Crisi dei trasporti a Genova. Balotta: "Fondi erogati in base ai costi e non ai risultati. Sindacati immobili"
Dario Balotta, Presidente dell'Osservatorio nazionale delle liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti: "La rivolta dei tranvieri di Genova sembra più uno stop a qualsiasi tentativo di risanare l'azienda o di razionalizzare il settore che una lotta per lo sviluppo del trasporto pubblico"
25 November, 2013
"Intanto va precisato che l'attuale situazione del trasporto pubblico locale assicura il minimo indispensabile dei servizi di trasporto urbano. La domanda è nettamente superiore, non solo per la crisi, alla attuale offerta di trasporto. Tale domanda non è raccolta perché le attività di trasporto sono sganciate da ogni parametro d'impresa e di responsabilità sia delle aziende che degli enti locali. Ciò è dovuto al contesto monopolistico e alle garanzie normative in cui esse operano.
I contributi pubblici vengono erogati non in base ai risultati ma in base ai costi generati, anche quelli dell'inefficienza. Se i costi sono più alti di quelli di altre aziende europee essi sono comunque riconosciuti. Con il ricatto del servizio minimo da garantire e dell'occupazione si giustificano tutti i costi. Prezzi dei rotabili strabilianti, manutenzioni impossibili, numero di addetti a settori improduttivi e manager sproporzionati.
Sempre logiche aziendali, che si tengono stretti i loro ricavi e avverse ad ogni comunità tariffaria ed integrazione tariffaria. Questi costi sono frutto di anni di politiche clientelari e consociative. In questo contesto la rivolta dei tranvieri di Genova sembra più uno stop a qualsiasi tentativo di risanare l'azienda o di razionalizzare il settore che una lotta per lo sviluppo del trasporto pubblico. Insomma è sempre andata cosi e deve ancora andare cosi.
La logica corporativa dei sindacati che stava in piedi quando non c'erano freni al debito adesso però ci si scontra con la crisi. Le categorie più tutelate come i tranvieri (per reddito, fondo pensioni, normativa del lavoro) sono anche le più recalcitranti a fare un passetto indietro. Viene fuori un comportamento non confederale del sindacato ma corporativo che stride con l'assenza di risorse pubbliche per i malati di sla o con i giovani senza alcuna tutela contrattuale (per non parlare dei senza lavoro).
Queste posizioni rendono il sindacato(anche se direttamente non ha organizzato la protesta) complice di chi vuol tenere tutto cosi com'è. Con queste logiche le nostre città non possono che essere invase dalle auto. L'offerta di imprese inefficienti e sull'orlo della bancarotta soddisfano solo bisogni minimi sia per la qualità che per la quantità dei servizi offerti, per non parlare degli effetti negativi generati dalla congestione da traffico e dell'inquinamento dell'aria.
Il TPL costa circa 8 miliardi di trasferimenti pubblici l'anno nonostante ciò i debiti consolidati delle aziende pubbliche che operano in città ammontano a circa 300 milioni di euro. Non solo ma la bassa qualità dei servizi offerti impone ai cittadini italiani per la mobilità urbana e suburbana un maggior utilizzo dell’automobile. La Cassa depositi prestiti stima un extra-costo per le famiglie italiane di 6 mld l’anno, una sorta di spread della mobilità inefficiente".