"SMAT resti una società per azioni": il voto del Consiglio Provinciale di Torino
No alla trasformazione di SMAT in azienda speciale, sì al mantenimento dell’attuale conformazione in società per azioni a capitale interamente pubblico. È questa la decisione del Consiglio Provinciale di Torino, che ha approvato con larga maggioranza bipartisan una delibera di indirizzo che conferma l’assetto societario di SMAT
24 July, 2013
No alla trasformazione di SMAT in azienda speciale, sì al mantenimento dell’attuale conformazione in società per azioni a capitale interamente pubblico. È questa la decisione del Consiglio Provinciale di Torino, che ieri ha approvato con larga maggioranza bipartisan (28 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti) una delibera di indirizzo che conferma l’assetto societario di SMAT. La delibera è stata presentata stamattina a Palazzo Cisterna dal presidente dell’Assemblea Sergio Bisacca, accompagnato dai capigruppo. Era presente l’assessore provinciale all’Ambiente Roberto Ronco.
“I temi di fondo affermati con i referendum del 2011 trovano, con la delibera approvata ieri dall’Aula, una conferma e una concretizzazione” ha spiegato il primo firmatario della delibera, il capogruppo del PD Giuseppe Sammartano. “Si recepiscono i principi relativi alla salvaguardia della risorsa acqua e alla cancellazione di qualsiasi logica di profitto nella gestione”.
Tra gli indirizzi dettati dalla delibera consiliare emergono l’introduzione dell’obbligo di reinvestire gli eventuali saldi di gestione e il consolidamento della partecipazione pubblica totalitaria: in caso di modifica dell’articolo dello Statuto che sancisce il carattere integralmente pubblico dell’azionariato di SMAT, il quorum deliberativo sale dal 75 al 90% e quello delle teste necessarie dal 40 al 60%. In ordine alla destinazione ai Comuni del dividendo, inoltre, si fissa una quota massima del 20% per la promozione di attività di tutela ambientale e una restante quota minima dell’80% a riserva dell’azienda. Infine, la delibera raccomanda la progressiva estromissione dalla compagine societaria, in un’ottica di rafforzamento dell’in house providing (gestione del servizio tramite soggetti partecipati e controllati), dei soci che non sono tributari di alcuna competenza nella gestione del servizio idrico pubblico integrato.
“Da tempo il nostro gruppo politico chiede che la Provincia esca da quel patto di stabilità che ci vieta di mettere in sicurezza strade e scuole” ha aggiunto Nadia Loiaconi, capogruppo del PdL. “Tornare all’azienda consortile significa assogettare anche il servizio idrico ai vincoli del patto di stabilità, precludendo politiche di investimento anche sull’acqua”.
“E’ sembrato opportuno” ha concluso l’assessore Ronco “mantenere un modello gestionale che, per quanto perfettibile, si è rivelato finora in grado di rispondere agli obiettivi di garanzia di qualità e di generalizzazione del servizio pubblico”.