Istat e Ambiente: ma dove sono tutte queste buone notizie? Il commento di Codacons
L'ultimo rapporto Istat è stato festeggiato da molte agenzie come una buona notizia: città più verdi, auto più eco, smog ai minimi termini. Ma non è proprio così... soprattutto sullo smog, Codacons avverte i Sindaci: "Dopo 11 anni siamo ancora oltre i limiti di legge in 52 capoluoghi: troppo per chiamarla buona notizia"
24 July, 2013
L'ultimo rapporto Istat è stato festeggiato da molte agenzie come una buona notizia: città più verdi, auto più eco, smog ai minimi termini. Ma è proprio così? Il calo degli inquinanti nel 2012 c'è stato, è vero, ma non era poi così significativo in realtà: il 2011 fu l'anno nero dello smog in Italia, e il 2012 aveva riportato i valorri sul regime dei cinque anni precedenti. E' pur vero che la riduzione è proseguita nel 2013, anche e soprattutto grazie alle condizioni meteo particolarmente favorevoli, come più volte segnalato.
Al di là delle tendenze, i valori del Pm10 restano comunque ben al di sopra dei limiti di legge in molte città italiane anche nel 2013, e a ben guardare le buone notizie nel Rapporto Istat non sono poi molte. Aumentano gli Euro 4 e gli Euro 5, che per la prima volta superano di un soffio il blocco dei più inquinanti Euro 0 (spesso banditi), Euro 1, 2 e 3: è vero, ma non stiamo parlando di una rivoluzione verde: semplicemente, la categoria Euro 4 è scattata nel 2006. Sono passati 7 anni... Ben più preoccupante, per quanto già nota, la perdita di passeggeri che registra il trasporto pubblico. "Cala la domanda" scrive Istat, sì, ma cala soprattutto il servizio offerto, mentre le tariffe aumentano. E più in generale, in tempo di crisi calano tutti gli spostamenti, come ribadito diverse volte. (Vedi ISFORT e ASSTRA).
Una lettura condivisa dal Codacons , che commenta così il rapporto: "I dati resi noti dall'Istat sulla qualità dell'ambiente urbano sono un indice della grave crisi economica che sta attraversando l'Italia. E' particolarmente negativo il crollo della domanda di trasporto pubblico, in diminuzione del 7,4% rispetto all'anno precedente. Un dato che dimostra come le difficoltà economiche si ripercuotano su un drastico calo della mobilità. Anche il presunto miglioramento della qualità dell'aria rispetto al 2011 è dovuto principalmente alla riduzione dei veicoli in circolazione, oltre che ad un inevitabile svecchiamento del parco veicoli. Gli spostamenti in auto avvengono orami solo per effettive necessità, come attesta la riduzione dei consumi di carburanti.
Inoltre la diminuzione del numero dei capoluoghi dove il valore limite per la protezione della salute umana previsto per il PM10 viene superato per più di 35 giorni, passato dalle 59 città del 2011 alle 52 del 2012, è decisamente vergognoso, sia perché è dovuto a fattori esogeni rispetto all'azione dei sindaci e delle regioni, sia perché il tetto dei 35 giorni è in vigore orami dal gennaio 2005, ossia da oltre 8 anni ed il decreto che lo prevedeva era noto fin dal 2002.
Insomma dopo oltre 11 anni è assurdo e scandaloso che i sindaci non abbiano ancora fatto nulla di concreto per rispettare un limite fissato dalla legge e non intervengano seriamente per ridurre l'inquinamento, che produce ogni anno migliaia di morti in Italia. Si ricorda, a puro titolo di esempio, lo studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità ("Health impact of PM10 and ozone in 13 italian cities") sulla popolazione residente nelle 13 città italiane di maggiori dimensioni (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo) in base al quale una media di 8.220 morti l’anno è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 µg/m3, il che equivale al 9% della mortalità degli over 30 per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali".
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