Legambiente: "Apriamo vertenza Brindisi. Bonifichiamo i siti inquinati" | Dossier
Legambiente ha presentato il 15 febbraio “La storia sbagliata dell'industrializzazione senza regole a Brindisi” un dossier sulle attuali criticità ambientali e sanitarie. Per Legambiente occorre subito aprire "una vertenza nella città temesina per richiedere la bonifica dei siti inquinati e l'efficientamento ambientale ed energetico"
20 February, 2013
Nella seconda metà di marzo Legambiente organizzerà una conferenza nella quale esporrà le proposte per lo sviluppo sostenibile, per la riduzione del consumo di suolo e di risorse territoriali, per la bonifica di siti inquinati e la riqualificazione e l'efficientamento ambientale ed energetico, per un nuovo governo delle politiche industriali ed urbanistiche.
Nella sala conferenza di Palazzo Nervegna, Legambiente ha presentato nel convegno intitolato "La situazione ambientale del Sito di interesse nazionale di Brindisi" un dossier sulla situazione ambientale a Brindisi mettendo in evidenza sia gli atti che avrebbero dovuto consentire di affrontarla, anche finanziariamente, e che sono rimasti disattesi, sia una serie di documenti che provano l’intreccio fra inquinamento ambientale e la situazione sanitaria.
Recentemente i due processi Enel in corso sugli effetti della diffusione della polvere di carbone, hanno aperto uno squarcio sull'inquinamento prodotto dal polo energetico e sulla necessità di fare, finalmente, i conti con quel “danno ambientale” che Legambiente ha chiesto sia oggetto di approfondimento e contestazione in ambito processuale. Nel dossier l'Associazione anticipa anche proposte, che puntualizzerà a marzo per rendere efficiente la centrale Brindisi sud e ridurre del 30% il consumo di carbone, per una strategia low carbon ed una uscita progressiva dalle fonti fossili e nell'immediato, per la bonifica dell'area occupata dalla centrale Brindisi nord e la realizzazione in essa di un distretto tecnologico delle fonti rinnovabili (ricerca, produzione e commercializzazione di componenti, realizzazione di un impianto termodinamico), il tutto con il reimpiego dei dipendenti Edipower.
La storia sbagliata e la fuga di EWC e Dow Chemical, senza rispondere delle loro responsabilità verso i lavoratori e le bonifiche dei suoli occupati dagli impianti, sono ben rappresentati nel dossier per quel che riguarda il polo chimico. Legambiente testimonia la situazione fuori controllo attraverso dati raccolti sulla situazione ambientale e sanitaria e su inquietanti intrecci, in particolare su Micorosa, testimoniati da scambi epistolari di cui l'Associazione è venuta in possesso e che rimette all'Autorità giudiziaria perchè ne verifichi l’attendibilità e la rilevanza penale.
Inquietante è anche la storia della piattaforma polifunzionale per rifiuti industriali, di un inceneritore che ha finito, in modo ben poco controllato, con il ricevere rifiuti pericolosi ed ospedalieri da tutta Italia e di una discarica in cui si è ritenuto “più economico” smaltire rifiuti pericolosi provenienti, anche questi, da tutta Italia in barba ad ogni richiesta di utilizzo esclusivo per il polo industriale di Brindisi, oltre che smaltire i residui della combustione; è grave, per Legambiente, che si voglia ripristinare l’utilizzo della piattaforma e si voglia realizzare una nuova discarica avente una capienza pari ad oltre il doppio di quella esistente.
Tutto ciò, è evidente, nel rispetto della professionalità acquisita dai dipendenti che potrebbero trovare facile allocazione presso le altre aziende locali; rersta infatti, comunque, che la “piattaforma” è incompatibile con il territorio e la “bolla massica” di inquinanti prescritta per Brindisi.
Il grande ed irrisolto problema di Brindisi è quello di avere un territorio concepito al servizio di interessi aziendali (da Montecatini a British gas) in cui, in cambio di promesse di subappalti, lavori precari e, soprattutto di quelle che lo stesso ex amministratore dell'Enel Franco Tatò ha definito “colossale mercato di scambi e favori” è possibile violare, perfino, impegni ufficiali, quali quelli contenuti nel piano di risanamento per l'area ad elevato rischio di crisi ambientale (ARIS) e quelli che avrebbero dovuto essere attuati in un Accordo di programma per la bonifica di aree inquinate nel sito di interesse nazionale (SIN), uno dei 14 riconosciuti dalla Legge 426/98.
