Ecomafia: Roma al secondo posto dopo Napoli per illeciti ambientali
Il Lazio si colloca per il terzo anno consecutivo al terzo posto per numero assoluto di reati ambientali subito dopo le tradizionali regioni a presenza mafiosa. Gravi illeciti anche nel frosinate e nella provincia di Latina. Ecco in sintesi il rapporto Ecomafia 2014 di Legambiente
11 June, 2014
È stato presentato oggi a Roma, al Nuovo Cinema l'Aquila, il rapporto di Legambiente Ecomafia 2014. Presenti il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e quello della Giustizia Andrea Orlando. I dati sono molto preoccupanti. Su tutto il territorio nazionale i reati ambientali sembrano in diminuzione ma ciò dipende dal fatto che sono diminuiti drasticamente gli incendi dolosi sebbene siano aumentati i reati nel ciclo dei rifiuti ed in quello del cemento. La riduzione del 14% non è quindi da considerarsi come un dato positivo.
Nel corso del 2013, nel Lazio sono state accertate 2.084 infrazioni, che rappresentano il 7,1% del totale nazionale, ossia 5,7 illegalità al giorno. La regione è tristemente, per il terzo anno consecutivo, al 5° posto nazionale per reati ambientali accertati, subito dopo le “tradizionali regioni a presenza mafiosa”. A questo si aggiunge il dato provinciale che vede Roma salire dal 3° posto del 2012 al 2° in assoluto nel 2013, con 1.200 illeciti, dietro solo a quella di Napoli.
La nostra regione guadagna posizioni nella classifica di illeciti nel ciclo dei rifiuti, senza dover scomodare il maxi processo a Cerroni, nel quale proprio Legambiente si è da poco costituita parte civile, le infrazioni sono salite dai 277 del 2012 alle 392 del 2013.
Altrettanto gravi i numeri dei reati nel ciclo del cemento. Il Lazio infatti incide sul totale nazionale con l'8,20% ottenuto con 468 infrazioni accertate sulle 5.511 nazionali.
Zoomando sulle singole province, sale il numero delle infrazioni a Latina e Frosinone ma guadagna terreno soprattutto la capitale che, nel ciclo dei rifiuti, conquista il secondo posto su scala nazionale immediatamente dopo Napoli: 229 infrazioni accertate, rispetto alle 169 dello scorso anno. Non va meglio nel cemento: anche le mafie hanno fatto di Roma la loro capitale. Al 7 gennaio 2013, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, sono 505 i beni immobili e 140 le aziende di proprietà di boss presenti sul territorio laziale. Le mafie investono e riciclano denaro sporco dove il mattone vale di più, ovvero nella Capitale.
Di fronte a questi dati le risposte dei ministri sono tutte molto decise: "Dobbiamo riorganizzare tutte le leggi in materia ambientale in un unico codice", ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. "Dobbiamo altresì impegnarci perché i reati ambientali vengano inseriti nel codice penale e perché venga varata una legge sul consumo di suolo. Non possiamo più permetterci di perdere ogni anno fette di territorio grandi quanto la città di Parma".
Mentre i cittadini attendono che queste promesse vengano tramutate in atti concreti, le associazioni continuano a lottare perché il cambiamento giunga anche dal basso. Soddisfazione anche per l'ottimo lavoro svolto dalla procura di Roma: "Per il terzo anno consecutivo il Lazio si colloca al terzo posto per numero assoluto di reati ambientali subito dopo le tradizionali regioni a presenza mafiosa", ha detto Valentina Romoli VicePresidente e Responsabile Ambiente e Legalità di Legambiente Lazio. "In questo contesto così difficile va però evidenziato il grandissimo lavoro della procura di Roma guidata dal Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone che negli ultimi due anni ha portato le misure di prevenzione contro le attività delle mafie da 3 a 56 provvedimenti. Altrettanto importante però è l'azione della società civile che deve diffondere una nuova cultura della bellezza e della partecipazione nella nostra regione".