Una cava su sette è nel Lazio: il Rapporto Cave 2014 di Legambiente
Sono 288 le cave attive nel Lazio e 475 quelle dismesse o abbandonate. Un giro d’affari annuale da 190 milioni di euro
29 April, 2014
Nessuna regolamentazione, pene irrisorie per gli illeciti e tasse inesistenti in un settore che ha delle forti responsabilità verso la bellezza e la stabilità idrogeologica dei nostri paesaggi.
In Italia sono presenti 5.592 cave di cui 763 solo nel Lazio.
Ogni anno vengono estratti 14.980.500 metri cubi di sabbia e ghiaia e 687.674 metri cubi di pietre ornamentali con canoni rispettivamente di 0,30 e 2,00 Euro al metro cubo, ai quali si aggiungono 4.360.675 metri cubi di calcare e 230.400 metri cubi di argilla, con canoni rispettivamente di 0,50 e 0,30 Euro al metro cubo.
Cifre quindi sostanzialmente simboliche che restituiscono, in media, solo il 3,5% del ricavato alla collettività. Percentuale che, nel Lazio, scende al 2,4% su un giro di affari da 190 milioni di euro nella sola regione che totalizza, nel complesso nazionale, quasi un miliardo di euro all'anno.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Cave 2014 di Legambiente dove l’associazione avanza anche alcune proposte nel tentativo di arginare questo settore senza controllo. La prima è proprio l’aumento dei canoni per l’estrazione che costringerebbe i cavatori a sfruttare anche gli inerti già estratti che giacciono abbandonati in enormi depositi.
Legambiente, d'altro canto, chiede a gran voce anche di rafforzare la tutela del territorio, i controlli e le legalità di un mondo, quello delle cave, il cui sistema normativo è fermo al 1927 ed in cui, nonostante l’enorme giro di affari, le sanzioni per gli illeciti restano irrisorie: tra 35.000 e 350.000 euro per coltivazione illegale, tra 10.000 e 100.000 € per ricerca illegale e tra 3.000 e 30.000 € per mancato permesso di vigilanza.
“Enormi sbancamenti assurdi, illegalità, canoni irrisori, assenza di pianificazione: nel Lazio il quadro sulle cave è allarmante -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. È ora di recuperare le cave abbandonate da decenni e di limitare l’apertura di nuove, la Regione Lazio può invertire subito la rotta per uscire finalmente da una situazione di grandi guadagni privati e di rilevanti impatti nel paesaggio, introducendo canoni di concessione più alti, almeno del 20% rispetto al prezzo di vendita, e favorendo il riciclo degli inerti provenienti dall'edilizia in modo da ridurre sensibilmente l’utilizzo delle discariche come avviene negli altri Paesi europei. Se si puntasse con più convinzione sul riciclo degli inerti si potrebbe tranquillamente ridurre il prelievo da cava, magari innescando anche un serio processo di rinnovamento del parco edilizio esistente."