Il fruttivendolo di Pomigliano multato per i prodotti sul marciapiede: «Nessuno mi ha mai detto che c'entrasse lo smog»
Eco dalle Città ha intervistato il fruttivendolo di Pomigliano d'Arco condannato per aver esposto la merce sul marciapiede. Il commerciante nega che si sia trattato di un problema di smog, la multa gli è stata inflitta per l'accusa di aver venduto frutta e verdura "in cattivo stato di conservazione". Che lui comunque respinge con forza
03 March, 2014
La notizia era circolata come una sanzione “per smog”. La Cassazione ha recentemente confermato la condanna (un'ammenda pecuniaria) inflitta ad un fruttivendolo di Pomigliano d'Arco che aveva sistemato la merce sul marciapiede, esposta “ad agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”. Secondo i protagonisti, loro malgrado, della vicenda giudiziaria, però, l'inquinamento non c'entra niente.
Sulla soglia dell'ortofrutta pomiglianese incriminata – oltre a molte cassette di frutta e verdura in bella mostra sul marciapiede, sollevate da terra di circa un metro (vedi foto) – c'è Antonio, il fratello del fruttivendolo sanzionato. All'epoca dei fatti era socio di suo fratello Bruno, dal quale ha successivamente rilevato l'attività commerciale.
Interrogato sulla vicenda della multa, il nuovo titolare del negozio sorride amaro. «All'epoca, prima di questa crisi che non finisce più, avevamo il negozio pieno – racconta – chissà se qualcuno ci ha voluto colpire apposta». La versione dei fatti del fruttivendolo, confermata poi al telefono dal fratello Bruno, non coincide con quella riportata dalla stampa e dai Carabinieri. «Prima di tutto non c'è stata nessuna denuncia da parte dei clienti, come hanno scritto sui giornali – raccontano i commercianti – Quel giorno, era una domenica, i Carabinieri giravano per la città e multarono almeno cinque o sei altri esercenti, soprattutto fruttivendoli, ma non solo».
Nel caso di Bruno, il verbale riportava genericamente che la mercanzia era esposta sulla strada. «Quando ho letto il verbale del Carabienieri, ho visto che non si parlava di smog né di altro, c'era solo scritto che le cassette erano poggiate sul marciapiede – ricorda – Tra l'altro quel giorno il negozio era chiuso, avevo sistemato la merce in quel modo perché stavo facendo pulizia». Le cose cambiano quando il fruttivendolo riceve la notifica dal tribunale di Nola. «Nelle carte del tribunale c'erano scritte cose diverse – riferisce ancora Bruno – Si parlava di frutta e verdura in cattivo stato di conservazione, addirittura mi accusavano di aver messo in vendita delle patate in putrefazione».
La legge, in effetti (la numero 283 del 30 aprile 1962), non vieta espressamente la vendita di prodotti esposti agli “agenti atmosferici”, ma parla proprio di merce “in cattivo stato di conservazione” o “insudiciata” (articolo 5, commi b e d). Un'accusa che i due fratelli pomiglianesi respingono con sdegno. In ogni caso, nessun riferimento allo smog, almeno secondo quanto dichiarano i due esercenti.
Da allora, comunque, la causa è giunta fino in Cassazione, dove la sentenza di colpevolezza è stata confermata in via definitiva. La frutta del signor Antonio è ancora lì, sul marciapiede, sollevata di un buon metro da terra. Come quella venduta da tutti gli altri fruttivendoli della città. «Non so altrove, ma da queste parti si è sempre fatto così – osserva il commerciante – Se la teniamo all'interno, chi la vede, la frutta? E poi non tutti abbiamo lo spazio necessario». Multa o non multa, smog o meno, le cassette con i prodotti «che sono buoni, mica in putrefazione!», restano all'esterno del negozio, dove sono sempre state.
Anche perché, per quello spazio sul suolo pubblico, i negozianti pagano un affitto al Comune. «E a proposito, com'è possibile che il Comune ci chieda dei soldi per la concessione di suolo pubblico, e poi i Carabinieri ci multano perché ci teniamo la frutta?- conclude la voce di Bruno al telefono – L'amministrazione lo sa che io faccio il fruttivendolo, se non potevo metterci i miei prodotti, perché me l'ha concesso, quel pezzo di marciapiede?».