Costruire il futuro: efficienza energetica e sicurezza del patrimonio edilizio per uscire dalla crisi
Presentato il secondo Rapporto dell’Osservatorio congiunto Fillea Cgil – Legambiente: 7 miliardi di euro a disposizione per trasformare il settore edilizio aumentando l'efficienza e creando 600mila nuovi posti di lavoro
18 November, 2013
La crisi drammatica che dura da sei anni e che ha portato nel settore edilizio alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e alla chiusura di 12mila imprese può essere sconfitta non con l’ennesima richiesta di finanziamenti pubblici ma grazie a un chiaro e radicale cambiamento delle politiche che regolano il compartimento dell’edilizia. L’Unione Europea con la nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020 vuole spingere proprio in questa direzione e con le Direttive 2012/27 e 2010/31 ha fissato la visione e le scelte da intraprendere per fare dell'efficienza energetica la chiave per una riqualificazione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio italiano.
Questa la richiesta di Fillea – Cgil e Legambiente al Governo espressa nel secondo rapporto dell’osservatorio congiunto delle due associazioni “Costruire il futuro, innovazione e sostenibilità nel settore edilizio”, presentato a Roma e che ha visto la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e di numerosi presidenti ed assessori di giunte regionali.
Passano per l’innovazione ambientale del settore edilizio diverse sfide cruciali per il nostro Paese. Nessuno può seriamente sostenere che si possano recuperare quei livelli occupazionali ritornando semplicemente a fare quello che si faceva in Italia fino al 2008. Ossia costruire nuove abitazioni al ritmo di 300mila all’anno, con oltretutto la beffa di non aver contribuito in alcun modo a dare risposta ai problemi di accesso alla casa e invece prodotto un rilevantissimo consumo di suolo.
“La strada per tornare a creare lavoro esiste – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e in altri Paesi ha portato a creare molti più occupati della gestione tradizionale, perché è una strada che punta su una innovazione in edilizia che incrocia il tema energia e la nuova domanda di qualità delle abitazioni e di spazi adatti alle nuove famiglie. Una volta tanto l'Europa ci fornisce sollecitazioni ed indicazioni non solo per l'austerità, ma anche per imboccare un possibile sviluppo e, in questo caso specifico, rilanciare il settore, non più occupando suolo agricolo, ma riqualificando le città in funzione dei bisogni diffusi dei suoi abitanti e quindi creando un nuovo mercato, compatibile con la salvaguardia del territorio e dei suoi delicati equilibri. È quanto ci dice la Direttiva europea 2012/27 che prevede impegni chiari e vincolanti da parte degli Stati per fare dell'efficienza energetica la chiave per una riqualificazione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio. Come la nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020 che vincola una quota significativa dei finanziamenti proprio per questo tipo di interventi. Come, ancora, i programmi per le Smart city e gli ecoquartieri. Per l’Italia è una occasione straordinaria per avere finalmente politiche coerenti, ma serve un PON per le città che assolva al ruolo di "cabina di regia" tra competenze sparse su più ministeri e diversi livelli istituzionali, per ridare centralità alle politiche urbane, anche in funzione anticrisi, rilanciando gli interventi dentro le città, ripensando gli edifici e riqualificando gli spazi urbani. Non è un cambiamento semplice, perché è anche culturale e riguarda tutti gli attori della filiera delle costruzioni, le pubbliche amministrazioni, l’organizzazione del lavoro. Ma è quanto mai importante perché ha al centro la manutenzione e rigenerazione di un patrimonio enorme, con problemi di vetustà e degrado, in un territorio fragile, esposto a rischi sempre più esplosivi e diffusi. Oggi è ampio il consenso nell’opinione pubblica sulla necessità di dare risposta ai grandi rischi del territorio italiano con una visione e una strategia che li sappia tenere assieme, che consenta di smetterla di inseguire emergenze sprecando risorse pubbliche per riparare i danni e spostando attenzioni e investimenti su prevenzione, manutenzione, innovazione”.
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