Raccolta differenziata, questa sconosciuta: il questionario delle Sentinelle dei rifiuti
In occasione di Eating City, il grande pranzo collettivo del 2 giugno realizzato con prodotti di recupero, le Sentinelle dei rifiuti hanno proposto un questionario a un campione di cittadini per testare il grado di valutazione e conoscenza della raccolta differenziata. Dai dati raccolti emerge come la confusione, anche su come differenziare oggetti comuni, sia ancora tanta, mentre con un piccolo sforzo di tutti si potrebbero risparmiare ben 5 milioni all'anno
14 June, 2013
Nella Senti
Qual è l'autovalutazione circa la bontà del proprio modo di fare la raccolta differenziata? In quali bidoni andrebbero messi alcuni oggetti di uso comune? E ancora, c'è fiducia nella raccolta differenziata, consapevolezza di quanto indifferenziato si produce in città e di quanto si potrebbe risparmiare riducendolo? Sono alcune delle domande che le Sentinelle dei rifiuti hanno posto a un campione di partecipanti a Eating City, il grande pranzo collettivo cucinato con prodotti di scarto della grande distribuzione ospitato il 2 giugno in piazza Vittorio.
Dal questionario proposto, emerge come i dati siano ambivalenti; la mancanza di informazione e di consapevolezza è ancora diffusa, e più d'uno non sa come comportarsi anche di fronte al conferimento nei cassonetti di rifiuti comuni quali fazzoletti usati o imballaggi. Sono stati 68 i soggetti interpellati, vediamo meglio le domande che sono state posto loro e come hanno risposto.
Il primo quesito riguarda un'autovalutazione, se i cittadini pensano di fare bene la differenziata, di modo da poter avere un raffronto alla luce di quelli che invece poi sono i comportamenti effettivi. La maggior parte, 44, pensa di farla bene, 18 più o meno e solo 6 rispondono di no. Passando però ad alcuni comportamenti pratici, il quadro cambia. Di fronte alla domanda “dove butti il tubetto del dentifricio?”, 45 dicono nell'indifferenziato, mentre solo 23 danno la risposta esatta, nella plastica. In modo speculare, alla domanda “dove butti la custodia del cd?”, 52 dicono nella plastica e solo 16 sanno che invece va gettata nell'indifferenziato. I più ignorano dunque come smaltire oggetti comuni e che la plastica da imballaggio, anche se sporca, si ricicla, al contrario della plastica dura, anche se pulita.
In virtù di analoghe considerazioni, il questionario prosegue chiedendo quale oggetto non vada gettato nella plastica tra bicchiere, forchetta e piatto di plastica: 20 dicono bicchiere, 14 piatto e 34 forchetta. È quest'ultima la risposta esatta, perché essendo di plastica dura la forchetta va nell'indifferenziato, mentre piatti e bicchieri si possono riciclare. L'esatta metà degli intervistati sa invece che il fazzoletto di carta sporco va nell'organico, mentre un quarto crede che vada nella carta e un altro quarto nell'indifferenziato. È infatti importante segnalare che fazzoletti, tovaglioli, carta da cucina e simili rappresentano ben il 6% dell'indifferenziato prodotto in città, materiale che potrebbe invece essere riusato come compost.
Passando poi al grado di fiducia nella gestione della raccolta differenziata, prevale un atteggiamento positivo, anche se non totalmente: 9 rispondono sì, 34 in gran parte, controbilanciati da 22 poco e 3 quasi per nulla. Non tutti conoscono però l'entità della produzione di rifiuti non differenziati in città; solo in 26, meno della metà, rispondono che ammonta a ben 250 kg pro capite annui, gli altri credono che si attesti su cifre inferiori, mentre solamente pensare a quello che si produce individualmente può aiutare a capire l'entità globale del problema. Il questionario si chiude infatti chiedendo quanto si potrebbe risparmiare solo sui costi di smaltimento riducendo la quantità di rifiuti indifferenziati del 20%. Di primo acchito in molti hanno ammesso di credere che sia nell'ordine del centinaio di migliaia di euro, e solo di fronte alle alternative proposte, 3, 4 o 5 milioni di euro, in 36 hanno saputo scegliere la risposta esatta, e più “drammatica”: se tutti facessero uno sforzo, nelle casse del Comune, e quindi in quelle di noi tutti, rimarrebbero ben 5 milioni ogni anno. Un bel tesoretto, soprattutto in una fase di crisi economica acuta come quella attuale.