“Cena in bianco”, le ragioni del finanziamento pubblico secondo gli organizzatori
Sabato 22 giugno quasi 8 mila persone hanno partecipato alla “Cena in bianco”, flash mob dove tavoli, stoviglie, cibo dovevano essere portati da casa e lì riportati insieme ai rifiuti. La giunta comunale ha deliberato un contributo di 10 mila euro, che un'interpellanza della maggioranza stessa chiede di revocare dato che l'evento era autogestito. Gli organizzatori della cena spiegano a Eco dalle Città i motivi del finanziamento
10 July, 2013
Dopo la “Cena in bianco” del 22 giugno alla Tesoriera, flash mob a cui hanno aderito quasi 8 mila persone vestite di bianco portandosi tavoli, stoviglie e cibo da casa e riportandosi indietro tutti i rifiuti prodotti, è scoppiata la polemica per la deliberazione di un finanziamento di 10 mila euro da parte della giunta comunale, di cui i più ignoravano l'esistenza. Marco Grimaldi di Sel e numerosi consiglieri del Pd hanno presentato un'interpellanza per chiedere perché, in tempi di forti tagli alla cultura, che mette a rischio numerose iniziative, la Giunta abbia deciso di elargire «un sostanzioso contributo» a un picnic autogestito dove l’allestimento e la pulizia erano a cura dei singoli partecipanti.
La partecipazione all'evento era gratuita e prevedeva che i convitati rispettassero una serie di regole, dai vestiti e l'apparecchiamento della tavola rigorosamente in bianco all'auto-organizzazione con tavoli, sedie, stoviglie e cibo portati da casa, dove ognuno era tenuto a riportare poi i rifiuti. Esclusi carta, plastica, e lattine per contenere l'impatto ambientale; solo vetro e organico.
All'evento hanno preso parte quasi 8 mila persone, 7627 iscrizioni più coloro che si sono aggiunti all'ultimo momento; una seconda edizione che rispetto a quella dell'anno scorso ha triplicato i partecipanti. La pulizia della location a cura dei commensali stessi, sia secondo gli organizzatori che secondo l'Amiat, è andata a buon fine. Ovviamente non è possibile sapere se e come abbiano fatto la raccolta differenziata, ma per l'Amiat «è stato un evento ordinato, che non ha creato situazioni critiche».
Se però l'allestimento e il disallestimento sono stati a carico dei partecipanti, si chiedono i consiglieri firmatari dell'interpellanza, perché elargire 10 mila euro di fondi pubblici, a copertura di quali costi? Da qui, la richiesta di revocare il contributo. Antonella Bentivoglio d'Affitto, ideatrice della Cena in bianco, spiega a Eco dalle Città le sue ragioni. «Mi preme precisare che l'organizzazione e l'ufficio stampa di questo evento, oltre alla gestione di oltre 40 mila mail di coloro che aderiscono e inviano una media di 6-9 mail per avere dettagli su come fare e come organizzarsi, ha richiesto per le due edizioni, dal maggio 2012 al luglio 2013, 163 giorni di lavoro, che credo andrebbero retribuiti e non lo sono. I filmati, un blog, la grafica, le persone hanno un costo, e solo una minima parte di questo costo verrà forse rimborsata dal Comune. Considerata la visibilità internazionale data a Torino dall'evento, la presenza su 6 telegiornali, sulla Cnn e centinaia di testate, credo sia corretto che le persone non paghino ma che sia la Città a contribuire, come da sempre contribuisce a molti eventi promozionali e socializzanti che non hanno spesso alcun ritorno mediatico e turistico».