Occhio del Riciclone: gli italiani scelgono l’usato
Secondo il IV Rapporto Nazionale sul Riutilizzo realizzato dall’Occhio del Riciclone, in Italia nel 2013 è cresciuto il mercato dell’usato che fa risparmiare anche in termini di CO2 emessa e di rifiuti mandati in discarica. E Federambiente comunica un aumento della raccolta differenziata in Italia
17 December, 2013
Giovane, colto e attento al risparmio: queste le caratteristiche, nella maggior parte dei casi, degli italiani che scelgono l'acquisto dell'usato. Il 48% degli italiani nel 2013 ha fatto ricorso all'usato e i 41% dichiara di voler incrementare i suoi acquisti in questo settore. È quanto emerge dall’Osservatorio Findomestic, citato nel IV Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, realizzato dal Centro di Ricerca Economica e Sociale Occhio del Riciclone, con il patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente, presentato oggi a Roma in collaborazione con Rete ONU (Operatori Nazionali dell’Usato) e Federambiente. Il Rapporto scatta un'istantanea sull'evoluzione normativa, sui mutamenti degli stili di vita e dei consumi legati al riutilizzo in Italia nel 2013: il mercato dell'usato in Italia conta 3.282 esercizi commerciali, senza considerare i circa 4.000 negozi dell'usato in conto terzi e gli ambulanti professionisti, ossia i segmenti che hanno maggior tasso di espansione e che spesso vanno sostituendo, territorialmente, le botteghe di rigatteria tradizionali (registrate nell'elaborazione). “Un settore che ha un alto potenziale per la riduzione dell'impatto ambientale dei rifiuti: su 210 negozi conto terzi presi a campione (da ODR e Mercatino SRL) risulta infatti una media di beni avviati a riutilizzo pari a 100 tonnellate all'anno per negozio, evitandoli così alla discarica. Ciascuno di essi evita così ogni anno l'emissione di 475 tonnellate di CO2 equivalente”, ci spiega Gianfranco Bongiovanni di Occhio del Riciclone.
Secondo i dati della Camera di Commercio di Milano il mercato dell’usato in Italia vede tra le regioni leader la Lombardia con 517 imprese attive, una su sei in Italia, davanti al Lazio con 430 e alla Toscana con 386. Tra le province, dopo Roma con più di un’impresa nazionale su dieci nel settore, ci sono Milano, Napoli e Torino.
“Il 2013 è stato un anno importante anche per quanto riguarda i progetti europei Life+ Prisca che lavorano sulle linee guida per la realizzazione di centri di riuso e riparazione”, continua Bongiovanni. Ad ottobre infatti è stato autorizzato a Vicenza il primo grande impianto italiano di preparazione al riutilizzo (dove vengono trattati rifiuti riutilizzabili) che rappresenta una prima risposta concreta per non destinare più a smaltimento l’irriducibile flusso di beni usati che viene conferito tra i rifiuti. Inoltre, nell’ambito dello stesso Progetto, sono stati prodotti approfondimenti normativi che hanno evidenziato gli ostacoli e le possibili soluzioni autorizzative per azioni volte al massimo riutilizzo. Nell’autunno 2013 i progetti europei Lifeplus Ambiente sviluppati in Italia, le Agende 21, la Rete Onu (Operatori Nazionali dell’Usato) e Occhio del Riciclone, hanno prodotto una lettera appello rivolta alle Istituzioni Nazionali per la rimozione degli ostacoli che inibiscono lo sviluppo della filiera del riuso. Progetti Life+ come quello No Waste hanno contribuito ad analizzare il possibile ruolo della Grande Distribuzione Organizzata della realizzazione di un Centro di Riuso e Riparazione. I primi importanti segnali di politiche di riutilizzo integrate con la gestione dei rifiuti, si legge nel Rapporto, sono gli interventi di indirizzo prodotti da Regioni come la Puglia e la Campania che nei loro regolamenti prevedono il coinvolgimento della filiera economica dell’usato; per la prima volta un atto pubblico nazionale, come il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (Ministero dell’Ambiente) riconosce che “per incrementare i volumi di riutilizzo occorre pianificare azioni che rimuovano o contribuiscano a rimuovere gli ostacoli che inibiscono lo sviluppo del settore dell’usato. Oltre al problema logistico e strutturale rappresentato dall’assenza di flussi certi di approvvigionamento, l’usato soffre di gravi problemi legati a sommersione, fiscalità e concessione di spazio pubblico”. L’avvio della sperimentazione congiunta Rete ONU-Federambiente è un ulteriore segnale che va nella direzione di migliorare l’efficienza del servizio di gestione dei rifiuti (riducendo il volume di rifiuti ancora in buono stato destinati oggi allo smaltimento o recupero energetico) e sostenere un’economia dell’usato che spesso assume anche una connotazione sociale.
“Tra il primo e il secondo quadrimestre del 2013 in Italia c’è stata una diminuzione dei rifiuti del 2,4% ma purtroppo non è dovuta solo alle buone pratiche di riduzione da parte degli italiani ma anche alla crisi economica. Un dato positivo da sottolineare è comunque l’aumento di raccolta differenziata passata dal 39,5% del primo quadrimestre a 43,5% del secondo”, ha sottolineato durante la presentazione Gianluca Cencia, Direttore di Federambiente.