L'Ilva sfida la Procura tarantina: “Il provvedimento di vendita del tutto illegittimo”
L'azienda contesta la decisione del giudice per le indagini preliminari che ha autorizzato la vendita dei prodotti a rischio deterioramento bloccati dal 26 novembre nel porto, mantenendo però il vincolo del sequestro sui ricavi a tempo indeterminato. Per l'Ilva il provvedimento contiene "evidenti vizi di diritto" e non è comprensibile l'urgenza del provvedimento
16 February, 2013
Continua a mostrare i muscoli alla procura tarantina l'ilva di Taranto. Il gigante siderurgico ha prodotto tra il 26 luglio fino al 25 novembre 2012 (data del sequestro dei prodotti semilavorati da parte della magistratura )oltre 1 milione e 700 mila tonnellate di coils, bramme e lamiere di acciaio nonostante pendesse sulla propria testa una sentenza di disastro ambientale.
L’Ilva di Taranto nonostante non abbia ancora consegnato al governo, agli enti locali e ai lavoratori un piano industriale con cui seguire le prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale, contesta la decisione del giudice per le indagini preliminari che aveva autorizzato qualche giorno fa la vendita dei prodotti bloccati nel porto a rischio deterioramento, mantenendo però il vincolo del sequestro sui ricavi.
Ilva ritiene che "il provvedimento sia del tutto illegittimo e contenga evidenti vizi di diritto. Appare poi inopportuna la decisione di vincolare il ricavato a tempo indeterminato, mentre queste risorse potrebbero essere utilizzate - spiega l'Ilva - per un interesse generale dei cittadini come l'attuazione dell'AIA.
La nota dell’Ilva
In merito al provvedimento del GIP di Taranto relativo alla vendita dei prodotti dell’Ilva sotto sequestro notificato oggi alla Società, Ilva ritiene che il provvedimento sia del tutto illegittimo e contenga evidenti vizi di diritto.
Non è inoltre comprensibile l'urgenza del provvedimento in considerazione dell’ormai prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale e avendo la procura aspettato oltre due mesi per richiedere il provvedimento.
Appare poi inopportuna la decisione di vincolare il ricavato a tempo indeterminato, mentre queste risorse – come sostiene giustamente il Ministro Clini - potrebbero essere più correttamente utilizzate per un interesse generale dei cittadini come l'attuazione dell'AIA.
Si ricorda infine che la legge 231 del 2012, che l’autorità giudiziaria non ritiene di dover applicare, prevede che i beni sequestrati siano restituiti agli aventi diritto, quindi alla proprietà.