Oltre Kyoto - da verdi.it
Nuovi obiettivi Ue di riduzione dei gas serra per il dopo 2012. L'Italia prima si oppone poi rientra nei ranghi. Ecco i nuovi target: dal 15 al 30% entro il 2020 e fino all'80% entro il 2050
14 March, 2005
I ministri dell'ambiente della Ue hanno dato via libera oggi a Bruxelles alla proposta della presidenza lussemburghese dell’Unione che fissa i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra da raggiungere dopo il 2012, dopo cioè la prima scadenza fissata per i paesi industrializzati a Kyoto nel 1997. In un clima teso, e partendo da una spaccatura tra dieci paesi favorevoli e dieci contrari, i ministri dei 25 hanno raggiunto un testo di compromesso, che sarà sottoposto all' approvazione dei capi di Stato e di governo, che si riuniranno a Bruxelles per il summit di primavera il 22 e 23 marzo. Anche se ammorbidito nella formulazione finale per superare i dubbi del fronte del no, il documento propone che "i paesi economicamente più avanzati" prendano in considerazione soglie di riduzione delle emissioni del 15-30% entro il 2020, e del 60-80% entro il 2050. Vari paesi, inclusa l'Italia, si sono opposti alla stesura finale, anche se poi alla fine ne hanno sottoscritto il testo. Il nostro Paese, secondo quanto riferito dal ministro dell'ambiente francese, Serge Lepeltier, anche oggi è stato quello che più si è battuto contro l'inserimento di soglie di riduzione per il periodo successivo al 2012. A lungo in sede di dibattito si è registrata una netta spaccatura tra il fronte del no (Portogallo, Olanda, Polonia, Italia, Cipro, Slovacchia, Estonia, Spagna, Lituania e Finlandia), sostenuto anche dalla Commissione europea, e quello del sì (Germania, Lussemburgo, Francia, Danimarca, Austria, Republica Ceca, Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Slovenia e Ungheria), sanata in extremis dalle modifiche proposte dalla presidenza lussemburghese. Si tratta di un passo molto significativo sotto il profilo politico, dato che, per la prima volta a livello internazionale, tali soglie di riduzione - elaborate dagli esperti del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici Ipcc- vengono proposte come punto di riferimento verso il quale orientare le "traiettorie di riduzione" dei gas nocivi. Il testo contiene anche riferimenti indiretti alla necessità che la strategia di lotta al cambio del clima coinvolga il maggior numero di paesi possibili, e in particolare gli Stati Uniti, che, pur essendo responsabili di circa la metà delle emissioni, non hanno ancora ratificato il Protocollo di Kyoto, e le nuove economie emergenti, Cina in testa. Il testo usa, infatti, la dicitura "tutti i paesi economicamente più avanzati" - che ha sostituito nella redazione finale la dizione "paesi industrializzati" - per facilitare l’inclusione nei futuri impegni di riduzione a livello internazionale, anche i paesi in forte crescita economica e il cui livello di emissioni dannose è destinato ad aumentare rapidamente. Il testo contiene anche un chiaro riferimento al fatto che le "traiettorie di riduzione" individuate dall'Ue per la scadenza del 2020 e del 2050 non pregiudichino "nuovi approcci per la differenziazione tra le parti in un quadro futuro equo e flessibile". Una formulazione destinata, in pratica, a rassicurare gli Stati Uniti sul fatto che l'Europa resta flessibile sulla possibilità di strategie alternative e di soglie di riduzione differenziate a secondo dei paesi, nel quadro di un nuovo accordo internazionale sul clima.