Rapporto Ambiente Italia 2005
da La Repubblica.it del 15.04.2005
15 April, 2005
<b>Rapporto Ambiente Italia 2005 fotografa un paese in via di degrado
La crescita frena, ma aumentano consumi energetici, smog e cemento
La sfida ambientale al declino
Per gli ecologisti la ricetta per invertire la rotta arriva dalla provincia
VALERIO GUALERZI</b>
ROMA - Il Salento, la Val d'Orcia, Monterubbiano nelle Marche, Bolzano e la Val di Cornia. Apparentemente questi cinque posti non hanno nulla in comune essendo lontani per distanza geografica, per tradizioni e per vocazioni produttive. Ma in realtà, secondo Legambiente, condividono qualcosa di molto importante. Sono infatti cinque esempi di come l'Italia potrebbe uscire dalla crisi che l'attanaglia e scongiurare il pericolo di declino.
Perché, anche se spesso chi usa questa parola viene sospettato di disfattismo e catastrofismo, è a questo destino che il nostro Paese si deve sottrarre. Il cammino dell'Italia verso il declino, secondo l'associazione ecologista, è infatti nei numeri che il rapporto Ambiente Italia 2005 mette in fila impietosamente. Lo studio, che Legambiente ogni anno realizza con la collaborazione dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia, è infatti una raccolta di 100 indicatori, dall'industria all'energia, dall'agricoltura all'inquinamento, dalle risorse idriche ai trasporti, che fotografano un Paese in forte difficoltà.
"Il lungo periodo di stagnazione economica - ha spiegato nella conferenza stampa di presentazione il presidente di Legambiente Roberto Della Seta - ha paralizzato l'Italia, ma non ha ridotto, come ci si poteva attendere, la pressione sull'ambiente". Il rapporto, che analizza la situazione sui dati statistici del 2003, rivela, sempre secondo Della Seta, che c'è "un disaccoppiamento tra crescita e impatto ambientale". La prima frena, ma il secondo cresce. Aumentano infatti i consumi energetici (+2,6 da un anno all'altro, compresi quelli prodotti con risorse vecchie e inquinanti come il carbone), le emissioni di gas serra (+9,9), lo smog e anche lo sfruttamento del territorio, con cemento e asfalto sempre più invadenti (+6% a partire dal 1990).
In questo quadro desolante non mancano alcuni dati positivi, come la lenta ma continua crescita della raccolta differenziata dei rifiuti (tra il 2000 e il 2003 la quantità di spazzatura abbandonata in discarica è scesa dal 67% al 44%), i passi avanti fatti nella cura dell'ambiente urbano, il consolidamento di agricoltura biologica e agriturismo, ma secondo Legambiente "restano però modesti e discontinui".
La risposta giusta per invertire la rotta, secondo l'associazione ambientalista, è apparentemente semplice: "Ambiente versus declino, qualità ambientale come antidoto alla perdita di dinamismo socio-economico", innovazione e ricerca per imporsi nella sfida della globalizzazione e alle economie emergenti dell'Asia con prodotti in grado di imporsi per il loro valore aggiunto. "Bisogna trarre forza dalla bellezza per produrre ricchezza, dobbiamo saper capitalizzare l'immaginario positivo che l'Italia evoca all'estero", ha spiegato il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci.
Una ricetta che hanno già adottato con successo piccole realtà territoriali o imprenditoriali come il Salento, la Val d'Orcia, l'azienda Faam di Monterubbiano, la Val di Cornia o l'industria edilizia di Bolzano. La Val d'Orcia, ha ricordato ancora Realacci, ha deciso di puntare con decisione sulla tutela ambientale, sulla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici ed è stata premiata con una crescita del valore aggiunto decisamente superiore sia alla media nazionale (+28%) che a quella della stessa Toscana (+15%). E lo stesso discorso vale per il tasso di occupazione, cresciuto del 21% rispetto al 6% della media nazionale.
Un percorso simile a quello che più recentemente ma con altrettanto successo ha deciso di percorrere il Salento scommettendo su uno sviluppo che punta a valorizzare le sue bellezze naturali e artistiche, affiancate alle sue tradizioni culturali e enogastronomiche. Discorso analogo anche quello relativo a un'altra valle toscana, la Val di Cornia, che ha saputo realizzare una rete di parchi naturali in grado di attrarre turismo, sottraendosi con successo alle difficoltà del polo siderurgico della vicina Piombino.
L'esempio di Bolzano chiama invece in causa un caso di innovazione applicata allo sviluppo sostenibile, con una città che si è posta all'avanguardia nella ricerca di soluzioni per il risparmio energetico nell'edilizia, producendo importanti profitti per le sue imprese.
Così come è all'avanguardia, in un mix di innovazione tecnologica e lungimiranza ambientale, la Faam, impresa marchigiana che nello stabilimento di Monterubbiano produce veicoli elettrici e batterie tra le migliori del mondo. "Si parla tanto della minaccia cinese, ma la Faam è tra le poche aziende che in Cina i suoi prodotti li esporta", ha ricordato Realacci.
La soluzione proposta da Legambiente, fare dell'Italia una sorta di grande museo a cielo aperto di bellezze artistiche e naturali, costellato qua e là da alcuni poli di eccellenza industriale, può sembrare un bel libro dei sogni destinato a restare tale, ma l'associazione ecologista non è l'unica a credere che sia invece questa la strada giusta. Il Rapporto Ambiente Italia 2005, è arricchito infatti dagli interventi di una schiera di autorevoli esponenti del mondo dell'industria, della politica e dell'economia che, seppure con diverse sfumature, sembrano sposare l'impostazione di Legambiente. Si va dalla presidente dei giovani industriali Anna Maria Artoni al segretario della Cgil Guglielmo Epifani, dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni al sociologo Luciano Gallino.