Termosifoni: la temperatura da non superare in casa
Non tutti lo sanno, ma quando i termosifoni sono accesi, la temperatura in casa non deve superare i 20 gradi centigradi (con due gradi di tolleranza). Le stesse regole valgono per uffici e scuole, mentre negli immobili in cui si svolgono attività industriali e artigianali il limite è fissato a 18 gradi
02 December, 2013
Non tutti lo sanno, anche perché i controlli sono praticamente inesistenti, ma la normativa nazionale stabilisce che nelle abitazioni, negli uffici, nelle scuole e nella maggioranza degli edifici, la temperatura non debba superare i 20 gradi centigradi (con due gradi di tolleranza) quando i termosifoni sono accesi. Fanno eccezione gli immobili in cui si svolgono attività industriali e artigianali (o assimilabili), per i quali il limite è fissato a 18 gradi. La temperatura limite è intesa come la media nelle varie stanze della casa (se ci sono ambienti non riscaldati come ripostigli o bagni poco usati, quindi, nelle altre stanze ci si può concedere qualche grado in più).
A stabilirlo è il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74 (“Regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192”), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 27/06/2013 ed entrato in vigore il 12 luglio 2013, ma già le norme precedenti (DPR 412/93 e 551/99) fissavano gli stessi limiti: 18 e 20 gradi con due di tolleranza.
Sono proprio questi, infatti, i valori di temperatura ritenuti ottimali, nella stagione invernale, per la vita quotidiana e le attività lavorative dagli esperti internazionali che studiano il cosiddetto “comfort climatico”. Attenzione, quindi, a non superare i valori di temperatura consentiti dalla legge, anche perché l'abuso dei riscaldamenti è tra le cause dell'inquinamento atmosferico che assedia le nostre città, oltre a favorire l'insorgenza di malanni di stagione e altri problemi di salute legati allo sbalzo termico tra interno ed esterno.
Regole precise sono previste dalla legge anche in materia di durata massima dell'accensione quotidiana dei termosifoni. La normativa suddivide infatti il territorio italiano in sei zone climatiche (dalla A alla F), sulla base delle condizioni medie di temperatura atmosferica, e più precisamente di parametri definiti gradi-giorno. Per ciascuna di queste fasce, la normativa stabilisce dei precisi limiti ai periodi dell'anno in cui è possibile tenere accese le caldaie e al numero di ore in cui i termosifoni possono restare in funzione. Ad esempio, a Catania, che è situata nella fascia B, è possibile attivare i caloriferi dal 1 dicembre al 31 marzo, per non più di otto ore al giorno. Situazione ben diversa a Milano (fascia E, termosifoni accesi dal 15 ottobre al 15 aprile, per massimo14 ore al giorno), o a Trento, che si trova nella zona F per la quale non è prevista alcuna limitazione. Le uniche eccezioni a queste norme possono essere stabilite occasionalmente dalle amministrazioni comunali, a cui la legge consente di varare delle ordinanze più permissive in caso di particolari situazioni meteorologiche o, viceversa, restrittive in coincidenza con periodi di grave inquinamento atmosferico.
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