Milano vista dall’alto: un sistema alternativo per mappare la città
Un workshop al Museo della Triennale insegna a fabbricare un kit per la pratica del "grassroots mapping" (mappatura di base, popolare), la mappatura del territorio fatta individualmente con un pallone aerostatico e l'attrezzatura digitale. Uno strumento alternativo alle fonti istituzionali per fotografare le trasformazioni urbanistiche del capoluogo lombardo
18 May, 2013
di Marco Puelli
Dare ai cittadini uno strumento accessibile per mappare il paesaggio milanese e produrre immagini della città alternative a quelle fornite dalle fonti istituzionali. Con questi obiettivi è nata l’idea di un workshop di due giorni dedicato alla pratica del "grassroots mapping", la mappatura di un territorio dall’alto.
Nell’ambito dell’iniziativa "Milano e Oltre: una visione in movimento", promosso dalla Triennale di Milano, il workshop si è svolto il 14 e 15 maggio sotto la direzione di Zoe Romano e Costantino Bongiorno, che hanno insegnato ai presenti come costruire un kit per scattare foto aeree al fine di mappare la città. “Noi – spiega Zoe Romano – facciamo parte di Wefab, un’associazione impegnata nel promuovere iniziative di formazione per tutti coloro che siano interessati a sperimentare nuove tecnologie e a cimentarsi con la digital fabbrication”. Come spiega Costantino Bongiorno, il grassroots mapping non è una pratica nuova: “Una delle prime mappature con pallone aereostatico è stata sperimentata all’inizio del secolo scorso per mappare il territorio del Tevere ed ha mostrato che la mappatura eseguita da terra conteneva molti errori, che sono stati poi corretti grazie a questo sistema. Oggi disponiamo del Gps, di Internet e della possibilità di processare le immagini col computer, che hanno reso la mappatura aerea molto più accurata e si sono dimostrate utili in occasione del disastro petrolifero nel Golfo del Messico, occorso qualche anno fa, per indagare i danni ambientali”.
Fabbricare il kit per le foto aeree è molto semplice e alla portata delle tasche di tutti: bastano circa 300 euro per procurarsi un pallone del diametro di 140 cm, una bombola di elio, un cavo lungo 500 metri, un verricello per controllare il pallone, una bottiglia di plastica per contenere l’apparecchio utilizzato per scattare le foto. “La qualità delle foto – continua Bongiorno – dipende dall’apparecchio. Noi abbiamo usato uno smartphone e scaricato un’applicazione per calcolare la posizione tramite Gps e una, TimeLlapse, per programmare le foto”.
Ci sono alcuni ostacoli da superare: il vento può rappresentare un limite e molte foto vanno scartate perché presentano un effetto curva; inoltre, l’ampiezza dello spostamento è limitata dalla libertà di movimento di colui che manovra il verricello. Tuttavia, secondo Bongiorno: “il cavo lungo 500 metri conferisce al pallone una grande possibilità di spaziare e, soprattutto, è importante la velocità con cui si ottengono foto perpendicolari al terreno, praticamente delle mappe, che sono spesso più accurate, complete e aggiornate di quelle messe a disposizione dalle istituzioni”.
Il secondo giorno è stato effettuato il lancio del pallone al Parco del Portello. “Abbiamo scelto questa zona – racconta Romano – in primo luogo perché è facilmente accessibile con i mezzi pubblici e privati (per la necessità di trasportare pallone e bombola). Inoltre, è un ampio spazio libero, vicino ad alcune zone di importanti trasformazioni urbanistiche nella città di Milano (area Portello, area Citylife). Infine, anche quest’area è stata oggetto di un recente progetto di riqualificazione urbana, e le fotografie aeree trovate online la rappresentano ancora durante la fase di cantierizzazione”. A due anni da Expo 2015, il grassroots mapping potrebbe essere uno strumento efficace per migliorare, o anche contestare, la conduzione dei cantieri in città.
Sui siti wefab.it e mapnitter si trovano le foto scattate