Vieta (il problema) e incentiva (la soluzione). Bruciamo le biomasse, ma bruciamole bene
Intervento dell'Ecoistituto del Piemonte "Pasquale Cavaliere"
02 March, 2005
Bruciare legno produce fumi e quindi particolati ed altre sostanze. Ma, per dare una corretta valutazione del contenuto e degli obiettivi dell’ordinanza occorrerebbe innanzitutto meglio conoscere quanto sia diffuso l’uso di legna per il riscaldamento domestico e quanto questo possa incidere sul totale delle PM10 emesse da altre fonti, quali ad esempio il traffico o i sistemi di riscaldamento con altri combustibili (in particolare carbone o oli combustibili). Procedendo per punti, il contenuto dell’ordinanza nei riguardi dell’accensione di fuochi all’aperto (sia agricoli che urbani) è condivisibile sia da un punto di vista ambientale che, se così si può dire, civile. E non si deve pensare solo all’abbruciamento di residui dell’agricoltura, ma anche ad esempio alle cattive abitudini di bruciare residui legnosi ma anche plastiche o imballaggi di vari materiali nei cantieri edili, ed in questo caso le emissioni non sono solo di particolati ma di ben altre sostanze più pericolose. L’accensione di fuochi, almeno in ambito rurale, è del resto già ampiamente normata e regolamentata sia dalle norme di polizia rurale e forestale, individuando precise modalità e tempi di esecuzione in ragione delle condizioni meteorologiche o del rischio di incendi boschivi. L’adozione di ulteriori restrizioni dovute alla possibilità di inquinamento atmosferico rappresenta quindi una delle possibili misure adottabili per limitare una pratica già di per se’ da sempre considerata pericolosa per l’ambiente. Per quanto attiene invece all’uso delle energie da biomasse per uso da riscaldamento, occorrerebbe fare un distinzione tra ambito urbano e ambito rurale, valutando in maniera differenziata gli effetti che il loro uso hanno sull’ambiente. In ambito rurale infatti sono minori le pressioni cumulative (cioè il sovrapporsi delle pressioni dovute alle emissioni del traffico ed industriali) e quindi l’incidenza sulla salubrità dell’aria può ritenersi di minore entità. Va’ considerato inoltre che oltre nell’ambito dei programmi ed indirizzi dell’Unione Europea, lo sviluppo di filiere energetiche rurali basate sulla produzione di biocombustibili e su centri di consumo locale rappresenta uno dei punti fondanti della politica di sviluppo rurale, anche nell’ottica di una differenziazione delle produzioni agricole locali e di sviluppo di strategie di collegamento tra le economie rurali e quelle dei contesti urbane. Le biomasse rappresentano quindi uno degli elementi sulla quale si può basarsi una strategia energetica (ed economica) locale, come del resto individuato dal recente Piano energetico Ambientale Regionale. Occorre però utilizzarle bene. Molti enti locali europei e nazionali, sulla base delle indicazioni dell’Unione, incoraggiano l’uso di questi combustibili, sostenendone l’uso anche domestico. Non è vietandone l’uso che si limitano le emissioni in atmosfera (anche perché i controlli sono di difficile attuazione) , ma sostenendo l’affermarsi delle adeguate tecnologie di utilizzo. Se all’ordinanza di divieto si associasse ad esempio un programma di sostegno all’acquisto ed installazione di caldaie a biomasse ad elevata efficienza energetica per uso domestico (che grazie alle elevate temperature di esercizio ed al ricircolo dei fumi hanno emissioni paragonabili a quelle di sistemi a metano) il vantaggio ambientale diventerebbe evidente: si abbassano le emissioni e si riduce la quantità di combustibili fossili impiegati. È il caso dei programmi intrapresi dalla Provincia di Torino dove vengono dati contribuiti (ai cittadini ma anche alle imprese) per dotarsi delle adeguate tecnologie di utilizzo di questa importante fonte di energia rinnovabile. In sintesi: non è sbagliato volere regolamentare le emissioni degli impianti termici a legno, le emissioni esistono. Occorre però farlo con un’ottica strategica più ampia che, accanto alla individuazione del problema (“divieto e controllo”), affianchi le adeguate misure per rendere efficiente e sostenibile l’uso di questa fonte energetica come indicato dalle politiche Europee e regionali.