Italia bike friendly? Non ancora, ma la politica deve rispondere agli 11 milioni di ciclisti
Marina Sereni, Vice Presidente della Camera dei deputati, analizza la situazione italiana: "non siamo ancora un Paese bike friendly, è ora di cambiare e di mettere in atto politiche che rispondano ai tanti ciclisti italiani"
14 February, 2014
L'Italia è un Paese bike friendly? "Non ancora, non abbastanza. Ci sono molte più persone che comprano e usano la bicicletta, in parte per motivi legati alla crisi economica e in parte per un cambio di mentalità. Ma c'è bisogno di politiche concrete". Così Marina Sereni, Vice Presidente della Camera dei deputati a margine del seminario "La ciclabilità in Europa, come rendere un Paese 'Bike Friendly'" tenutosi a Roma presso Montecitorio.
"Mi piacerebbe poter discutere in aula prossimamente della legge-quadro per la ciclabilità in Italia, ma al di là del difficile momento politico che stiamo affrontando devo constatare appunto che siamo ben lontani dall'avvicinarsi ad essere un paese bike friendly". L'Italia sembra amare ancora la macchina, "ne abbiamo 61 ogni 100 abitanti" ma ci sono anche 44 bici e stando ai dati del 2012 si sono vendute 1.606.000 biciclette contro 1.450.000 macchine. Un paese che quindi sta cercando di cambiare e che ha bisogno di un aiuto della politica: "rispondere a quegli oltre 7 milioni di ciclisti abituali, che diventano 11 sommando quelli occasionali, è quasi un obbligo per noi che siamo in Parlamento".
"Oltre alla legge quadro per sostenere la mobilità ciclistica, servono tante politiche diverse e integrate rivolte alla sicurezza, all'educazione nelle scuole, alla diffusione e alla promozione della bicicletta come mezzo di mobilità non solo per il tempo libero ma per la quotidianità delle persone e delle città".