centro storico. Buio completo per le prossime due giornate di stop. Altro che blocco totale. A pesare sul cambio di rotta, ragioni di carattere tecnico - l’impossibilità di organizzare lo stop in tempi così stretti - ma anche le obiezioni all’interno della giunta. Situazione di cui Franco Piazza, l’assessore all’Ambiente, ha dovuto prendere atto: «Questa volta va così. Per le prossime due edizioni ripresenterò la delibera in giunta e si vedrà». Peccato che fino a ieri Venaria avesse dato il suo «ok» al provvedimento, come Chieri e Vinovo. Da qui la rabbia della Provincia alle prese con una conta - quella dei Comuni - che non torna mai. L’assessore Dorino Piras è fuori dai gangheri: «Questi giochetti sono inaccettabili. Non ha senso convocare riunioni su riunioni se c’è sempre qualcuno che pensa di poter fare il furbo». Palazzo Cisterna ha la possibilità di utilizzare i poteri sostitutivi, e per la prima volta sembra deciso a passare dalle parole ai fatti; da ieri la richiesta di Piras è sul tavolo di Antonio Saitta. «E’ un’ipotesi che prendiamo in seria considerazione - conferma il presidente -. Ricorsi o meno, bisogna mettere la parola fine a questo modo di fare». Ma quello delle defezioni in corsa - già innescate dall’istituzione delle targhe alterne - è solo uno dei problemi sul tappeto. Un’altro capitolo riguarda le iniziative a corredo di un provvedimento che, per essere efficace, non può limitarsi al blocco dei motori ma deve saper conquistare il pubblico. Come garantirne l’«appeal»? Offrendo ai cittadini orfani delle auto l’apertura domenicale dei negozi a Torino e nei Comuni limitrofi, provvedimento straordinario in un giorno straordinario. Stefano Esposito e Beppe Borgogno, capigruppo dei Ds in Provincia e Comune, ne sono convinti. Peccato che le reazioni al loro appello - formalizzato nella lettera inviata al presidente Saitta, al sindaco Chiamparino e ai presidenti di Ascom e Confesercenti - siano state più che tiepide. «In materia la Provincia può fare ben poco, anche se sono d\'accordo - spiega Saitta -: le domeniche a piedi sarebbero più vivibili se i negozi rimanessero aperti. Siamo disposti a collaborare con i Comuni». «Condivido il principio ma non se ne parla - replica Elda Tessore, assessore al Commercio -. Non possiamo permetterci di rimettere in discussione il calendario delle deroghe alle aperture commerciali, definito a inizio anno su tutto il territorio, per iniziative dell’ultima ora. Ci sono delle leggi da rispettare. E comunque, se si vuole che il commercio partecipi a questi provvedimenti bisogna coinvolgerlo prima». Contrari anche i presidenti delle associazioni di categoria. Questione di deroghe ma anche di tempi troppo stretti, commenta per l’Ascom Giuseppe Bracco: «Inoltre parliamo di un’iniziativa che presuppone costi non indifferenti». «Idea apprezzabile ma difficilmente fattibile - interviene Valentino Boido per Confesercenti - . Ricordiamo che le limitazioni negli spostamenti valgono anche per i commercianti. Che poi ci sia una risposta forte da parte della gente è tutto da dimostrare». La sensazione è che il gioco non valga la candela, con buona pace di chi auspica una domenica a motori spenti e serrande aperte. Ma Esposito e Borgogno non demordono. «Con un po’ di buona volontà le difficoltà si superano - taglia corto il primo -. Sono convinto che l’assessore Tessore , così attenta alla promozione di Torino, ragionerà sulla possibilità di trasformare le domeniche a piedi in un’occasione per tutta la città. I primi a beneficiarne sarebbero i commercianti. Da Saitta mi aspetto un impegno politico in questo senso». Più diplomatico Borgogno: «Tempi troppo stretti? Forse. Ma quello che non c’è tempo di fare questa domenica può essere realizzato per le prossime due. Bisogna partire dal presupposto che tutti, e non solo gli enti pubblici, devono contribuire al successo di un’iniziativa davvero eccezionale». Se son rose fioriranno: di certo, non questa domenica.