Energia pulita, la battaglia del vento
Due articoli di Antonio Cianciullo a Repubblica del 13 e 14 giugno 2005
14 June, 2005
14 giugno 2005<b>Regioni contro governo, ambientalisti divisi. Matteoli: sull´eolico polemiche assurde
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato sulle pale di Varese Ligure, il ministro dell´Ambiente difende la scelta di puntare sul settore
Sardegna, Puglia e Veneto guidano il fronte dei contrari mentre in Europa gli investimenti corrono</b>
ROMA - Nella battaglia sull´eolico scende in campo anche il ministro dell´Ambiente sposando il vento come priorità per onorare l´impegno di riduzione delle emissioni serra sottoscritto dall´Italia. Altero Matteoli ha espresso soddisfazione per la decisione del Consiglio di Stato che ha sbloccato la costruzione di un impianto eolico a Varese Ligure. E ha aggiunto: «Anche se è vero che l´individuazione dei siti merita un´attenta riflessione, la battaglia contro l´energia dal vento è assurda per tutto il resto».
Al momento la situazione è ancora quella del muro contro muro. Da una parte, a favore degli impianti eolici, sono schierati il governo, le associazione ambientaliste più importanti (dalla Legambiente al Wwf), molti Comuni. Dall´altra, preoccupate per l´impatto paesaggistico, ci sono alcune Regioni (Sardegna, Puglia, Veneto), Italia Nostra e varie sigle del mondo ambientalista tra cui Mountain Wilderness e il Comitato per il paesaggio guidato da Carlo Ripa di Meana. Eppure in questo quadro apparentemente bloccato qualcosa si comincia a muovere: prende forma una mediazione sostenuta da chi vuole costruire gli impianti dettando regole di garanzia paesaggistica.
Il Wwf ha chiesto che i ministeri dei Beni culturali e dell´Ambiente sblocchino le linee guida sui criteri di localizzazione degli impianti, annunciando che nelle prossime settimane verrà resa nota l´intesa siglata dallo stesso Wwf e dall´Anev (i produttori) per «dimostrare che energia eolica e conservazione della natura sono compatibili». Il presidente della Puglia, Nichi Vendola, correggendo il suo assessore all´Ambiente, ha precisato che la richiesta di moratoria avanzata dalla Regione è limitata a quattro mesi, il tempo per presentare il piano energetico nazionale. E anche all´interno di Italia Nostra sono possibili aggiustamenti di tiro perché la posizione ufficiale non è contro le pale a vento ma a favore di una «moratoria per riflettere su dove, come e quando»: le pressioni dell´ala più conservatrice, che si oppone in maniera secca al vento, stanno portando a una resa dei conti all´interno dell´associazione.
Si profila dunque un accordo che eviterebbe un conflitto istituzionale tra le regioni che hanno bloccato i cantieri dell´eolico e il governo che ha impugnato, per vizio costituzionale, la legge salvacoste della Sardegna. «Avvitarsi in uno scontro del genere non porterebbe lontano», propone Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club, il cartello delle industrie impegnate in campo ambientale. «E´ meglio fissare, di concerto con gli enti locali, gli obiettivi di incremento delle rinnovabili e dell´efficienza energetica regione per regione: il modello è quello dell´Unione europea che ha assunto l´impegno di riduzione dell´8 per cento delle emissioni serra e lo ha adattato paese per paese. A quel punto se una Regione volesse raggiungere il suo livello di riduzione dei gas serra usando solo il solare o il risparmio energetico non ci sarebbero problemi».
Sempre che si trovino alternative al vento economicamente compatibili. Il dibattito sull´eolico si è infatti acceso, anche a causa di alcuni impianti proposti senza criterio in posti incontaminati, tanto per arraffare una licenza, proprio nel momento in cui questa fonte sta sfiorando la competitività. A fronte di un chilowattora da petrolio che oscilla attorno ai 5 centesimi, l´eolico sta tra i 6 e gli 8 centesimi e, se si mettesse in bolletta solo una piccola parte dei danni prodotti da un impianto alimentato con le fonti fossili, il vantaggio risulterebbe netto. Infatti l´industria eolica mondiale corre come un treno: dai 2.500 megawatt del 1992 è passata ai 40 mila megawatt attuali. E l´Europa controlla il 75 per cento del mercato globale: in Danimarca una lampadina su cinque si accende grazie al vento.
