Inverno monsonico, il diluvio ormai è esteso a tutta la penisola
Luca Mercalli su La Stampa del 3.02.2014
03 February, 2014
di Luca Mercalli
Altro che gelidi giorni della merla, questi sono stati i giorni del diluvio! Oggi saranno le regioni meridionali, già colpite nel week-end da piogge intense e mareggiate, a subire altri rovesci torrenziali con probabili dissesti soprattutto tra Catanese, Messinese e
Calabria. Ma particolare attenzione va riservata anche al Triveneto, sia per gli allagamenti in pianura dopo quattro giorni di piogge incessanti, e che proseguiranno qui fino a mercoledì, sia per le valanghe e il sovraccarico di neve sui tetti in montagna.
Gennaio, di norma il mese più freddo dell’anno, contraddistinto da gelo e precipitazioni nevose estese anche a bassa quota, si è rivelato mite, sciroccale e piovosissimo, come un novembre. Per dar conto dell’enorme quantità d’acqua caduta negli ultimi 40 giorni possiamo guardare alle Alpi Apuane dove dal 20 dicembre i pluviometri hanno raccolto 1300-1500 millimetri di acqua, quasi metà della locale media annua, un valore da monsone indiano. All’osservatorio di Pontremoli, in Lunigiana, è stato il gennaio più piovoso dal 1920 (648 millimetri, quattro volte il normale), nonché il più nuvoloso dal 1978 (ben 22 giorni coperti e senza sole), ma pure il secondo più mite con 3 °C sopra media, assenza di nevicate, e - altro fatto straordinario in pieno inverno - sei giorni con temporale.
La terza violenta perturbazione di questa stagione ha colpito l’Italia negli ultimi giorni riproponendo scenari già visti tra Natale e Santo Stefano e il 18-19 gennaio: vigorosi venti da Sud, piogge intense sulle regioni tirreniche e al Nord-Est, grandi nevicate e valanghe sulle Alpi ma soltanto in quota.
La prima regione ad andare in crisi è stata la Toscana, venerdì scorso, con una grande piena dell’Arno nel Pisano, come non si vedeva da fine ottobre 1992: il fiume ha ricevuto ingenti deflussi dagli affluenti in sinistra (Elsa, Era, Orme), per piogge non eccezionali ma abbondantemente distribuite su tutto il bacino (40-100 millimetri in 24 ore, con punte superiori a 100 millimetri sulla Montagna Pistoiese) e cadute su suoli già saturi per le perturbazioni precedenti.
Poi, sempre venerdì, è toccato a Roma subire un’alluvione urbana causata da rovesci di violenza straordinaria, fino a 150-170 millimetri in 18 ore sui quartieri nord-occidentali, da Monte Mario alla zona Massimina, i cui effetti sono stati amplificati dalla disordinata cementificazione del territorio. Nelle ore centrali di sabato il Tevere è cresciuto fino a 12,74 m all’idrometro di Ripetta, un livello inconsueto che tuttavia non genera gravi danni in città (paragonabile fu l’evento del dicembre 2008), ma effetti più severi si sono avuti verso la foce con allagamenti a Ostia e Fiumicino. Poi la neve sulle Alpi: tra giovedì e ieri sono caduti anche due metri di neve fresca su molte località di Dolomiti bellunesi, Carnia e Alpi Giulie sopra i 1500 metri, i dati definitivi non sono ancora disponibili ma potrebbe trattarsi dell’episodio più intenso da oltre un trentennio. E non è finita... le nevicate attese fino a metà settimana manterranno il rischio di valanghe al massimo livello. Prove generali di inverni monsonici, in linea con quanto predetto dai modelli numerici di simulazione del clima-serra del futuro. È urgente che la Strategia di Adattamento ai cambiamenti climatici di recente adottata dal ministero dell’Ambiente diventi una priorità nazionale.