Parlati (Legambiente Lazio) sui rifiuti: "Chiunque vincerà il ballottaggio a Roma dovrà ripensare al ruolo di Ama"
Il presidente dell'associazione fotografa la situazione sul tema caldo dei rifiuti: la capitale è troppo arretrata nella raccolta rispetto alle altre metropoli del mondo. Chiunque diventerà sindaco, dovrà far partire un "porta a porta" capillare altrimenti l'emergenza non si risolverà mai
07 June, 2013
A poche ore dal ballottaggio che decreterà chi tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno sarà il nuovo sindaco di Roma, Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, ci tratteggia un po’ quale è lo scenario in tema di rifiuti nella Capitale e quali le “mosse” più impellenti per chi salirà con la fascia tricolore nella sala Giulio Cesare del Campidoglio.
In tanti sostengono che la chiusura di Malagrotta in realtà non è una vera chiusura. Si gioca sul campo dei rifiuti una delle partite più importanti in vista del ballottaggio di domenica?
Malagrotta, va premesso, non è affatto chiusa. Basta recarsi in loco, per vedere che i rifiuti arrivano ancora. Semmai, non ci arrivano più i rifiuti non trattati, ma è una cosa a cui si è arrivati realmente solo da pochi giorni. La politica della discarica, è superata, obsoleta, costosa, dannosa, e non presenta nessun alcun aspetto “pro”. Sul fronte politico, ovvio che la questione ha la sua importanza perché offre ai duellanti una consapevolezza: bisognerà trovare la voglia di “fare” e di prendere provvedimenti che le precedenti amministrazioni non hanno avuto la forza e il coraggio di prendere.
Del tipo?
Beh, il “porta a porta” ormai è diffuso ovunque, in Italia i comuni “Ricicloni” che hanno portato la differenziata sopra il 65% sono ormai la bellezza di 1100. Anche a Roma, nelle poche zone dove si fa, questo sistema funziona. Anche perché è più comodo: il cassonetto richiede sempre al cittadino di uscire, il porta a porta invece consente assai meno sforzi. Eppure il livello di Roma rimane basso.
Il sindaco uscente Alemanno dice che i soldi sono pochi. Marino punta tutto sulla riorganizzazione di Ama per re-invertire il trend.
Nel 2013 le tariffe sui rifiuti porteranno nelle casse di ama 719 milioni di euro: i soldi non è vero che non ci sono. Certo bisogna spenderli in maniera oculata. Chiunque verrà eletto, non potrà non ripensare Ama, che così com’è è sola una macchina divora-soldi. Oggi bisogna sì investire, ma guardando alle nuove tecnologie e coinvolgere poi nella filiera corta anche i privati: dai rifiuti c’è guadagno, e possibilità di fare impresa. Anche New york, che ha 4 volte gli abitanti di Roma, fa il “porta a porta” ormai quasi dappertutto. Quindi Ama deve “stare” nel mercato.
I due candidati hanno affrontato il tema in modo diverso. Alemanno ci si è addentrato poco perché sa che è un terreno scivoloso. Marino invece punta su un’Ama tutta nuova, centri di riciclo, e rifiuti come volano occupazionale: un progetto molto ambizioso. Che ne pensa?
Ripeto: le cose si possono fare, basta volerlo. Non vedo nulla di troppo ambizioso. Ma anche chi sindaco lo è già stato sa che ormai qui non ci si può più sottrarre. Portare i rifiuti in discarica costa, incenerirli pure, bisogna per forza pensare alla filiera corta e al riciclo. Un esempio: si dibatte molto sul fatto che Roma, ma il Lazio in generale, ha un deficit importante di impianti per trattare la frazione organica. In Lombardia e in Veneto ci hanno investito, e i risultati sono evidenti. Qua no. Ma chi vincerà, dovrà farlo. Altrimenti a Roma l’emergenza rifiuti rimarrà sempre lì.