I costi dello smog. L’inquinamento e le ricadute
L'intervento del medico ed editorialista Sergio Harari sui costi sociali e sanitari dello smog. Uno studio del 2013 ha calcolato in 31 miliardi di euro, in tutta Europa, il risparmio globale di costi sociali e sanitari che si otterrebbe rispettando i limiti OMS sul PM 2,5- da CORRIERE.IT del 24.03.204
24 March, 2014
di Sergio Harari
Quanto costa l’inquinamento? È una domanda che si sente porre raramente ma che invece è molto concreta: quali sono i costi di un ricovero per una crisi asmatica o per un infarto? Quanti giorni di lavoro si perdono a causa delle malattie da smog? E ancora, quanto costano al nostro sistema sanitario i farmaci che saranno consumati in più durante i giorni in cui l’aria si fa più irrespirabile?
Sono domande crude che prescindono da altre considerazioni su decessi, tumori e malattie varie causate dai polverosi miasmi che respiriamo a pieni polmoni tutti i giorni, e che hanno risposte difficili ma quantificabili: milioni, molti milioni, anzi miliardi di euro. Il problema non è solo lombardo o italiano ma almeno europeo, l’aria mefitica asfissia e costa molto.
Se Parigi offre ai suoi cittadini i mezzi pubblici gratis nei giorni di picchi di polveri sottili, è sì per ridurre il traffico ma anche per calcolo economico: il costo dell’operazione compensa ampiamente quelli che sarebbero invece i costi socio-sanitari di ricoveri, farmaci, assenze dal lavoro. Uno studio che è stato pubblicato l’anno scorso ha preso in considerazione 25 diverse città europee e ha stimato in 31 miliardi di euro i risparmi in salute che deriverebbero dal rispetto dei limiti dell’Oms sul PM 2,5, non proprio spiccioli. Anche studi approfonditi sulla città di Roma confermano l’importanza economica del problema.
A Milano il Comune non ha voluto concedere la gratuità dei mezzi pubblici in questi giorni difficili per l’aria, l’Atm non se lo può permettere è stata la giustificazione. L’obbiezione è concreta ma forse il punto è un altro: si ragiona a compartimenti stagni. L’Atm risponde del suo bilancio, così come il Comune, così come la Regione. I costi sanitari sono prevalentemente a carico della Regione e del Sistema Sanitario, non ricadono certo su Atm e non si possono neanche immaginare complesse e fantasiose compensazioni. Ma alla fine il sistema Paese è uno solo, le tasche dei cittadini sono sempre quelle, non si moltiplicano tra Regione, Comune, Stato, ecc.
Questo per rimanere al cinico aspetto del vil denaro che però, in tempi di crisi, si potrebbe trascurare meno o almeno affrontare con più lungimiranza. Non vogliamo criticare la scelta che vuole difendere un bilancio comunale il cui equilibrio è già assai difficile, quanto l’assenza di una prospettiva più ampia: potremmo difendere i nostri polmoni e spendere meno e invece no.
L’esempio di Atm è calzante perché l’argomento è di attualità ma in realtà è tutta la politica industriale europea che potrebbe essere vista in una ottica diversa. In tempi di crisi le priorità sono quelle economiche e industriali, la salute passa in secondo piano: ma è proprio vero? Ilva docet! E soprattutto, senza arrivare ai disastri di Taranto, non sempre quello che potrebbe sembrare un risparmio lo è davvero se guardiamo al Paese e alla società nel suo complesso.