Nuovo pacchetto clima UE al 2030: anche Greenpeace è insoddisfatta
Anche Greenpeace si unisce al coro delle proteste per i contenuti della proposta della Commissione Europea sui nuovi obiettivi in materia di emissioni di CO2 e fonti rinnovabili
23 January, 2014
"La Commissione Europea ha rilasciato oggi un deludente pacchetto di proposte su clima ed energia per il 2030. I governi europei ora devono correggere queste proposte, aumentare le ambizioni europee e rilanciare così quella leadership sul clima e le energie pulite che l'Europa ha già dimostrato. La decisione sugli obiettivi dovrebbe essere raggiunta a marzo ma una discussione così complessa potrebbe slittare al secondo semestre e quindi alla Presidenza di turno dell'Italia". Lo afferma Greenpeace che chiede all'Ue un target vincolante per il taglio di almeno il 55% delle emissioni interne al 2030, un target vincolante per aumentare la quota da rinnovabili al 45% e un target vincolante del 40% per quanto riguarda l'efficienza energetica.
''Le svendite di gennaio sono cominciate e le aziende energetiche fossili d'Europa, che si collocano nel cosiddetto 'Gruppo Magritte' hanno fatto un grande affare. Il piano della Commissione per il 2030 rischia di stroncare il mercato in piena espansione delle energie rinnovabili. È una visione miope, che costerà cara ai cittadini europei: meno posti di lavoro legati al settore delle rinnovabili, maggiori importazioni di combustibili fossili e vita più breve a causa dell'inquinamento'' dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. La Commissione ha proposto obiettivi vincolanti per l'Ue per portare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili al 27% e per ridurre le emissioni di Co2 del 40% (rispetto al 1999), entro il 2030. Tuttavia, secondo Greenpeace, "le rinnovabili hanno il potenziale di coprire almeno la metà della richiesta di energia in Europea prevista al 2030. Un target così modesto ridurrebbe di poca cosa la nostra dipendenza dall'importazione di combustibili fossili e lascerebbe i cittadini e le imprese europee esposti alla volatilità dei prezzi dell'energia. Inoltre, questo target, vincolante solo a livello di Unione, deve diventare vincolante anche per i singoli Stati membri".
Quanto al taglio del 40% (senza crediti di compensazione) delle emissioni di Co2, per Greenpeace "non ci mette affatto al riparo dal rischio di superare i 2 gradi centigradi di surriscaldamento del Pianeta, considerato da tutti come invalicabile. Un target del 40% non serve nemmeno a rinvigorire il malaticcio mercato delle emissioni (Ets) e ci sono dati scientifici che dimostrano che, se il sistema Ets non riparte la sua crisi indebolirà i target al 2030 di sette punti percentuali: l'obiettivo del 40% porterebbe in realtà a una diminuzione di appena il 33%".
La proposta della Commissione prevede la creazione, dal 2021, di una riserva di stabilità dei permessi di emissione di Co2. I permessi sarebbero tolti progressivamente dal mercato durante il periodo di scambio, a seconda del volume dei permessi presenti nel sistema.
Tuttavia, sottolinea Greenpeace, "questa riserva di stabilità comprende solo parte dei due miliardi di permessi in surplus nel sistema e non è sufficiente a impattare in maniera significativa sul prezzo delle emissioni. Non c'è poi nessuna garanzia che i permessi in surplus non rientreranno in futuro sul mercato. Solo la cancellazione permanente delle eccedenze di quote di emissioni di Co2, e rigorosi obiettivi al 2030, possono rendere il mercato della Co2 un volano per investimenti verdi".
I ministri europei dell'energia e dell'ambiente discuteranno probabilmente la proposta della Commissione il 3 e 4 marzo. Il 21 e 22 marzo, capi di stato e di governo presiederanno un vertice Ue dedicato al raggiungimento di un accordo. La Commissione dovrà quindi emettere una proposta legislativa vincolante nella seconda metà del 2014.