Torino, il Comune manterrà il controllo pubblico di Gtt
Dopo le proteste di Sel, associazioni dei consumatori, Legambiente e sindacati, che lunedì 7 ottobre hanno anche indetto uno sciopero, Palazzo civico ha scelto di mettere in vendita solo il 49% delle quote di Gtt, l'azienda del trasporto pubblico locale, invece di cedere ai privati l'80%, come ventilato. E da Sel e sindacati arriva la proposta di cercare un partner pubblico per fare rete con altre città
09 October, 2013
La Giunta Fassino ha deciso di fare marcia indietro: il Comune non venderà l'80% dell'azienda del trasporto pubblico Gtt, ma il 49%, come stabilito da una delibera votata dal Consiglio comunale tre mesi fa. La scelta è stata annunciata dopo una riunione tra il primo cittadino e gli assessorati interessati.
«C'è grande attesa per la cessione di una quota di maggioranza di Gtt, mentre non è di particolare interesse l’acquisizione di una quota di minoranza da parte dei gruppi sondati da un’indagine di mercato», aveva risposto in Sala Rossa solo poche settimane fa l'assessore alle Partecipate, Giuliana Tedesco, a una richiesta di chiarimenti per le voci insistenti sulle nuove intenzioni di vendita della Giunta. La decisione aveva sollevato un coro di proteste, fuori e dentro Palazzo civico. In primis, si era schierata contro Sinistra Ecologia e Libertà, la cui contrarietà aveva aperto un rischio di rottura nell'attuale maggioranza. I due consiglieri Michele Curto e Marco Grimaldi hanno insistito fino alla fine sulla necessità di mantenere gli impegni votati, cioè il controllo pubblico sull'azienda, annunciando un referendum consultivo sulla vendita. Ma contrarie a cedere l'80% dell'azienda si sono mostrate anche Legambiente e le associazioni Federconsumatori, Altroconsumo e Assoutenti, preoccupate per i posti di lavoro, la qualità e il costo dei servizi per gli utenti. Nonché, i sindacati.
Le principali sigle in rappresentanza dei dipendenti di Gtt, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti, Faisa Cisal, Ugl e Fast Confsal, lunedì 7 ottobre avevano indetto uno sciopero unitario di 4 ore per protestare contro la decisione di cedere ai privati il ramo parcheggi e quote del ramo trasporti, che nei timori dei sindacati potrebbe avere effetti negativi sui livelli e le condizioni occupazionali e del servizio. «La paura è di finire come Genova - dicono i lavoratori toinesi -, dove i privati subentrati hanno creato un buco multimilionario, o Firenze, dove la sorte di un centinaio di lavoratori è in sospeso da mesi».
L’Amministrazione, ricevendo i delegati in commissione Lavoro, aveva garantito l'impegno a tutelare i posti di lavoro e le tariffe, rassicurazioni che però non hanno convinto a rinunciare allo stop del 7 ottobre, e che non tranquillizzano nemmeno ora, di fronte alla scelta di vendere mantenendo il controllo pubblico. «Se l'anno scorso potevamo ancora comprendere la scelta del Comune di vendere – ha spiegato a Eco dalle Città Antonio Mollica, rappresentante della Uil Trasporti di Gtt –, quest'anno Torino è rientrata nel patto di stabilità, per questo ora siamo tanto contrari alla vendita di qualunque quota. Gtt è efficiente e in attivo, che senso ha cederla?».
Se con la vendita del 49% del ramo trasporti, la cui gara dovrebbe partire per la fine dell'anno – per i parcheggi si parla invece di fine ottobre –, al momento avrebbe manifestato interesse un solo possibile acquirente, Ferrovie, lo stesso che ha rilevato la proprietà dell'azienda del trasporto locale fiorentino, un'alternativa gradita ai sindacati sarebbe di fare rete con altre città, con sinergie di mezzi e strutture che consentano di ridurre i costi. Un'ipotesi caldeggiata anche da Sel. «Vorremmo una grande azienda pubblica che metta insieme Torino e Milano, il trasporto su gomma, su ferro e le metropolitane – dice il consigliere Marco Grimaldi –, un partner industriale pubblico che valorizzi l’immenso investimento fatto su passante ferroviario e linea 1 della metropolitana. Come a Parigi e Berlino, finalmente il servizio ferroviario metropolitano potrebbe veramente essere integrato con il trasporto pubblico locale».