Museo A come Ambiente, respinte le dimissioni del Presidente Lavolta
"Per porre fine a questa insanabile divaricazione del rapporto fiduciario col direttore, sono a presentare a questo Consiglio direttivo le mie dimissioni dalla carica di Presidente dell’associazione Museo “A come Ambiente”. Le dimissioni sono state respinte da tutti i soci | Il testo della lettera dell'Assessore Enzo Lavolta, scritta già a ottobre
03 December, 2013
Al Consiglio Direttivo
del Museo A come Ambiente 4 ottobre 2013
Oggetto: Lettera Presidente
Ho assunto, nel Dicembre del 2011, a seguito della mia nomina ad Assessore all’Ambiente della città di Torino e di un voto espresso dall’Assemblea dei suoi soci, la carica di Presidente dell’Associazione Museo a come Ambiente e in forza di tale elezione, sono stato chiamato a svolgere una funzione apicale di indirizzo e controllo dell’Associazione, oltre che di sua rappresentanza legale.
Nell’assumere tale incarico, ho evidentemente ereditato assetti, modalità gestionali e prassi operative che si erano consolidate nel tempo e nei confronti delle quali mi sono rapportato con attenzione ed apertura, e con la massima disponibilità a sostenere e favorire la continuità delle attività, e delle modalità di loro esecuzione, che hanno caratterizzato l’azione del Museo A come Ambiente.
Ho quindi operato per costruire con la struttura dirigenziale ed organizzativa dell’associazione una relazione improntata alla massima collaborazione e alla fiducia nel buon operato di chi, fino ad allora, aveva diretto il Museo.
Ciò non di meno, nel proseguire ed approfondire la conoscenza delle modalità di conduzione dell’associazione e nello strutturare la piena operatività delle funzioni in capo al Presidente, ho via via preso contatto e contezza di situazioni, prassi e pratiche gestionali che mi sono persuaso non conformi alla natura ed alle finalità del Museo e, in particolare, non corrispondenti ai profili di responsabilità di un organismo che costituisce una emanazione degli indirizzi di buona amministrazione assunti e promossi dalla città di Torino, così come delle altre Istituzioni pubbliche che, con la città, costituiscono la governance dell’associazione. Si sono inoltre evidenziate nelle settimane scorse numerose e cicostanziate doglianze, da parte del personale, che involgono delicati profili giuslavoristici e sindacali, che potrebbero condurre ad esiti contenziosi pregiudizievoli e che tutte trovano, quale denominatore causale comune, l’opinabile stile gestorio del Direttore e dei suoi familiari.
In altre e più chiare parole, ho maturato la precisa convinzione che il Museo “A come ambiente” abbia visto consolidarsi negli anni una gestione, per opera del suo direttore, che non esito a definire densa di profili personalistici e familistici, e con tratti inaccettabilmente proprietari, che non tengono nel dovuto conto il carattere pubblicistico della struttura e l’imprescindibile rapporto fiduciario con il Direttivo, che è rappresentazione esponenziale degli enti pubblici fondatori, ed in conseguenza dell’interesse collettivo.
La direzione attuale ha peraltro favorito il costituirsi di un vero e proprio controllo familistico sull’associazione (con il figlio del Direttore in ruoli di crescente rilievo), e con il coinvolgimento diretto e determinante di familiari del Direttore nella gestione operativa ed amministrativa delle attività, senza adeguati coinvolgimenti del Direttivo.
Sono evidenti ed accertati atti e comportamenti del Direttore e dei familiari suoi collaboratori, nella gestione del personale e nelle scelte operative ed amministrative, che esulano e contrastano nettamente con gli indirizzi forniti dal Presidente e dal Consiglio Direttivo e, più in generale, si pongono in dubbia coesistenza con consolidati principi della buona e trasparente amministrazione, specie in tema di gestione del personale e di affidamenti.
Una gestione, infine, che mal sopporta, sino a contrastarla prima in modo celato e poi sempre più palese, l’azione di indirizzo e controllo esercitata dal Presidente e dal Consiglio direttivo ai sensi dello Statuto (art. 14), e del contratto di collaborazione stipulato ai sensi dell’art. 2222 c.c., che vede tra le funzioni fondamentali il ruolo esecutivo degli atti di indirizzo e controllo del Direttivo e dell’Assemblea, e che per il carattere intuitu personae della scelta della direzione non è disgiungibile dal permanere della piena ed assoluta relazione fiduciaria con gli organi dell’Associazione.
L’evidenza di tutto ciò è palesemente emersa, senza necessità di ulteriori commenti, nella lettera inviata dal Direttore al Consiglio direttivo nel settembre u.s..
I contenuti, i toni personalistici, lo spirito ispiratore, l’animosità conflittuale di tale missiva non possono non rappresentare il segno inconfondibile di una rottura insanabile del rapporto fiduciario previsto e richiesto dal profilo stesso delle funzioni esercitate dal Direttore e dalla natura del rapporto che lega il Direttore all’Associazione, che lo retribuisce mensilmente per la sua attività.
A fronte di tutto ciò, è per me evidente che il permanere del direttore nelle sue funzioni ed il perdurare incorreggibile dei suoi atteggiamenti e comportamenti nella gestione dell’associazione, nello stile di protezione familistica e nei rapporti tesi e conflittuali con questa presidenza, mi renderebbero connivente omissivo di modalità e fatti che ritengo non conformi agli impegni di corretta, condivisa e trasparente attività amministrativa che ho adottato nell’assumere la funzione di presidente e, ancora prima di assessore della città di Torino e dai quali non intendo in alcun modo deflettere.
Tutto ciò premesso ed esplicato, per porre fine a questa insanabile divaricazione del rapporto fiduciario, sono a presentare a questo Consiglio direttivo le mie dimissioni dalla carica di Presidente dell’associazione Museo “A come Ambiente”.
È grata l’occasione per porgere i più cordiali saluti.
Enzo Lavolta
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