CO2: i colossi mondiali dell'alimentazione ne emettono più della Scandinavia
Secondo l'ultimo rapporto pubblicato da Oxfam, le 10 maggiori multinazionali dell'alimentazione emettono ogni anno più CO2 di tutti i paesi del nord Europa messi insieme. Kelloggs e General Mills sono considerate le "peggiori"
22 May, 2014
Le 10 maggiori multinazionali del settore alimentare emettono da sole più CO2 di quante ne producano insieme Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda. La denuncia arriva dal nuovo rapporto "Standing on the Sidelines", pubblicato dalla confederazione di organizzazioni non governative Oxfam.
«Queste aziende hanno il dovere di scendere in campo e usare la loro influenza per richiedere provvedimenti climatici urgenti con governi e altre industrie - scrive Oxfam nel suo studio - e di garantire che le loro catene di approvvigionamento siano in grado di produrre gli ingredienti in modi più equi e sostenibili».
Le multinazionali in questione (Associated British Foods, Coca Cola, Danone, General Mills, Kelloggs, Marte, Mondelez International, Nestlé, PepsiCo e Unilever) sarebbero in grado, adottando politiche ad hoc, di tagliare le loro emissioni complessive di circa 80 milioni di tonnellate entro il 2020. Attualmente, spiega Oxfam, questi marchi emettono ogni anno circa 263,7 milioni di tonnellate di CO2.
Le "peggiori", in particolare, sarebbero Kelloggs e General Mills, che «continuano a tollerare nella propria catena di approvvigionamento massicci tassi di deforestazione». La contraddizione è che i prodotti commercializzati da queste due aziende sono altamente vulnerabili al cambiamento climatico, tanto che il prezzo al dettaglio dei Kelloggs Corn Flakes potrebbe salire di oltre il 44% nei prossimi 15 anni.