Emissioni, CO2 da record: di chi è la colpa?
La concentrazione della CO2 atmosferica ha raggiunto il livello più alto da quando viene misurata. La responsabilità sembra essere soprattutto dei Paesi emergenti, dove le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, a differenza di quello che accade in Europa e in Italia. A livello pro capite, però, gli occidentali sono i maggiori inquinatori. E la crisi economica non sempre aiuta
15 May, 2013
È di pochi giorni fa la notizia, diffusa dal WWF, che la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha raggiunto livelli record, sfiorando le 400 parti per milione (ppm). Secondo le misurazioni effettuate a marzo 2013 dal Mauna Loa Observatory delle Hawaii, infatti, la concentrazione media della CO2 in atmosfera ha toccato le 397,34 ppm, il valore più alto da quando viene effettuato questo tipo di rilevamento. Un record confermato dall'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm - Wmo), che qualche mese fa ha presentato a Ginevra l'ultimo bollettino sui gas climalteranti: tra il 1990 e il 2011 il forzante radiativo (ovvero l'effetto di riscaldamento dell'atmosfera) causato dalla CO2 e dagli altri gas serra è aumentato del 30%, mentre sono state circa 375 miliardi le tonnellate di carbonio rilasciate nell'atmosfera dal 1750, l'inizio dell'era industriale, ad oggi.
A incidere negativamente sul bilancio mondiale dei gas climalteranti sarebbe soprattutto la Cina, che, secondo i dati della Agenzia internazionale dell'energia (International energy agency, Iea) nel 2011 ha visto crescere le emissioni di gas serra di 720 milioni di tonnellate (il 9,3% in più rispetto al 2010), soprattutto a causa dell'aumentato uso di carbone. Altrettanto importante il ruolo dell'India, le cui emissioni sono aumentate di dell'8,7% in un anno, portando il Paese al quarto posto come produzione di gas serra dopo Cina, Usa ed Unione europea.
Diametralmente opposto l'andamento delle emissioni in Europa. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente (Eea), tra il 1990 e il 2011 l'Ue ha ridotto la produzione di gas climalteranti del 17,5% e tra il 2011 e il 2010, in particolare, il calo è stato del 2,5% per l'Ue a 27 e del 3,5% se si considerano solo i primi 15 Stati membri.
Alla base della diminuzione delle emissioni, secondo l'Agenzia, ci sarebbero le politiche comunitarie e nazionali più degli effetti della crisi economica, dal momento che nel 2011 l'economia europea, contrariamente ai gas serra, è risultata in crescita dell'1,5% (ma potrebbero aver inciso le temperature invernali piuttosto miti). Quanto alle performance su base annua dei singoli Stati membri, spiccano la Finlandia (-9,7%), la Danimarca (-8,1%) e i Paesi Bassi (-6,8%). Sull'opposto versante, a conferma che non sempre la crisi economica incide positivamente sul bilancio della CO2, troviamo Grecia e Spagna, che nel 2011 hanno fatto registrare un aumento annuo delle emissioni rispettivamente dello 0,2% e dello 0,1%.
Per l'Italia, gli ultimi dati aggiornati (fonte Ispra) si riferiscono al 2011 e parlano di 489 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emessi, costituiti per l'85% del totale da anidride carbonica. Le emissioni di metano (CH4) e di protossido di azoto (N2O) sono rispettivamente pari a circa il 7,5% e 5,5% del totale, mentre gli altri gas serra, gas fluorurati quali idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafluoruro di zolfo (SF6), hanno un peso complessivo sulle emissioni nazionali che varia tra lo 0,1% e l'1,9%. Rispetto al 1990, l'anno di riferimento per il Protocollo di Kyoto, le emissioni di gas serra dell'Italia si sono ridotte del 5,8% (allora ammontavano a 519 milioni di tonnellate), mentre il calo annuo registrato nel 2011 si attesta sull'1,5% in meno rispetto al 2010.
A prescindere dalla crisi economica, in definitiva, il trend degli ultimi anni vede un aumento delle emissioni di gas serra nei Paesi emergenti e, al contrario, un calo costante nelle economie consolidate, Italia inclusa. Come osserva l'Agenzia internazionale dell'energia, però, a livello pro capite le emissioni di Cina e India sono ancora molto inferiori al livello medio dei Paesi Ocse: rispettivamente, un cinese medio emette il 63% dei gas serra di un abitante di un Paese occidentale, mentre un indiano medio solo il 15%.