Smog e informazione: è ora di cambiare l’aria
da L'Unità del 16.03.2005
16 March, 2005
Pietro Greco Lo smog uccide. E non solo saltuariamente. Ogni anno nel mondo muoiono almeno 6,4 milioni di persone a causa di una lunga esposizione all’aria inquinata, in particolare da polveri sottili. La valutazione, che è dell’Organizzazione Mondiale di Sanità, colloca dunque lo smog tra la prime cause di morte al mondo. Al di lá, purtroppo, di ogni legittimo dubbio. Vale la pena ricordarlo, dopo le interpretazioni non sempre felici che i media italiani hanno dato ieri delle parole di Umberto Veronesi. L’oncologo ed ex ministro della Sanitá si è limitato, infatti, a ricordare che l’inquinamento dell’aria non è tra le principali cause che scatenano i tumori. Ma non ha negato affatto che lo smog uccide con altri mezzi. Per quanto riguarda i tumori, Umberto Veronesi ha ragione. Gli studi epidemiologici dimostrano che all’origine del cancro c’è, in quasi la metá dei casi, il fumo di sigaretta. Poi c’è l’alimentazione (30% dei casi), le infezioni (18%) e infine lo smog (tra l\'1 e il 4% dei casi). In realtà, il 4% dei casi non è poco. E non è poco neppure l’1%. Poiché in Italia muoiono oltre 80.000 mila persone per cancro, significa che, tra queste, da un minimo di 800 a un massimo di 3.200 potrebbero avere contratto il tumore a causa di una esposizione piú o meno intensa a inquinanti atmosferici. Ora non c’è dubbio che, chi si preoccupa di prevenire il cancro, punti le sue carte sulla lotta al fumo di sigaretta e per una corretta alimentazione. Ma ció non significa affatto abbassare la guardia o, addirittura, assolvere l’inquinamento atmosferico. Perché se lo smog uccide (relativamente) poco mediante il tumore, uccide molto con altri mezzi. Attaccando, per esempio, le vie respiratorie e affaticando il cuore. A Londra ancora ricordano quel terribile dicembre del 1952 quando lo smog uccise in due o tre giorni almeno 3000 persone. In più dell\'80% dei casi si trattò di persone che soffrivano di cuore o di malattie respiratorie. Certo, nelle città europee non ci sono più (in genere) le condizioni ambientali che esistevano nella Londra di mezzo secolo fa. E tuttavia la memoria di quegli eventi (nella capitale inglese se ne verificarono di analoghi nel 1948 e nel 1956) resta un’utile ammonimento: per chi in Italia e in Europa si preoccupa di prevenire non solo i tumori ma tutte le morti evitabili, l’inquinamento dell’atmosfera resta uno dei principali avversari da battere. Gli agenti pericolosi sono molti. I più citati sono alcuni gas (come il monossido di carbonio, l\'ozono troposferico e il biossido di azoto), o alcuni solidi, come le polveri sottili. Ciascuno di loro ha effetti nocivi specifici (l’ozono, per esempio, fa diminuire la funzionalità dei polmoni; mentre il biossido di azoto aumenta il rischio di infezioni). Ma tutti sono, quasi sempre, co-fattori in malattie che possono avere cioè più di una causa scatenante e che per questo sono chiamate malattie polifattoriali. Queste cause, peraltro, non sono separabili mediante compartimenti stagni: inquinanti dell-atmosfera e dell\'acqua, fumo e alimentazione scorretta possono concorrere insieme sia alla formazione di tumori che ad attaccare il sistema cardiocircolatorio. Se è dunque difficile (come quasi sempre in medicina) associare una singola causa a un singolo effetto, è ormai certo che gli inquinanti atmosferici hanno obiettivi individuabili e fonti conosciute. Le persone più a rischio tra coloro che sono esposte all’aria inquinata sono i bambini, gli anziani, gli ammalati o le persone con un organismo debilitato. Ma vale la pena ricordare che gas e polveri inquinanti sono in grado di attaccare e di uccidere anche persone adulte sane. Quanto alle fonti principali dell’inquinamento atmosferico, sono - come dicevamo - ben conosciute: il traffico e il riscaldamento domestico. E, quindi, sono ben chiare le (necessarie) misure di prevenzione. Occorre diminuire il carico inquinante dell’uno (il traffico), e dell’altro (la climatizzazione di case e uffici). E non bisogna neppure dimenticare l\'inquinamento industriale, che pure in questi ultimi anni è, per varie ragioni, notevolmente diminuito. Ciò significa che nel breve periodo non possiamo fare assolutamente a meno di targhe alterne e blocchi del traffico. E che nel medio periodo dobbiamo puntare a qualcosa di più drastico: la diminuzione del parco veicoli circolanti; il cambiamento delle fonti energetiche (rinnovabili al posto dei combustibili fossili); il cambiamento dei vettori energetici (idrogeno invece di benzina, diesel o anche olio di colza). Si tratta, in altri termini, da un lato di ridisegnare il nostro piano energetico nazionale e, dall\'altro, di ridisegnare la nostra vita nelle città (e nei paesi che somigliano spesso alle città). Non è poco. Ma in gioco c’è la lotta a una delle principali cause di morte al mondo. D’altra parte in altri paesi, anche in paesi molto vicini a noi, questi tentativi, faticosi ma drastici, sono già in atto. Con risultati apprezzabili. Nessuno di questi tentativi ha comportato un abbassamento della guardia nella prevenzione dei tumori. Tutti hanno concorso a un miglioramento della qualità (e della quantità) della vita.