Big Jump e qualità dell'acqua, intervista a Paolo Romano, ad di Smat
Abbiamo interpellato Paolo Romano, amministratore delegato della Società metropolitana acque Torino, per parlare di qualità dell'acqua in occasione del Big Jump, il bagno collettivo di domenica 14 luglio nei fiumi e laghi di tutta Europa. Un quinto dell'acqua che si beve a Torino viene dal Po, dove grazie a complesse e costose operazioni di depurazione la qualità dell'acqua è buona
12 July, 2013
In occasione del Big Jump di domenica 14 luglio, la campagna europea dello European Rivers Network (ERN) coordinata in Italia da Legambiente per rivendicare la balneabilità dei corsi d’acqua, Eco dalle Città ha intervistato Paolo Romano, amministratore delegato di Smat.
La Società metropolitana acque Torino produce ogni anno oltre 250 milioni di metri cubi di acqua potabile, verificati da 250 mila analisi di laboratorio e distribuiti a più di 2 milioni di abitanti. La Smat per prima in Italia ha utilizzato acqua di origine superficiale realizzando un impianto che consente di potabilizzare fino a 2500 litri al secondo di acqua del Po, pari al 16,3% dell’acqua immessa in rete. Oltre il 75% dell’acqua distribuita proviene invece da pozzi che attingono alle falde, mentre la parte restante viene dalle sorgenti del Pian della Mussa e di Sangano. Fulcro dell'attività dell'azienda - che comprende anche la raccolta delle acque reflue urbane e il controllo degli scarichi industriali nella fognatura pubblica - sono 160 impianti di depurazione piccoli, medi e grandi e l’impianto di raccolta centralizzato di Castiglione Torinese, il più grande impianto di trattamento chimico-fisico-biologico presente in Italia.
Ingegner Romano, da dove viene l'acqua che si beve a Torino?
Per il 70% è acqua proveniente da pozzi, il 10% è da fonti montane e il restante 20% è acqua del Po.
Com'è l'acqua del Po nel tratto torinese?
L'acqua del Po in città è di discreta/buona qualità ora; nettamente migliore rispetto a 15 anni fa, quando c'erano anche macchie di catrame. Poi certo è pur sempre all'interno di una zona molto urbanizzata. Occorre mantenere la capacità del fiume di autopulirsi, ma si è lontani dal rischio che il Po la perda. I monitoraggi sono fondamentali; ora per esempio appena c'è schiuma si controlla, si fanno verifiche perché non ci siano scarichi industriali, anche se il monitoraggio non è semplice.
È complesso depurare l'acqua del Po?
Occorre separare gli oli, la parte organica; l'impianto di Castiglione è come un ospedale dell'acqua, dove la si raccoglie per rimetterla in sesto.
Costa molto la depurazione?
Incide per più di metà della tariffa; è un processo ad alti costi di personale e tecnologia, che arriva a 0,6 euro a metro cubo laddove il costo per gli utenti è di 1,5 euro circa.
Qual è il ruolo di Smat per la qualità dell'acqua del Po nel tratto torinese?
Smat è determinante: dobbiamo raccogliere i flussi fognari e depurarli e controllare che dai Comuni a Sud di Torino non ci siano scarichi nel fiume.
Cosa pensa della balneabilità del Po, in particolare in città?
La balneabilità è definita dalla normativa nazionale secondo criteri precisi, ma è anche vero che l'uomo ha la capacità di sopportare un certo livello di carica batterica. Il bagno nel Po in città si potrebbe anche fare, ma tenendo conto che siamo pur sempre in un contesto urbano. Forse sarebbe più piacevole tuffarsi in uno dei tanti corsi d'acqua di montagna nelle valli...
L'obiettivo del Big Jump è invece quello di rivendicare la balneabilità di tutti i corsi d'acqua; a Torino l'appuntamento è organizzato dal circolo Molecola di Legambiente, il tuffo collettivo è alle 15 agli Amici del Remo di corso Moncalieri 422, preceduto alle 14 dalla presentazione a cura di Federico Vozza e Marco Baltieri, vicepresidente e responsabile Acqua di Legambiente Piemonte, del rapporto "Acqua per i nostri fiumi" sulle crisi ambientali dei corsi d'acqua piemontesi.