"La Quinta Stagione", il film che racconta un mondo in cui l'inverno non finisce mai
Una strana calamità colpisce un piccolo villaggio delle Ardenne:l'inverno non passa più, la natura sconvolge i suoi equilibri. Dopo aver raccolto premi in giro per il mondo, "La Quinta Stagione", di Peter Brosens e Jessica Woodworth, arriva il 27 giugno nei cinema italiani.
26 June, 2013
"Non è colpa di nessuno".
"È colpa di tutti, invece".
Cosa succederebbe se l'inverno non finisse mai, se i campi non dessero frutti, se il sole smettesse di illuminare le case? A queste domande risponde implicitamente "La quinta stagione" (La Cinquième Saison), un film di Peter Brosens e Jessica Woodworth che, dopo aver collezionato premi e riconoscimenti in giro per il mondo, arriva finalmente nei cinema italiani il 27 giugno.
Vincitore del Green Drop Award, premio collaterale alla 69esima edizione del Festival del Cinema di Venezia assegnato dalla giuria della Ong Green Cross , il film è ambientato in un piccolo villaggio delle Ardenne in cui vivono Thomas ed Alice, due ragazzi che si ritrovano a lottare per dare un senso alla propria vita in un mondo che sta crollando attorno a loro, un mondo in cui l'inverno ha deciso di non passare più e la natura sembra essere impazzita.
Una sorta di profezia, un monito che arriva proprio in un periodo in cui sempre più spesso si sente parlare di cambiamenti climatici, di natura sovrasfruttata, di cicli naturali che vengono sconvolti. Eppure, nel villaggio, nessuno sa dare una reale spiegazione del fenomeno. Mai nel film vengono dette parole come "cambiamenti climatici", "sconvolgimenti naturali".
Gli effetti più evidenti dei fenomeni che si verificano nel villaggio sono l'immediata mancanza di cibo e l'inaridimento dei cuori e degli animi delle persone che faticano a mantenere la propria forza morale e la purezza. Perfino i giovani Thomas ed Alice vedranno il loro amore raffreddarsi pian piano, come i campi di grano che da mesi non vengono scaldati dal sole. La gente del villaggio cerca di tirare avanti, ma presto finisce preda dei propri istinti primordiali, cercando in colui che appare diverso un capro espiatorio per liberarsi dalla paura di un inverno infinito.
Il film si serve soprattutto di lunghe inquadrature ai campi per raccontare più di quanto avrebbero potuto fare le parole: i pochi dialoghi pesano come macigni e lasciano lo spettatore a riflettere sul ruolo che ciascuno deve assumere per mantenere l'equilibrio tra l'uomo e la natura.
Per saperne di più sul premio Green Drop Award, visitate il sito www.greendropaward.com