Ilva: chiusa inchiesta, la Procura indaga tutti. Dirigenti, funzionari e politici
Avviso di chiusura delle indagini preliminari ad oltre 50 indagati dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dell'Ilva. Il provvedimento riguarda dirigenti, funzionari e politici. Vendola: "Continuo a considerare di straordinaria importanza l’indagine della Procura di Taranto sull’inquinamento dell’Ilva in quella città"
30 October, 2013
Militari della Guardia di Finanza di Taranto hanno iniziato a notificare in Puglia e in altre zone d'Italia l'avviso di chiusura delle indagini preliminari ad oltre 50 indagati dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dell'Ilva. Il provvedimento riguarda dirigenti, funzionari e politici. Tra i 53 indagati, comprese tre società, che stanno ricevendo in queste ore l'avviso di chiusura delle indagini preliminari ci sono anche l'ex assessore regionale alle Politiche giovanili e attuale deputato di Sel Nicola Fratoianni, l'attuale assessore regionale all'Ambiente ed ex magistrato Lorenzo Nicastro (Idv), il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia e il dg dell'Arpa Giorgio Assennato.
“Non vi sembri paradossale il fatto che, pure nel momento di grande turbamento, io continui a considerare di straordinaria importanza l’indagine della Procura di Taranto sull’inquinamento dell’Ilva in quella città”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina in conferenza stampa dopo aver ricevuto da parte della Procura di Taranto, un avviso di conclusione delle indagini, con valore di informazione di garanzia, in merito alla vicenda Ilva.
“L’indagine della magistratura di Taranto – ha spiegato Vendola – l’ho considerata sin dall’inizio un momento storico, che ha provato a sancire un principio che in realtà è scritto negli articoli della nostra Costituzione, ma che è stato sistematicamente ignorato: il principio della responsabilità sociale dell’impresa. Responsabilità sociale che significa anche responsabilità nei confronti degli esercizi fondamentali, da parte dei cittadini, come il diritto alla salute e il diritto alla vita”.
Avviso garanzia anche al sindaco di Taranto, indagato da aprile. L'avviso di chiusura delle indagini sull'Ilva è stato ricevuto anche dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, formalmente indagato dall'aprile scorso, quando fu firmata la proroga di 6 mesi dell'inchiesta 'Ambiente svenduto'. Stefano è stato rieletto lo scorso anno a capo di una coalizione di centrosinistra: i magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di abuso e omissioni in atti d'ufficio. Per l'accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini.
Vendola si è detto, tuttavia, “molto turbato, soprattutto per una ragione: io ho l’orgoglio di aver guidato un’Amministrazione regionale che ha provato a scoperchiare la pentola, che è andata a mettere il naso laddove nessuno mai aveva messo il naso. È un fatto storico che la mia Amministrazione nel 2006 abbia raddoppiato gli organici dell’Arpa a Taranto, che abbia investito quasi mezzo milione di euro per acquistare quello spettrometro che consentiva le indagini sulle diossine. È un fatto storico che dal 1965 sino al 2006 non erano mai stati fatti monitoraggi in nessuno dei duecento camini dell’Ilva; come è un fatto storico che quando, nella primavera del 2008, abbiamo avuto i dati del monitoraggio, nell’autunno dello stesso anno abbiamo fatto, unici in Italia, la Legge antidiossina. È un fatto storico che, in solitudine e con il contrasto di rilevanti poteri del Paese, abbiamo dovuto tenere la schiena dritta di fronte ad un interlocutore che è un duro protagonista di un certo capitalismo, come Emilio Riva. È un fatto storico che, mentre il Governo nazionale, con il Decreto del 15 agosto 2010, spostava di due anni il tempo previsto per l’applicazione dei limiti emissivi del benzopirene, noi facemmo una Legge Regionale con cui imponemmo limiti che erano immediatamente applicativi delle Direttive comunitarie in materia. Ed è sempre un fatto storico che la lezione che traemmo da questa battaglia ci portò a varare una norma rivoluzionaria che è quella sulla valutazione di danno sanitario”.
Questi i fatti storici secondo il Presidente della Regione Puglia che “dimostrano che chi ha lavorato per questa Amministrazione lo ha fatto senza nessuna soggezione nei confronti di Riva. Vi è stato un solo punto di contrasto vero tra me e una parte della città di Taranto e dell’opinione pubblica, anche nazionale: la chiusura dell’Ilva. Non credo di essermi sbagliato su questo punto e mi sono sempre battuto contro l’idea della chiusura della fabbrica, ma per la riqualificazione ambientale dell’Ilva. Non ho mai voluto fare un passo indietro nei confronti di quella che mi pareva la sfida fondamentale. Per questo oggi, di fronte a un teorema accusatorio, che è ragione di dolore per il sottoscritto, non intendo minimamente perdere quella serenità che mi deriva dall’aver operato in piena coscienza, con amore per la città di Taranto”.
“Sono convinto – ha concluso Vendola – per la stima che nutro nei confronti della magistratura del capoluogo ionico, che non sarà difficile per noi e per me poter dimostrare che nel contrasto con ogni fenomeno di illegalità, la mia Amministrazione si è comportata senza ombre. La verità storica verrà presto ripristinata: se avessi operato piegando la mia coscienza sarei in grado di infliggere a me stesso la più dura delle pene”.