Energia, referendum di Amburgo. Silvestrini: «Difficile che la distribuzione torni comunale come in Germania»
In Germania si assiste da un po' di tempo alla tendenza, da parte delle amministrazioni comunali, a riacquistare le reti locali per la distribuzione dell'energia. Considerando i diversi contesti, il fenomeno tedesco potrebbe attecchire anche in Italia? Eco dalle Città lo ha chiesto a Gianni Silvestrini, esperto di energia e direttore scientifico del Kyoto Club
04 October, 2013
Ad Amburgo, come in altre città tedesche, i cittadini si sono espressi in favore di una rimunicipalizzazione delle reti locali per la distribuzione dell'energia, attualmente in mano a grandi aziende private. In Italia, la rete di trasmissione dell'energia ad alta tensione è gestita da Terna Spa, società a partecipazione pubblica quotata in borsa (l'azionista di maggioranza relativa è la Cassa Depositi e Prestiti), mentre la distribuzione in bassa e media tensione, ovvero la “consegna” dell'elettricità agli utenti finali, è gestita da Enel o da altre aziende locali (come le ex municipalizzate nelle grandi città). Considerando i diversi contesti, il fenomeno tedesco potrebbe attecchire anche in Italia? Eco dalle Città lo ha chiesto a Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e di QualEnergia.
In Germania si assiste da un po' di tempo alla tendenza, da parte delle amministrazioni comunali, a riacquistare le reti locali per la distribuzione dell'energia. Quali sono le possibili implicazioni ambientali di questo fenomeno?
Si tratta di una tendenza che ha senso in un contesto come quello tedesco, dove c'è una forte spinta dal basso verso una transizione energetica molto avanzata, in cui si dà sempre più peso alla distribuzione decentrata, alla produzione da fonti rinnovabili e, in futuro, alle smart grid. In quest'ottica, il ritorno a una gestione pubblica delle reti energetiche locali potrebbe portare risultati positivi sia in termini di diffusione delle rinnovabili che di affermazione delle reti intelligenti.
Ritiene che anche l'Italia possa essere interessata da un processo simile?
Il fenomeno che si sta verificando in Germania è molto interessante, ma dubito che possa essere replicato in Italia, dove la situazione generale è molto diversa.
In che senso?
Intanto, i Comuni sono molto indebitati, a differenza di quelli tedeschi hanno più vincoli e minori possibilità di accesso al credito, per cui difficilmente potrebbero pensare di riacquistare le reti locali, dato che si tratta di operazioni in genere molto costose. A parte questo, in Italia, al contrario di quello che accade in Germania, le piccole reti tendono ad essere inefficienti e piuttosto refrattarie al cambiamento e all'introduzione di innovazioni - penso ad esempio alle reti delle piccole isole, gestite da Enel insieme ad aziende locali – per cui la tendenza è stata quella opposta, di delocalizzarne la gestione. Certo, le eccezioni non mancano, e mi riferisco in particolare ad alcune esperienze storiche molto positive come quella della cooperativa SECAB, che distribuisce energia in un'area del Friuli, ma si tratta di casi isolati, relativi soprattutto al Nord Italia. Forse un fenomeno come quella cui si assiste in Germania potrebbe manifestarsi solo in questi contesti particolari e limitati.
E le grandi città?
Le grandi città come Roma, Milano e Torino, potrebbero al massimo cercare di influenzare la politica delle ex aziende municipalizzate, che attualmente gestiscono insieme ad Enel la distribuzione dell'energia elettrica in media e bassa tensione, tentando di indirizzarla maggiormente verso scelte in favore delle rinnovabili e delle smart grid. Per il resto, deiveri e propri passaggi di mano mi sembrano molto improbabili, anche perché manca la forte spinta dal basso che è presente invece in Germania.
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