Ilva, Legambiente chiede un risarcimento di un milione di euro
Il denaro sarà utilizzato esclusivamente per il risanamento e la riqualificazione del territorio di Taranto. Con un ricorso depositato il 6 maggio Legambiente ha chiesto al Tribunale Civile di Taranto il risarcimento del danno subito nella misura di un milione di euro
10 June, 2013
“A Taranto ci sono due emergenze, la salute e il lavoro: occorre dare risposte immediate a entrambe. Il recente decreto sul commissariamento dell’Ilva sembra ancora una volta voler affrontare solo il risanamento industriale senza affrontare l'emergenza sanitaria”. Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ribadisce, in una conferenza stampa tenutasi a Taranto, le perplessità già espresse nei giorni scorsi in merito al decreto che dispone il commissariamento dell’ILVA. “Crediamo fosse indispensabile giungere alla scelta del commissariamento perché era ormai evidente che la famiglia Riva continuava a non operare per il risanamento dell’impianto siderurgico di Taranto.”
Nel decreto relativo al commissariamento ci preoccupano l’indeterminatezza del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidente rilevanti assegnato ai 3 esperti nominati dal ministero dell’ambiente e che “equivale a modifica dell'AIA” . Così come ci preoccupano i tempi che tra predisposizione del piano, sua approvazione, predisposizione del piano industriale e sua approvazione arrivano a ben 120 giorni. A che servono questi 120 giorni se ci sono già le prescrizioni AIA definite appena sei mesi fa dal tavolo tecnico secondo una tempistica ben definita? Servono a giustificare e a coprire i ritardi dell'azienda? A meno che non si tratti soltanto di rimodulare i tempi delle prescrizioni disattese in questi mesi, in funzione dell'entrata in azione del commissariamento: in tal caso chiediamo che la rimodulazione sia fatta assegnando tempi rapidissimi per la loro attuazione, soprattutto quelle più rilevanti per le ricadute sulla salute.
Al Governo chiediamo: chi risarcirà i tarantini che nel frattempo si ammaleranno a causa dell’inquinamento? Chiediamo con forza che l’eventuale modifica dell’AIA tenga conto della valutazione del danno sanitario e limiti la produzione autorizzata a sette milioni di tonnellate annue di acciaio così come Legambiente chiede inascoltata da anni.
Chiediamo inoltre che i beni sequestrati vengano utilizzati non solo per la bonifica degli impianti ma anche per bonificare suolo, sottosuolo, falde e aree marine inquinate dalle attività del polo siderurgico. Ribadiamo infine la richiesta che il commissario Bondi (sull’opportunità della cui nomina abbiamo già espresso le nostre perplessità) sia affiancato da un comitato per la trasparenza con poteri veri che veda coinvolti l’Arpa, la società civile, gli enti locali.
Nella conferenza stampa è stata resa pubblica la richiesta di risarcimento presentata da Legambiente nei confronti di Emilio Riva e Luigi Capogrosso. Legambiente è stata parte civile, difesa dall’avv. Eligio Curci (socio di Legambiente), nel processo penale a carico di amministratori e dirigenti ILVA, conclusosi nel 2010 con una sentenza della Corte di Cassazione. Con tale sentenza venivano dichiarati estinti per prescrizione i reati contestati, per i quali gli imputati Emilio Riva e Luigi Capogrosso erano risultati condannati in primo grado e, parzialmente, in secondo grado.
Le imputazioni erano relative alla rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, difesa dell'aria dagli inquinamenti con prodotti nocivi e difesa contro le polveri, inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità, nonché getto pericoloso di cose. La sentenza confermava comunque la condanna inflitta agli imputati, sin dalla sentenza di primo grado, al risarcimento del danno delle parti civili costituite, tra cui Legambiente, da liquidarsi però in un giudizio separato.
Con un ricorso depositato il 6 maggio dall’avv. Massimo Moretti (anch’egli socio di Legambiente), Legambiente ha chiesto al Tribunale Civile di Taranto che, sulla scorta della condanna emessa in sede penale, gli imputati Emilio Riva e Luigi Capogrosso vengano condannati al risarcimento del danno subito dall’associazione, nella misura di un milione di euro. Il danno deriva … dall’aver dovuto subire il grave inquinamento del proprio habitat e territorio, nonché dal permanere delle conseguenze nocive di tale attività sul territorio in cui l’associazione ha continuato a svolgere la propria azione ambientalista con grave frustrazione per il mancato raggiungimento degli scopi associativi.
Legambiente ha supportato la propria richiesta con ampia documentazione della propria attività di sensibilizzazione, denunzia e protesta relativa allo stabilimento ILVA di Taranto ed alle altre fonti inquinanti dell’area industriale, svolta, spesso in solitudine, negli anni oggetto del processo (dal 1995 al 2002). Prova dell’impegno di Legambiente nel combattere ogni forma di inquinamento è anche la costituzione di parte civile avvenuta in assenza di tutti gli enti territoriali che istituzionalmente avrebbero avuto il compito di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Quindi Legambiente ha svolto, ancora una volta, un ruolo di supplenza, assumendo sulle proprie spalle di associazione ambientalista, basata esclusivamente sul contributo volontario degli iscritti, il peso della contrapposizione con un colosso imprenditoriale di caratura internazionale.
Legambiente ha sottolineato che le somme che saranno eventualmente percepite a titolo di risarcimento saranno tutte reimpiegate per interventi di risanamento e riqualificazione nel territorio di Taranto, ad esempio in progetti di riqualificazione di aree urbane, come quello recentemente realizzato nel quartiere Salinella con il contributo gratuito di iscritti e simpatizzanti, di sostegno alla raccolta differenziata (anche per aprire nuove filiere industriali), nell'acquisto di macchinari per il controllo delle emissioni inquinanti, o ancora in interventi per il miglioramento della qualità dell'aria con l’acquisto di mezzi non inquinanti a supporto delle società di trasporto pubblico locali.
La prima udienza del processo è prevista per il prossimo ottobre.