Ilva, Legambiente ha incontrato a Roma il ministro Orlando
Legambiente ha incontrato a Roma, insieme ad altre associazioni tarantine, il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Lo scopo dell’incontro è stato quello di esporgli le gravi criticità che stanno riguardando la vicenda dell’AIA e della sua applicazione e che rischiano di far letteralmente “evaporare” il provvedimento di autorizzazioni
20 May, 2013
Al Ministro è stato illustrato che, di fronte alle accertate inadempienze dell’Ilva, evidenziate dalle relazioni dell’ISPRA e del Garante dell’AIA, allo stato attuale non vi sono ancora sanzioni nei confronti dell’azienda, così come previsto dalla legge cosiddetta “salva Ilva”. Alla luce di un fatto assolutamente inaccettabile Legambiente ha chiesto che quanto prescritto dalla legge sia immediatamente messo in atto, sanzionando l’azienda.
L’associazione mette in luce che l’Ilva, inoltre, ha chiesto numerose proroghe, anche rilevanti dal punto di vista dei tempi di adempimento di alcune importanti prescrizioni, che intervengono su aspetti particolarmente inquinanti della produzione, come ad esempio la prescrizione ‘6’ – relativa alla chiusura nastri e cadute di materiali sfusi che l’AIA imponeva entro gennaio 2013 e l’Ilva pospone al 2015 – e la prescrizione ‘12’ in merito alla nebulizzazione di acqua (fog cannon) al fine di ridurre le emissioni diffuse dei parchi minerali posposta ad ottobre del 2013 in luogo della prevista scadenza di ottobre 2012.
«Il Ministro Orlando e il Governo – dichiarano Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del Circolo di Taranto – non possono e non devono accettare dall’Ilva richieste che rischiano di annacquare l’AIA sino a renderla – allo stato attuale – sostanzialmente inefficace. I tempi stabiliti per la realizzazione delle prescrizioni sono stati già oggetto di un serrato confronto tra il Governo, le istituzioni locali, gli organismi tecnici da una parte e l’Ilva dall’altra e sono stati dettati dall’emergenza ambientale e sanitaria esistente a Taranto. Concedere proroghe da parte del Governo significherebbe ancora una volta sacrificare la salute e la vita dei cittadini di Taranto alle esigenze dell’azienda».
«A tale proposito – aggiungono – non ci risulta che, nei mesi trascorsi a partire dall’approvazione dell’AIA sino ad ottobre 2012, sia stato dato corso a quanto in essa previsto in materia di danno sanitario. Nella relazione del prof. Giorgio Assennato, Direttore Generale di ARPA PUGLIA, appena pubblicata sul sito di ARPA PUGLIA, relativa all’AIA e alla valutazione del danno sanitario, si evince chiaramente quanto da noi sostenuto da anni e cioè che la produzione autorizzata, otto milioni di tonnellate, non è compatibile con la salute dei cittadini di Taranto e segnatamente di quelli dei quartieri più vicini all’Ilva. Abbiamo pertanto chiesto al Ministro di acquisire la relazione e di procedere nei tempi più rapidi al riesame dell’AIA al fine autorizzare l’azienda ad una produzione che sia compatibile con l’esigenza di tutela della salute dei cittadini di Taranto».
Legambiente precisa che sono decorsi ormai quattro mesi dal 31 gennaio 2013, termine previsto per chiudere i provvedimenti autorizzativi per quelle parti di impianto o attività dello stabilimento Ilva di Taranto che ancora ne sono prive e cioè le discariche, la gestione dei rifiuti e le acque. Allo stato, invece, pare che i lavori del gruppo istruttore, per quello che riguarda le acque, siano fermi, mentre per le parti restanti i lavori procedano con estrema lentezza ed ancora non si conosce la bozza di parere istruttorio conclusivo.
«Il quadro fin qui esposto è di tale gravità – concludono Tarantini e Franco – che ci fa ritenere che nulla sia cambiato rispetto alla gestione dei rapporti con l’Ilva: questo è assolutamente intollerabile per la città ed è uno schiaffo a tutti coloro che, come noi, hanno creduto e continuano caparbiamente a credere nella possibilità di coesistenza tra l’Ilva e la città in un quadro di regole precise, stringenti e, soprattutto, rispettate e fatte rispettare».