Calo delle nascite, ambiente, pianificazione. Le riflessioni di Giuliano Cannata
Abbiamo interpellato Giuliano Cannata, uno dei padri dell'ambientalismo italiano, autore di “Dizionario dell'estinzione. Il mistero della nascite nell'era della diminuzione”. Dopo aver conquistato la terra e sottomesso le altre specie, ecco la discontinuità più vistosa nella storia dell'umanità: il calo delle nascite. Un dato dalle molteplici implicazioni che insieme al progresso tecnologico e alla pianificazione potrebbe ridurre il carico ambientale
25 July, 2013
Crollo delle nascite, carico ambientale, trasformazione dei bisogni, sviluppo sostituito da una crescita dall'impatto ambientale disastroso, pianificazione. Gli elementi si fondono per dar luogo a una riflessione antropologica, e non solo, sulla vita, la morte, l'ambiente, l'assetto socioeconomico possibile, per un'economia “immateriale e felice”. Sono le suggestioni proposte da Giuliano Cannata, figura di spicco dell'ambientalismo italiano, in “Dizionario dell'estinzione. Il mistero della nascite nell'era della diminuzione”, opera edita da NdA Press nei mesi scorsi con la prefazione di Andrea Camilleri e i contributi del filosofo della scienza Marcello Cini, del filosofo e ambientalista Vittorio Cogliati Dezza, della psicologa Maria Luisa De Luca e del demografo Massimo Livi Bacci. Un'analisi di grande attualità che uno dei fondatori di Legambiente, forte di esperienze accademiche, di progettazione idrogeologica e di amministrazione del territorio, conduce a partire da un concetto chiave: il calo delle nascite.
Dopo aver conquistato la terra e sottomesso le altre specie, ecco la discontinuità più vistosa nella storia dell'umanità: a un tratto l'uomo decide di fermarsi. Certo c'è la nota spiegazione socio-economica della difficoltà per la donna lavoratrice nel contesto attuale di essere madre, ma non basta. Cannata rinvia anche a una componente culturale, nell'assenza di un sentimento di specie che porta l'individuo all'indifferenza per la sorte dell'evoluzione, e a una componente psicologica: non dare la vita come proiezione del rifiuto della vita stessa, e della sua fine, la morte. Riflessioni ben lungi dall'essere meramente concettuali; in uno scenario di profonda incertezza sociale e di crisi delle economie avanzate c’è il rischio di sottovalutare le conseguenze della diminuzione, della via verso l'estinzione e il disinteresse dell’essere per la specie e per l'ambiente.
Professor Cannata, le proiezioni degli istituti internazionali preconizzano un aumento della popolazione del pianeta, perché lei parla invece di diminuzione demografica?
Occorre distinguere bene: la popolazione aumenta per invecchiamento, soprattutto nel Primo mondo, e perché continua a crescere nel Terzo mondo, ma le nascite stanno crollando rapidamente, il tasso è sotto l'1,9%. Ci stiamo avvicinando al pareggio tra nascite e morti globali, a cui credo si arriverà nel giro di 25 anni. Basti pensare che in Italia ci sono più decessi che nascite, 300 mila in più, un dato schiacciante.
Quali sono le ripercussioni per l'ambiente?
Dal punto di vista della pressione demografica, la diminuzione delle nascite può essere un dato positivo in un'ottica di riduzione del carico ambientale. Ma le condizioni tecnologiche già ci sarebbero a prescindere per diminuire la pressione sull'ambiente. Produciamo troppo, un terzo dei prodotti agricoli va sprecato. La diminuzione si somma al progresso tecnologico; esisterebbero tutte le condizioni materiali per pianificare lo sviluppo, l'economia, la produzione.
Quali possono essere le prospettive per l'ambiente urbano?
Ci vorrebbe sia a livello macro che a livello comunale una Carbon tax che privilegi le fonti e i consumi intelligenti e tassi quelli dannosi, tenendo conto dei benefici sociali, da un lato, e delle esternalità negative, dall'altro. Nel contesto urbano questo sarebbe facilissimo: il pianificatore, il sindaco e gli amministratori, avrebbero già gli strumenti economici e tecnici per farlo. L'obiettivo della pianificazione è quello di attribuire ai diversi beni e ai costi, quali quelli energetici, il valore che li rende più oppure meno convenienti.
Sarebbe davvero fattibile?
Oggi con 40 euro all'anno una persona potrebbe campare con una distribuzione pianificata del cibo e dei generi di prima necessità. Si potrebbe fare, ma certo finché esiste un'economia di speculazione chiaramente si fa di tutto per impedirlo.
Quali possono essere quindi le possibili soluzioni per l'ambiente?
Il nodo è la diminuzione dei consumi; la premessa è che ambiente è uguale a pianificazione. Non esiste possibile governo dell'ambiente senza pianificazione, senza qualcuno che corregga le assurdità della finanza e del sistema attuale.