Torino, dopo il Big Jump Legambiente denuncia: “In grave crisi gli ecosistemi fluviali” | FOTO
Il Big Jump a Torino e in Valchiusella accende i riflettori sulla salute dei fiumi piemontesi. L’eccesso di derivazioni irrigue ed idroelettriche portano, a partire da luglio e fino a settembre, alla desertificazione degli alvei naturali
15 July, 2013
Domenica 14 luglio, come in più di 100 fiumi e laghi di tutta Europa, anche a Torino nel Po e in Valchiusella nell’omonimo torrente, si è svolta la settima edizione del Big Jump. Il grande tuffo, promosso in Italia dai circoli di Legambiente, ha lanciato anche quest’anno un messaggio forte alle istituzioni locali ed internazionali affinché adottino tutte le politiche necessarie al ripristino, entro il 2015, del buono stato ecologico dei diversi ambienti acquatici.
“L’Europa impone all’Italia e al Piemonte di raggiungere precisi obiettivi di qualità riguardanti lo stato ecologico dei fiumi –ha ricordato Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Anche il Po a Torino entro due anni dovrebbe raggiungere il livello di “buono” nella scala di qualità delle acque ma senza il rispetto delle portate minime a monte della città e in mancanza di un adeguamento dei sistemi di depurazione, questo obiettivo non potrà essere raggiunto. I nostri fiumi possono e devono ritornare ad essere quelli di una volta, pieni di vita acquatica e con la possibilità di fare il bagno in sicurezza. Oggi ne abbiamo la possibilità tecnica e legislativa ma occorre che la loro tutela diventi una priorità per le istituzioni locali. I fiumi e i torrenti –ha aggiunto Vozza- sono diventati in moltissimi casi delle aree marginali infrequentabili, sentite sempre come “problema” e mai come ricchezza del territorio. Questo processo, oltre ad avere conseguenze dal punto di vista ambientale, costituisce anche un forte impoverimento del territorio dal punto di vista sociale ed economico, in quanto vengono a mancare spazi di grandi dimensioni e di grande qualità, impedendo di fatto tutta una serie di attività che potrebbero avere un enorme valore dal punto di vista ricreativo, culturale ed educativo”.
A Torino il tuffo nel Po si è tenuto presso gli Amici del Remo (corso Moncalieri 422) ed è stato preceduto dalla presentazione di “Acqua per i nostri fiumi”, dossier in continuità con analoghe operazioni di monitoraggio e segnalazione realizzate negli anni da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta grazie al contributo e la collaborazione di una serie di associazioni, gruppi o singoli cittadini. Dallo studio emerge una situazione di crisi diffusa per gli ecosistemi fluviali piemontesi dovuta, in particolare, ad un eccesso di derivazioni irrigue ed idroelettriche che portano, a partire da luglio e fino a settembre, alla desertificazione degli alvei naturali. Nonostante infatti il Piemonte sia una regione ricca d’acqua, ogni anno moltissimi fiumi e torrenti del reticolo idrografico regionale risultano completamente in asciutta con la conseguente scomparsa di tutte le forme di vita acquatica e la compromissione delle funzioni naturali dei fiumi. Le sponde e le fasce fluviali funzionano infatti come depuratori naturali e assumono il ruolo strategico di veri e propri corridoi ecologici. Con poca acqua si ha un aumento della temperatura e un rapido abbassamento del tasso di ossigeno, diminuzione della capacità autodepurativa, forte mortalità delle specie ittiche e possibile sviluppo di agenti patogeni. La diminuzione delle portate provoca dunque una forte concentrazione degli inquinanti (nitrati, fosfati, pesticidi, diserbanti, ecc.) che possono avere, in relazione alla loro tossicità, effetti diretti o indiretti sia sugli ecosistemi acquatici che sulla stessa salute umana.
“Questa situazione, in realtà, non dovrebbe verificarsi se solo si rispettassero le norme attualmente in vigore quali il Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA) e il regolamento per il rilascio del deflusso minimo vitale (DMV) –ha dichiarato Marco Baltieri, responsabile Acqua e Difesa suolo di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Nonostante sia chiaro a tutti che si sia ormai superata la soglia di un ragionevole utilizzo dei nostri torrenti, la Regione Piemonte continua a non emanare le "linee guida" in materia di impianti idroelettrici, lasciando ai meccanismi di mercato il compito di portare avanti una vera e propria aggressione agli ultimi corsi d'acqua naturali delle Alpi. La situazione che si presenterà nell'estate 2013 rischia ancora una volta di ripetere senza alcun miglioramento quanto abbiamo potuto rilevare negli ultimi anni”.
Dal 2009 la norma sul Deflusso Minimo Vitale (DMV) si sarebbe dovuta applicare a tutte le derivazioni idriche presenti in Piemonte. In realtà, come documenta il rapporto di Legambiente (che prende in considerazione alcune province piemontesi), nulla è cambiato e i corsi d'acqua continuano puntualmente ad essere messi in asciutta totale. Succede così che d’estate il Po, nella sua parte di pianura, sia alimentato unicamente da risorgive: dopo molti chilometri di letto in asciutta totale, il fiume riprende un po’ di vita, con caratteristiche però del tutto diverse da quelle “naturali”.