Legambiente chiede nel dossier che si riparta dai progetti inseriti in Priorità 1 nel Piano di risanamento e che si riscriva un Accordo di programma effettivamente rispondente alle criticità ambientali individuate ed alle esigenze di mitigazione e di superamento di esse. Brindisi ha perso l’opportunità di ridurre la criticità ambientale attraverso la realizzazione dei progetti previsti, in priorità 1, nel Piano di Risanamento del DPR 28/4/1998 fra i quali, ricordiamo: i progetti di risanamento delle aree di cicli produttivi e delle discariche industriali dismesse, la delocalizzazione dello scarico di GPL (nel frattempo moltiplicato in misura esponenziale), la realizzazione del Piano di monitoraggio ambientale globale, la creazione del Registro tumori, dell'Osservatorio epidemiologico permanente e di indagini epidemiologiche mirate su lavoratori e popolazione a rischio.
Tutto ciò, tanto più in considerazione della scandalosa violazione sul polo energetico, anch'essa contenuta nel Piano di risanamento, interpella responsabilità politiche ed istituzionali che sottendono la mancata attuazione del Decreto del Presidente della Repubblica richiamato.
Discorso simile va fatto in relazione all'Accordo di programma per la bonifica del S.I.N. L'accordo approvato e sottoscritto in data 18/12/2007 è estremamente carente nei contenuti tecnici in quanto finalizzato solo ed esclusivamente, ancor prima di una valutazione globale dello stato di contaminazione della falda, alla realizzazione di una “barriera idraulica”.
Tale atto rappresentava, comunque, un riferimento ufficiale di partenza, ma, come Legambiente ha ampiamente documentato, esso è da considerare superato perchè non attuato nei tre anni prescritti per Legge dall'approvazione. Spendere per la “barriera idraulica” circa 220 milioni per poi non risolvere il problema dell’inquinamento delle aree agricole, irritualmente inserite dal Ministero nel SIN di Brindisi, appare una enorme incongruenza; infatti, gli stessi dati dell'ARPA dimostrano che l'inquinamento registrato della matrice suolo e sottosuolo supera i limiti riportati nel dossier in 688 campioni su 972 totali.
Nel dossier vengono richiamati i Piani disattesi e la necessità di ripartire da questi, intrecciandoli con ulteriori strumenti conoscitivi e programmatori a cui le Amministrazioni pubbliche sono chiamate a dar corso (PUG, inventario delle emissioni e piani di sostenibilità ambientale ed energetica conseguenti alla stipula del Patto dei Sindaci).
Nel presente documento di sintesi richiamiamo l'attenzione su:
- Attuazione dei progetti di Priorità 1 previsti nel Piano di risanamento dell'ARIS;
- Nuovo Accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Brindisi da stipulare ai sensi del Piano Regionale delle Bonifiche;
- Situazione emergenziale dell'area Micorosa, dal punto di vista ambientale e morale (vedasi il documento che ne sembra dimostrare l'origine), a cui va concretamente applicato il principio del “chi inquina paga”;
- Revisione delle procedure e dei contenuti delle “caratterizzazioni” nel SIN e nelle aree in esso incluse, eliminando le inaccettabili disparità di trattamento documentate nel dossier che il Ministero dell'Ambiente ha finito con il riconoscere alle grandi imprese a discapito delle piccole e medie;
- Riesame, anche in forma di autotutela per le Amministrazioni interessate, di interventi di caratterizzazione effettuati su suoli privati con fondi pubblici;
- Azione istituzionale concertata per assumere, anche sulla spinta dei procedimenti giudiziari in corso, strumenti conoscitivi e provvedimenti amministrativi concernenti il danno ambientale nelle aree interessate dallo spandimento di polveri di carbone;
- Provvedimenti concernenti la bonifica di cicli produttivi ed aree dismesse o da dismettere nel SIN, di cui un passaggio nodale devono essere lo smantellamento, la messa in sicurezza e la bonifica di gruppi inattivi della centrale Brindisi nord e dell'intero impianto in sostituzione del quale Legambiente ha proposto il distretto tecnologico del rinnovabile, in tutte le attività connesse impiegando i lavoratori ex Edipower;
- Piano di riqualificazione integrato dell'area industriale, del porto e dell'area urbana, nel rispetto della bolla massica prevista nella Convenzione del 1996 e dei criteri di sostenibilità alla base dei Piani di risanamento e bonifica disattesi e degli obiettivi del Patto dei Sindaci;
- Pianificazione integrata degli strumenti di monitoraggio ambientale e sanitario richiamati e formazione delle figure professionali da impegnare nella loro gestione in continuo;
Quanto contenuto nel dossier e quanto verrà progettualmente presentato nell'iniziativa che Legambiente organizzarà nella seconda metà di marzo viene offerto come contributo per aprire la vertenza Brindisi e per recuperare attraverso questa le risorse finanziarie sottratte, le potenziualità economiche ed occupazionali connesse e la dignità stessa di un Territorio e di una Comunità i cui diritti fino ad oggi sono stati calpestati.