«Bici contromano in centro». Ed è subito guerra
La giunta comunale ha stabilito che dal 22 settembre i sensi unici debbano essere rispettati soltanto dalle auto
12 September, 2005
<b>Davide Nitrosi</b>
REGGIO EMILIA - Altro che città denuclearizzate. Dal 22 settembre Reggio
sarà la prima città che nel suo centro storico mette al bando i sensi unici
per le biciclette. I ciclisti saranno cioè liberi e autorizzati (con tanto
di delibera della giunta) di pedalare allegramente contromano, in barba al
codice della strada.
L'amministrazione comunale ha deciso di cambiare le regole della
circolazione a partire dal 22 settembre, ultimo giorno della Settimana
europea della mobilità sostenibile. Ha esteso il limite dei 30 chilometri
orari per le auto a tutto il centro storico e al tempo stesso ha sancito che
«all'interno di quest'area, nelle strade regolamentate a senso unico sarà
consentita alle biciclette la circolazione contromano». Senza bisogno di
disegnare piste ciclabili o corsie riservate, s'intende. Rivoluzione a basso
costo. Il Comune segnalerà il cambiamento solo ai varchi d'accesso del
centro. Dopodiché, nervi saldi al volante e occhio alle bici. Il motivo
della rivoluzione antiproibizionista in strada? «Aumentare la sicurezza dei
ciclisti e facilitare l'uso della bici», spiega la giunta. E l'assessore
alla mobilità Alberto Sàntel va oltre: «L'abitudine di andare contromano in
bici è diffuso. E così per aumentare l'uso delle bici abbiamo autorizzato
esplicitamente la marcia contromano». Non solo. Sàntel avverte gli
automobilisti che rischiano pure nel portafogli: «Questa decisione ha anche
una conseguenza giuridica: in caso d'incidente l'autista del veicolo è
ulteriormente responsabile del proprio comportamento».
Tutti felici e in sella? Macché. Fischi, sorrisi e polemiche. Gli avvocati
che siedono in consiglio comunale bocciano l'assessore all'esame di diritto:
siano Ds, della Margherita o di Forza Italia. Vanda Giampaoli, capogruppo
«azzurro», promette battaglia: «Farò un ricorso al Tar di Parma. Questa
decisione mette in pericolo non solo il ciclista, ma anche l'automobilista».
Romano Corsi, avvocato, consigliere diessino: «Una stortura che mette
oggettivamente a repentaglio i ciclisti». E Marco Fornaciari, anche lui
avvocato, consigliere della Margherita (il partito del sindaco): «Un non
senso dal punto di vista giuridico. Vale il codice della strada, non una
delibera».