‘Decrescita infelice’: il crollo dei consumi energetici in Italia
Da il Fatto Quotidiano del 29.01.2014 (Blog di Ugo Bardi)
30 January, 2014
di Ugo Bardi
La “decrescita felice” può essere una scelta personale consapevole. Ma, in Italia stiamo decrescendo ormai da diversi anni e non sembra che ne siamo particolarmente felici. I dati più impressionanti sono quelli sui consumi petroliferi. A partire dai primi anni del millennio, i prezzi del petrolio hanno cominciato a salire e, in parallelo, i consumi a scendere. Si discute se il “picco del petrolio” sia già avvenuto a livello globale, ma in Italia l’abbiamo passato da un pezzo. Oggi, siamo ritornati ai livelli di consumo del 1967, quando, fra l’altro, in Italia c’erano 10 milioni di persone in meno rispetto a oggi.Ovviamente, il petrolio è soltanto uno degli elementi del sistema energetico italiano, ma il declino del petrolio è stato seguito da un declino generalizzato di tutte le fonti. Trovate qui dati sui consumi di idrocarburi in Italia e qui sugli usi finali delle varie fonti. Dettagli sui consumi di carburanti per i trasporti li trovate qui. Riassumendo i dati disponibili, per alcuni anni il sistema economico italiano è riuscito a compensare il calo dei consumi petroliferi migliorando l’efficienza e aumentando i consumi di gas naturale come pure la produzione di energia rinnovabile. Ma, a partire dal 2007, anche i consumi di gas hanno cominciato a diminuire; anche quelli come risultato degli aumenti dei prezzi (trovate i dati qui). La crescita delle rinnovabili non è stata sufficiente per compensare e il risultato finale è stato una caduta generale dei consumi: un vero “picco dell’energia” in Italia. A questo punto, anche il prodotto interno lordo (Pil) ha cominciato a diminuire, così come la produzione industriale, come potete leggere qui.
In sostanza, tutti i parametri economici del sistema Italia sono in calo dal 2008. Così, i politici che continuano a sostenere ogni anno che “la ripresa ci sarà l’anno prossimo” ricordano quel cartello che c’era una volta nei negozi con scritto “oggi non si fa credito, domani si”.
Ora, io credo che quello che sta succedendo è perché l’energia è il “carburante” del motore economico. Se c’è meno energia, il motore gira più piano. Tutto è cominciato, allora, con la grande corsa agli aumenti dei prezzi petroliferi a partire dai primi anni del secolo. Più i costi del petrolio aumentano, meno ce ne possiamo permettere per cui siamo costretti a usarne di meno. E usarne di meno non solo ci ha messo in difficoltà, ma non è nemmeno bastato per ridurre l’aggravio dell’esborso di valuta pregiata: se abbiamo ridotto i consumi petroliferi di oltre il 30% rispetto al picco, i prezzi sono aumentati di circa un fattore 5. Un fenomeno simile si verifica anche per tutte le materie prime che dobbiamo importare dall’estero: prezzi in aumento e riduzione dei consumi. In sostanza, io credo che l’andamento dei consumi energetici conferma che l’origine dei nostri guai sta negli alti prezzi delle materie prime – e in particolare del petrolio – (come avevo sostenuto in precedenza). Non è soltanto una mia opinione, ma il risultato della visione “dinamica” dell’economia, quella, per intenderci, alla base di studi come “I Limiti dello Sviluppo” (come avevo discusso in qui).
Se questa interpretazione è corretta, è chiaro che la politica italiana sta completamente perdendo di vista la realtà. Non risolveremo i nostri problemi con manovre finanziarie tipo uscire dall’euro: questo non cambierebbe i prezzi del petrolio e lo dovremo comunque pagare in dollari. Se il nostro problema è il petrolio, allora, non c’è che prendere provvedimenti drastici come dicono nel vangelo di fare per la mano che ti fa peccare. Dobbiamo liberarci dalla causa di tutti i nostri guai, ovvero disaccoppiare la nostra economia dal petrolio (e dalle fonti energetiche fossili importate in generale). Non è un compito facile: che lo si faccia con il nucleare o le rinnovabili – o anche semplicemente con una maggiore efficienza – dovremo fare dei sacrifici oggi per un ritorno futuro. Purtroppo, si sa che la parola “sacrifici” è impronunciabile nel dibattito odierno. Eppure, se avremo il coraggio di fare dei sacrifici, potremo liberarci dei combustibili fossili e, alla fine, saremo anche più felici