«Spingendo sull´efficienza energetica si possono tagliare drasticamente i consumi energetici, ma un po´ di elettricità bisognerà pur produrla», nota Francesco Ferrante, direttore di Legambiente. «In Parlamento è spuntata una legge a favore del nucleare e le tre regioni che si oppongono all´eolico sono quelle che consumano più carbone. spacciare queste scelte per ambientalismo vuol dire insultare la logica».
13 giugno 2005<b>Bocciato il ricorso di Italia Nostra "Sì all´eolico, Kyoto va rispettato"
Il Comune esulta "Siamo i più ecologisti d´Europa, abbiamo anche il solare"</b>
«L´incentivazione della produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili costituisce impegno internazionale assunto dallo Stato italiano al fine di ridurre le emissioni di gas serra». È questa la motivazione con la quale il Consiglio di Stato ha sbloccato la costruzione di un impianto eolico proposto dal Comune di Varese Ligure e fermato da un ricorso di Italia Nostra che era stato accolto in primo grado dal Tar (tribunale amministrativo regionale).
Con questa decisione, che segue due analoghe prese di posizione da parte dello stesso Consiglio di Stato per una vertenza in Molise e del Tar siciliano per un impianto di Enel Green Power, si comincia a configurare un orientamento netto della magistratura: la riduzione dei gas serra, decisa a livello internazionale con il protocollo di Kyoto ratificato da quasi tutti i paesi industrializzati, è un impegno prioritario anche perché è mirato alla salvaguardia di un bene, la stabilità dell´atmosfera, senza il quale verrebbe meno un elemento di base della sussistenza umana.
Contrarie all´eolico per il suo impatto sul paesaggio restano alcune associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra e il Comitato nazionale per il paesaggio di Carlo Ripa di Meana che, sul sito della "Nuova ecologia", si spinge ad affermare: «Il protocollo di Kyoto non è un totem e molte delle sue ipotesi si sono rivelate non risolutive quando non direttamente menzognere».
Ma Corrado Clini, direttore generale del ministero dell´Ambiente, ricorda che, grazie al valore attribuito all´energia pulita dal protocollo di Kyoto, il contributo italiano in termini di vento può valere 3,6 miliardi di euro nel periodo 2008-2012. E aggiunge: «L´energia eolica in Italia sarà determinante per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla direttiva europea per le fonti rinnovabili che in Italia, entro il 2010, dovranno coprire il 25 per cento dell´elettricità consumata nel paese».
Da questo punto di vista il caso Varese Ligure è emblematico. «Mi sembra un po´ difficile sostenere che siamo anti ambientalisti», commenta l´assessore all´Ambiente del Comune, Maurizio Caranza. «Siamo stati il primo Comune in Europa ad avere ottenuto la certificazione ambientale e nel gennaio 2004 ci hanno premiato a Berlino come la comunità rurale più sostenibile d´Europa. Il 95 per cento della nostra agricoltura è biologica. Abbiamo ottenuto per primi anche la certificazione energetica e siamo impegnati in tutti i tipi di energie rinnovabili. Oltre al solare abbiamo due pale eoliche che rendono al Comune 30 mila euro l´anno, e reinvestiamo le entrate in miglioramenti ambientali. In Comune non è arrivata nemmeno una protesta per l´impianto eolico, anzi la gente ne è orgogliosa, e il segretario del Wwf Gaetano Benedetto tre anni fa è venuto a farsi fotografare assieme a me sotto le nostre pale a vento per una campagna promozionale a favore dell´eolico fatto a regola d´arte. Che dovremmo fare per difendere meglio l´ambiente? Aprire un petrolchimico o costruire una centrale nucleare?»