Spreco alimentare domestico: 8,1 miliardi all'anno in Italia, secondo Waste Watcher
Presentato a Milano il Rapporto 2014 di Waste Watcher/Knowledge for Expo, l’Osservatorio su alimentazione, agricoltura, ambiente e sostenibilità. 8,1 miliardi di euro il costo annuo in Italia dello spreco di cibo domestico, ma c'è un leggero miglioramento rispetto al 2013 e aumenta quelli che controllano se il cibo scaduto è ancora buono. I dati completi della ricerca
06 July, 2014
8,1 miliardi di euro: è il valore dello spreco alimentare domestico annuo degli italiani, secondo il Rapporto 2014 Waste Watcher - Knowledge for Expo, presentato oggi lunedì 7 luglio all'EXPO Gate di Milano, dal presidente di Last Minute Market Andrea Segrè e dal presidente dell'istituto di ricerca Swg, Maurizio Pessato,. Sono intervenuti anche il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina.
Alleghiamo i dati principali della ricerca, condotta dall'istituto SWG, su un panel rappresentativo di 1500 famiglie italiane.
La cifra equivale ad una media settimanale di 6,5 euro per famiglia italiana, per 630 grammi di cibo buttato. Un dato che può sbalordire, ma è comunque in leggero calo rispetto a meno di un anno fa, quando era 8,7 miliardi di euro, il valore dello spreco alimentare domestico, secondo il monitoraggio pilota di Waste Watcher dell’ottobre 2013.
Il Rapporto 2014 indica altre tendenze positive, come il 63% degli italiani che chiedo al proprio Paese di "non sprecare", prima ancora di altri valori come la sicurezza, l'equità e la tolleranza. L’81% degli italiani controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo (era il 63% solo pochi mesi fa, nel gennaio 2014) e se solo al 30% degli intervistati capita di portare a casa il cibo avanzato al ristorante, c'è un 46% che vorrebbe farlo, ma non trova i contenitori al ristorante o è troppo timido per chiederli.
Coerentemente, in un’ottica di riduzione dello spreco ma anche di svolta culturale sulle tematiche ambientali connesse, gli italiani chiedono provvedimenti. In particolare auspicano (8,3 in scala da 1 a 10) una vera e propria campagna di educazione alimentare nelle scuole, oltre ad informazioni diffuse sul tema spreco (le considera utili il 94% degli italiani), a partire dai danni che lo spreco di cibo provoca anche rispetto all’ambiente.
Le etichette giocano un ruolo chiave: gli intervistati sollecitano un sistema chiaro per le modalità di consumo. Il 90% afferma di leggerle sistematicamente per verificare la scadenza dei prodotti e l’83% dichiara di conoscere la differenza tra “data di scadenza” (within) e “preferenza di consumo” (best before). Ma solo il 67% di chi ritiene di saperlo (54% del totale del campione) ha dimostrato di conoscere realmente il significato.
Il Rapporto 2014 sullo Spreco Domestico è la prima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher – Knowledge for Expo, dedicato ai temi dell’alimentazione, dell’agricoltura, dell’ambiente e della sostenibilità, attivato da Last Minute Market con Swg per svolgere studi e ricerche sui temi caratterizzanti l’Esposizione Universale, e al tempo stesso per favorire attraverso l’evento che si terrà l’anno prossimo l’elaborazione di smart policies sulle questioni centrali del nostro tempo legate al cibo.
Sono sei i cluster individuati con il Rapporto 2014: sei tipologie di consumatori che compongono il quadro complessivo dell’opinione pubblica, segmentando l’universo dei nuclei familiari, e dividendo gli italiani in due macro aree di "attenti allo spreco alimentare" (59%) e non (41%):
-virtuosi (22%): questo gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo inquadra sia come una immoralità, sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce a sprecare veramente pochissimo.
-attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo spreco; ma con un’intensità leggermente minore. La differenza sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli. Sprecano poco.
-indifferenti (10%): quelli che formano questo gruppo non hanno che una marginale attenzione ai temi della salvaguardia dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni. Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli nel non sprecare. Sprecano sotto la media nazionale ma più dei gruppi precedenti.
-incoerenti (26%): accade spesso, nella società, che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno; però spreca.
-spreconi (4%): si tratta di un piccolo cluster ma è significativo di un atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema; “io non ho responsabilità”, è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso interesse per l’ambiente e non ritiene che vi siano conseguenze più generali dovute allo spreco; per di più avendo anche una media capacità economica non vive neanche questo deterrente rispetto allo spreco alimentare domestico.
-incuranti (11%): questo gruppo mostra di cogliere la problematicità dello spreco, ma come tema a se stante; non si scalda troppo per l’ambiente e, soprattutto, non ha interesse ad approfondire le conseguenze e le interdipendenze dello spreco alimentare.
I risultati completi e dettagliati sono a disposizione sul sito www.lastminutemarket.it