Ateneo di Bari: dove le biciclette non possono più entrare
Restrizioni agli studenti ciclisti. Vietato posteggiare le biciclette all’interno degli spazi universitari e addirittura transitare con bici al seguito per attraversare l’ateneo. Un impedimento che stride con il progetto regionale Ciclo Attivi in favore della mobilità ciclistica. Molti studenti lamentano la mancanza di spazi, i furti di bici in aumento, e rivendicano il diritto alla mobilità ciclistica
24 February, 2013
Divieto di parcheggio esteso a tutti i mezzi all’interno delle pertinenze universitarie. Anche ai mezzi più ecologici e meno ingombranti: le biciclette. Il divieto vige in tutte le sedi del polo umanistico dell’Università degli Studi di Bari (Giurisprudenza, Scienze politiche e Lingue), ubicato nei pressi della stazione centrale. A farlo rispettare vigilanti collocati ad ogni accesso di ogni facoltà. Nel palazzo Ateneo, poi, si aggiunge il divieto di transito con bici al seguito per quei pedoni che vorrebbero solo attraversare il cortile interno (che dà accesso a tre vie cittadine).
Per non rinunciare all’ecologico mezzo, gli studenti ciclisti sono costretti a utilizzare, come rastrelliere, pali della luce, cartelloni pubblicitari, o gli archetti metallici antiparcheggio. In realtà nella vicina Piazza Cesare Battisti, negli angoli in cui c’è scarso transito pedonale, sono state posizionate alcune rastrelliere, ma nessuno le usa. Perché? Per aumentare le probabilità di ritrovare la bici al ritorno dalle lezioni, cioè per evitarne il furto. Poiché manca un deposito controllato o un luogo sicuro dove poter lasciare la bici, tutti cercano di posteggiare sulle vie più calpestate. Ma purtroppo non basta: un vero e proprio bollettino di guerra emerge da i dati e dalle testimonianze raccolte. Secondo alcuni articoli pubblicati nel novembre scorso e come confermato dalla Segreteria Studenti dell’Università di Bari, delle 500 biciclette arancioni pieghevoli fornite dalla Regione Puglia nell’ambito del progetto “Cicloattivi - Adotta una bici”, circa 50 risultano rubate (ma il dato, dice la stessa Segreteria, è molto probabilmente sottostimato). Il progetto regionale era finalizzato a promuovere la cultura della mobilità sostenibile, e chiedeva alle Università, in cambio della dotazione di biciclette, di organizzare la consegna dei mezzi, in comodato d’uso gratuito agli studenti, da febbraio fino a luglio scorso.
Tutte le denunce sono caratterizzate da un dato costante: al momento del furto le bici risultano posteggiate sempre al di fuori delle pertinenze universitarie. Evidentemente in virtù del divieto, ancora più assurdo se si considera che nel cortile dell’Ateneo ci sono due rastrelliere inutilizzate, una delle quali ridotta a discarica, probabilmente per evitare che venga utilizzata da qualche ciclista disobbediente.
Di fatto, però, il divieto è sospeso per alcune categorie di mezzi, che, a torto o a ragione, fanno eccezione, e infatti il numero di auto presenti nel cortile non scende mai al di sotto delle dieci unità nell’arco della giornata, come documentato da diverse fotografie scattate in giorni e orari differenti. Sono esonerati: i diversamente abili, che hanno un lasciapassare e che possono sostare in stalli con strisce gialle appositamente predisposti, i mezzi di proprietà dello Stato, che recano sul parabrezza un bollino rosso, e i mezzi delle diverse ditte di manutenzione attive ogni giorno nell’edificio. Una deroga che potrebbe essere estesa anche alle biciclette, prima ancora che sia realizzato (ai sensi del D.M. 27/03/1998) il piano di mobilità dell’Università di Bari (che infatti ha nominato un mobility manager), e anche in virtù della nuova legge regionale pugliese (n. 1 del 2013), che regola gli interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica, introducendo, tra le altre cose, alcuni precisi obblighi. I Comuni, ad esempio, sono tenuti a includere nei propri regolamenti edilizi norme per la realizzazione di spazi comuni e attrezzati per il deposito di biciclette negli edifici adibiti a residenza e ad attività terziarie produttive e nelle strutture pubbliche. Come pure ogni edificio pubblico dovrà destinare il 10% dei parcheggi ad aree attrezzate per il posteggio di biciclette.
Le esperienze nelle città di Pisa. A Pisa, per contrastare il furto delle biciclette, è stato installato il primo, sperimentale, deposito protetto per bici. Nel parcheggio scambiatore di via Pietrasantina, infatti, è stata montata una struttura metallica coperta, composta da tre moduli 5 x 2,5 metri, che può ospitare in sicurezza 36 biciclette. La Consulta della Bicicletta pisana ha deciso di dedicare 24 spazi al noleggio, e 12 a privati cittadini che vogliano tenere al sicuro la propria bici, così da ritrovarla dopo aver parcheggiato gratuitamente la propria auto.
Inoltre l'Università ha raggiunto un accordo con la Pisano Spa per la punzonatura delle biciclette al prezzo agevolato di € 3,50 invece di € 5,00. La marcatura consiste nell’incisione di un numero di targa sul telaio e la relativa registrazione del numero, associato ai dati del proprietario, sia sul registro nazionale della Securmark, sia in un data-base gestito direttamente dalla cooperativa sociale onlus Alice. Tale registrazione permette di restituire la bicicletta, quando rinvenuta dalla autorità di polizia, al legittimo proprietario. Verrà inoltre rilasciata una sorta di “carta di proprietà” e una ricevuta fiscale di tutta l’operazione.
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