Consorzio acciaio RICREA. Intervista a Federico Fusari
Come va la raccolta differenziata dell'acciaio in Italia? Il Direttore Generale di RICREA, Federico Fusari, ci racconta i numeri e le tendenze. "Vorremmo una standardizzazione nazionale di contenitori e colori per la raccolta, perché i cittadini non si confondano più. E potere tracciare il materiale che raccogliamo, dalla culla alla culla"
05 December, 2013
RICREA è il Consorzio nazionale del riciclo e recupero degli imballaggi in acciaio, un materiale meno in mostra di carta, plastica e vetro, ma comunque molto presente nella vita degli italiani di tutti i giorni; basti pensare all'alimentare, con i barattoli in acciaio (pelati, conserve, frutta), le scatolette (carne, tonno o cibo animali), i coperchi (marmellata), i tappi corona (per bibite, birra o acqua minerale), le bombolette e poi i fustini e secchielli (per vernici, pitture e smalti), quando decidiamo di imbiancare casa.
A RICREA, uno dei sei consorzi di filiera che compongono il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), aderiscono i produttori della materia prima e dei contenitori d’acciaio (in tutto 263 aziende in Italia) e il Consorzio si occupa sia degli imballaggi provenienti dalla raccolta differenziata fatta nelle nostre case (superficie pubblica), quanto dalla raccolta ad hoc fatta su aziende, negozi e attività produttive (superficie privata).
Direttore Fusari, dalla Banca Dati ANCI-CONAI si legge che RICREA ha raccolto nel 2012 il 2,74% del totale imballaggi dei sei Consorzi CONAI. Il dato pro/capite annuo dell'acciaio è di 2,78 kg di materiale raccolto per abitante. E' un dato veritiero sulle potenzialità di raccolta di questo materiale in Italia o si potrebbe fare di più?
Questi sono i dati che rispecchiano i volumi raccolti in maniera differenziata, quelli più tracciabili per noi che operiamo tramite accordi con i Comuni. I 2,78 kg sono un dato certo per abitante, da raccolta differenziata. Diverso è il discorso per l'acciaio che si recupera dall'indifferenziato, dove non puoi sapere da dove arriva il materiale che intercetti, quindi non possiamo calcolare esattamente questa quantità.
Poi c'è sicuramente la casistica dei metalli ferrosi che sfuggono al recupero, soprattutto al sud, dove spesso il materiale viene avviato in discarica senza preventiva selezione. La legge prevede il TMB - trattamento meccanico biologico dell'indifferenziato, per separare l'umido dalla frazione secca, l'acciaio ad esempio viene captato con i magneti. In quel modo si riuscirebbe ad intercettare altro materiale, ma spesso al sud il materiale finisce in discarica senza trattamento meccanico biologico. Sparisce e non lo vediamo più.
Se si guardano i numeri generali, si vede tra il 2011 e il 2012 un calo generale del comparto di RICREA, circa il 5,5%, cosa succede esattamente?
Il calo c'è stato, forse anche più del 5,5%. Gli imballaggi in acciaio servono in genere per prodotti alimentari "poveri", come pomodoro, tonno, cibi in scatola, e poiché il calo riguarda soprattutto questo tipo di imballaggi, la dice lunga sulla crisi economica che attraversiamo. Si consuma davvero di meno, a partire dall'alimentare.
Poi c'è una dinamica standard del mercato, ossia l'acciaio che subisce la concorrenza di altri materiali come imballaggio: poliacoppiati (quelli misti in plastica/alluminio, come i sacchetti del caffè, dei surgelati, delle patatine ... NdR), tetrapack, plastica e vetro.
Quali sono gli errori più comuni che il cittadino ancora fa nella raccolta differenziata degli imballaggi ferrosi come l'acciaio?
C'è da dire che ogni cambio di modalità di raccolta genera davvero un periodo di panico. Soprattutto le persone di una certa età, con fatica abituatesi ad immettere lattine e vetro insieme, se improvvisamente si trovano che la lattina va con la plastica, subentrano confusione ed errori di conferimento. Ma io non incolperei più di tanto il cittadino, la cui consapevolezza ambientale è molto aumentata negli ultimi 7/8 anni. Il problema è a monte, nelle istituzioni e nelle amministrazioni. Come RICREA siamo convinti che una standardizzazione su scala nazionale della tipologia e dei colori dei contenitori aiuterebbe molto. Non ha senso che se uno abita a Milano ha certi contenitori e colori per la differenziata e poi e va in vacanza a Genova e trova contenitori e colori diversi. Questo spesso è dovuto al campanilismo italiano, soprattutto nei piccoli Comuni. "Il colore e tipo di contenitore lo scelgo io, che sono il Sindaco. Voglio giallo il contenitore ..." La facoltà di scelta viene vista come un simbolo di potere.
Quali sono al momento le zone italiane più virtuose nella raccolta differenziata dell'acciaio?
Mi viene in mente la Sardegna, tra le zone italiane con la più alta quantità pro-capite di recupero del nostro Consorzio. Soprattutto perché la Regione Sardegna ha sposato un meccanismo di premialità tra quanto va o meno in discarica. I Comuni che raccolgono meglio hanno delle premialità, grazie alla legge 549/95 che ha istituito la c.d. Eco tassa regionale sullo smaltimento in discarica, i proventi della quale vengono utilizzati in Sardegna per premiare i Comuni che raggiungono o superano gli obbiettivi di RD fissati dalla regione; viceversa, i Comuni che non raggiungono le percentuali stabilite, subiscono una sanzione economica .
Ma poi c'è che i cittadini sardi sono molto sensibili alla bellezza della loro Regione. Consideri che molti Comuni in Sardegna, soprattutto all'interno, non hanno cassonetti, eppure le strade sono molto pulite. La Sardegna, pur con altri problemi, è un esempio di consapevolezza ambientale.
Quali sono i progetti o i miglioramenti principali ai quali sta lavorando il Consorzio RICREA?
Stiamo lavorando molto sulla possibilità di controllo del flusso del materiale da noi recuperato, l'acciaio, "dalla culla alla culla". Noi oggi ci fermiamo, come Consorzio, quando ritiriamo il barattolo dal soggetto convenzionato e paghiamo un corrispettivo. Poi lo rivendiamo alle aziende del recupero e del riciclo e quindi "perdiamo di vista" il rifiuto. Vorremmo invece che il materiale fosse lavorato e recuperato su nostre istruzioni e poi magari venderlo noi, come Consorzio, alle acciaierie. Avere la tracciabilità completa di tutto il flusso. Potere avere la gestione del barattolo, da quando viene recuperato a quando a quando lo vedi nel forno di fusione. Oggi questo ancora non lo vediamo.
di Stefano D'Adda