Smog, multe per 652 fabbriche cinesi per le emissioni fuori legge
Il Governo Cinese ha multato seicentocinquantadue stabilimenti industriali per un valore complessivo di oltre un milione e seicentomila euro per aver infranto le leggi nazionali sui limiti di emissioni, stabilite per cercare di contenere gli incredibili livelli di smog raggiunti nelle metropoli del Paese
07 May, 2014
Dopo anni di politiche oscurantiste, che negavano la gravità dei livelli di inquinanti raggiunti a Pechino e nelle altre metropoli del Paese, le autorità cinesi si sono viste obbligate a cambiare strategia: i dati sulla qualità dell'aria, che prima venivano resi noti solo dall'ambasciata statunitense, vengono ora pubblicati quotidianamente. E sono spesso spaventosi, con il Pm10 e il Pm2.5 dieci, quindici volte superiori ai limiti di legge. Il governo centrale di Pechino sta tentando ogni via per cercare di contenere il disastro: dalle targhe alterne al divieto di accendere fuochi, dall'acqua nebulizzata per disperdere le polveri alle lotterie per le nuove immatricolazioni, che ogni anno limitano il numero di nuove auto circolanti.
E poi ci sono le industrie: gli stabilimenti devono rispettare severe norme di contenimento delle emissioni per potere mantenere attiva la produzione. O almeno dovrebbero, perché la realtà è ben diversa, come dimostra l'ultima campagna di controlli messa in atto dal Governo: 652 fabbriche sono state multate per un valore complessivo di di 1 milione e seicentosettantamila euro per aver infranto le leggi ambientali da gennaio ad aprile di quest'anno. Una responsabilità ancora più grave ora che la correlazione tra inquinamento atmosferico e patologie mortali è stata ormai comprovata e - soprattutto - ammessa dagli stessi ministri cinesi. "Allo smog sono attribuibili 500.000 morti l'anno nel Paese" dichiarava a gennaio l'ex ministro della Sanità cinese Chen Zhu.
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