Le due R di Legambiente: Ridurre e riciclare prima di tutto
Discariche ed ecotasse al centro del dossier di Legambiente che chiede un nuovo sistema di penalità e premialità per un’Italia rifiuti free
19 November, 2013
Di Giorgia Fanari e Matteo Nardi
Tartassare lo smaltimento in discarica, eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivare il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico, promuovere serie politiche di prevenzione con il principio “chi inquina paga”. Queste le 4 proposte di Legambiente per un'Italia Rifiuti Free presentate nel dossier diffuso oggi 19 novembre durante il convegno a Roma "Ridurre e Riciclare prima di tutto". Si tratta di un'analisi sui costi dello smaltimento in discarica e sull’utilizzo da parte delle Regioni italiane dell’ecotassa (il tributo speciale per lo smaltimento in questo tipo di impianto) che mette in evidenza in una parte non trascurabile del Paese il basso costo dello smaltimento dei rifiuti e il mancato adeguamento alla normativa italiana ed europea.
L’Italia infatti, spiega Legambiente, continua a smaltire troppi rifiuti in discarica: secondo i dati Ispra relativi al 2012, in Italia la metà delle regioni smaltiva in discarica più del 50% dei rifiuti urbani. Le regioni peggiori sono risultate la Sicilia (83% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica, 404 kg per abitante), Calabria (81%, 356 kg/ab) e Liguria (66%, 388 kg/ab). Il record per quantitativi smaltiti sotto terra in valore assoluto spetta al Lazio (2,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani), seguito dalla Sicilia (2 milioni di tonnellate) e dalla Puglia (1,2 milioni di tonnellate). Delle 186 discariche attive nel 2012, 79 erano al Nord, 66 al Centro e 41 al Sud. La regione col maggior numero di impianti è l’Emilia Romagna (18), seguita da Piemonte (16), Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige (14). Il problema principale, si legge nel rapporto, sta nel basso costo di smaltimento dei rifiuti in discarica in diversi territori: ad esempio in Puglia il costo medio è di 50 euro per tonnellata, mentre nel Lazio si va dai 40 ai 70 euro/t. Quando i costi sono alti, diventa più conveniente sviluppare la differenziata e il riciclaggio, come dimostrano le regioni più all’avanguardia su questo fronte: è il caso del Veneto (differenziata pari al 63%) dove il costo della discarica arriva fino a 150 euro/t o del Trentino (differenziata pari al 62%) con i suoi 119 euro/t.
Per penalizzare economicamente l’interramento dei rifiuti e rendere residuale questa opzione nel ciclo integrato, il Parlamento italiano nel 1995 ha varato una norma che all’interno della legge 549/95 istituisce il tributo speciale per lo smaltimento in discarica (la cosiddetta ecotassa regionale). Questo strumento è stato raramente utilizzato al meglio ma quando è stato sfruttato in tutte le sue potenzialità i risultati sono stati straordinari. È il caso per alcuni versi della Sardegna ma soprattutto delle Marche che negli ultimi anni hanno utilizzato l’ecotassa per premiare economicamente i Comuni più virtuosi, penalizzando invece quelli che non lo sono stati.
“La strada per uscire dall’emergenza non è in discesa ma se c’è la volontà politica si può fare anche in tempi brevi - ha spiegato Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, nell’illustrare il dossier dell’associazione -. Sull’attività delle discariche pretendiamo il rispetto della direttiva europea e l’uso della leva economica, modificando in Parlamento l’ormai superata legge sull’ecotassa del 1995, per aumentare i costi dello smaltimento, diffondere le raccolte differenziate domiciliari secco-umido e sostenere il riciclo. Si deve approvare una nuova legge anche per bloccare gli incentivi per il recupero energetico, incentivare il riciclaggio e non solo le raccolte differenziate, puntando molto sugli acquisti verdi, ma serve anche completare la rete di impianti per il trattamento dell’organico, ancora carente soprattutto nel centro sud, puntando con decisione sulla digestione anaerobica. Si deve cambiare rotta anche sulla produzione dei rifiuti, utilizzando la leva economica. Chi produce più rifiuti deve pagare di più: questo deve valere per le aziende ma anche per i nuclei familiari. Ci auguriamo fortemente che il Governo e il Parlamento scelgano questa strada con il nuovo tributo sui rifiuti - l’ex Tares, ora Tari - ancora in fase di definizione”.