Road pricing o AREA C anche a Torino? Lo stato dell'arte a dicembre 2013
A distanza di qualche anno, a Torino si torna a discutere di Road Pricing. Per Silvio Viale, consigliere radicale eletto fra le fila del PD, si tratta di un'occasione unica per finanziare la linea 2 della metropolitana, il trasporto pubblico ed una serie di opere di mobilità sostenibile
16 December, 2013
di Fabio Zanchetta
Nel 2008 fu l'ex sindaco Sergio Chiamparino ad approcciare la questione “road pricing” a Torino. La proposta della tassa d'ingresso in città, però, non andò oltre i rumors, bersagliata da troppe critiche. Neppure il successo che il provvedimento stava riscuotendo a Milano - giunta Moratti - servì a sostenere la bontà del progetto all'ombra della Mole.
A distanza di qualche anno, con l'amministrazione Fassino tuttavia se ne è tornato a discutere. Già nel marzo del 2013 l'Associazione radicale “Adelaide Aglietta” aveva depositato presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Torino alcuni quesiti referendari, tra cui proprio il road pricing, avvallato dalla lista “Alleanza per la città”, la cui iniziale richiesta era stata depositata nell'ottobre 2012 dal consigliere comunale Silvio Viale, fra i maggiori sponsor del referendum.
Il quesito referendario ha passato l'esame del segretario generale del Comune nel luglio 2013. Secondo quanto definito dal quesito, ai cittadini verrebbero poste una serie di questioni sulla possibilità di istituire un sistema di accesso a pagamento o “road pricing” all'ingresso della città per finanziare la linea 2 della metropolitana, il trasporto pubblico e tutte le forme di mobilità a basso impatto.
La discussione avrebbe dovuto avere luogo a novembre ma è slittata. Tuttavia, secondo quanto riferisce Viale, la delibera è già pronta per passare in commissione ed essere approvata in consiglio a gennaio, febbraio al massimo. Il consigliere è fiducioso benché sia probabile che una parte del consiglio, non solo di minoranza, decida di non approvare il testo.
Rimane poi da sciogliere un nodo. Da statuto cittadino il regolamento di attuazione dei referendum impone una limitazione delle consultazioni in un periodo ristretto dell'anno: dal 15 giugno al 15 luglio. La modifica del regolamento da parte di Viale è stata già presentata ma attende ancora di essere valutata.
Anche se il risultato non sarà vincolante, questo maggio i torinesi potrebbero quindi trovarsi di fronte ad un referendum molto importante per quanto riguarda le future strategie di viabilità e trasporto della loro città.
Intanto, mentre l'assessore ai trasporti di Roma, Guido Improta, non esclude di elaborare un sistema di Area C nel prossimo piano strategico del traffico della capitale, il dibattito sembra aprirsi anche a Torino.
Per Viale si tratta di una possibilità di fondamentale importanza: “Mentre si applica un provvedimento già di per sé anti-traffico vengono reperite le risorse per interventi strutturali e strategici che altrimenti non potrebbero più essere reperite”. Piero Fassino è ben più cauto benché, secondo alcune fonti, non disdegnerebbe affatto un provvedimento già entrato fra le linee programmatiche della città, che, se proposto nel modo giusto, potrebbe aprire le porte ad investimenti insperati.
I cittadini non sono ancora allarmati ma sui social network e nei gruppi tematici più accesi, come nel gruppo facbook Torino Sostenibile, il dibattito è già aperto. Se nel gruppo si dibatte più sulla “democraticità” dell'intervento che del possibile obolo che molti automobilisti potrebbero trovarsi ad elargire ad ogni ingresso in città, si è aperta l'ipotesi, appoggiata da molti iscritti, di iniziare la sperimentazione di road pricing a partire dalla ZTL. Una sabauda “area T(orino)” ad accesso a pagamento al posto della vecchia Zona a Traffico Limitato, ora inaccessibile ma per un orario estremamente ridotto. Il consigliere Viale non ne è convinto ma perlomeno le telecamere sarebbero già predisposte.