Anna, l’eco-nonna che fa rivivere gli scarti
da La Stampa del 26.11.2013
27 November, 2013
di Claudia Audi Grivetta
Ricavare una collana di gran moda da una maglietta, oppure uno strumento musicale dal contenitore dello stracchino finito. Queste sono solo alcune delle tantissime idee di Anna Ferrari, alias «l’eco-nonna» di Vanchiglia, sul riciclo e il riuso degli oggetti. Anna è una storica abitante di questo quartiere, qui la conoscono praticamente tutti. Quattro anni fa ha deciso di aprire un blog (nonnanna-linventafavole) dove insegna come riutilizzare ogni tipo di cosa. Perché «in questo mondo in cui tutto innegggia al consumismo sfrenato e non si dà più il giusto valore alle cose, il riciclo è l’occasione di esprimere la propria creatività divertendosi, progettando e realizzando prodotti nuovi con materiali diversi», racconta. Nel suo blog nonna Anna raccoglie anche le favole che ha inventato per i suoi tre nipoti e che ha poi deciso di condividere con le centinaia di persone che la seguono (anche su Facebook), mostrando quello che secondo lei è il ‘lato buono’ della tecnologia.
Un laboratorio per i bimbi
In occasione della Serr (Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti) la signora Anna è stata coinvolta dalle Sentinelle dei rifiuti in un laboratorio per bambini durante il quale ha svelato ‘in diretta’ i suoi trucchi per donare nuova vita a tutto ciò che siamo abituati a buttare via. «E’ stata lei a contattarci», spiega Andrea Cannas, sentinella. «Ci ha detto che era molto contenta del nostro progetto Vanchiglia Ricicla, ma che aveva appreso con dispiacere che il suo amato quartiere fosse contrassegnato dal bollino nero sulla raccolta differenziata. Speriamo di fare altri laboratori come questo in futuro». I bimbi si sono divertiti e hanno imparato, piacevolmente incuriositi anche genitori e passanti.
Beni preziosi
«I rifiuti possono diventare anche beni preziosi, da ciò che normalmente consideriamo “scarto” possono nascere cose nuove e utili, imparando a dare un nuovo valore a tutto ciò che abbiamo», racconta nonna Anna, spiegando perché abbia scelto di occuparsi proprio di riciclo. «Ce l’ho un po’ nel mio Dna, una volta si riutilizzava tutto. L’eccesso di tecnologia limita la creatività e la manualità, mentre “costruire” oggetti unici stimola la fantasia. Inoltre in questo modo è possibile ridurre di molto i rifiuti». Le ragioni della scarsa differenziata nel quartiere? «Non saprei dire, forse i pochi cassonetti. Ma è anche un fatto culturale. Se riusciamo a inculcare la cultura del riciclo nei bambini siamo sulla buona strada».