Clima: presto i nuovi obiettivi UE
Nei prossimi giorni l'Unione Europea dovrebbe annunciare i nuovi obiettivi in tema di emissioni, efficienza energetica e fonti rinnovabili, ma l'accordo tra gli Stati membri non c'è ancora - Ansa del 21.07.2014
21 July, 2014
(di Chiara Spegni)
Non è ancora stato presentato ufficialmente, ma già semina discordia fra i 28 Stati membri. E' il nuovo target europeo per il 2030 sull'efficienza energetica, che verrà proposto mercoledì prossimo dall'esecutivo Ue, in una comunicazione ad hoc. Per l'Unione dei 28 si tratta del terzo dei tre obiettivi che rientrano nel pacchetto 'clima-energia' 2030, che include già il 40% di riduzione di CO2 e il 27% di energia da rinnovabili.
A pochi giorni dal lancio, la cifra di un target "indicativo e non vincolante, continua a ballare fra il 27% e il 29%" riferiscono fonti Ue. All'interno del collegio dei commissari europei si prospetta quindi una lotta all'ultimo voto e una decisione assolutamente 'last minute'. Il paradosso è che il neopresidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha già espresso una posizione sicuramente più ambiziosa. "Per me un target vincolante del 30% sull'efficienza energetica è il minimo" ha detto Juncker agli eurodeputati. "E' vero che la comunicazione arriva adesso, ma è il frutto di un lavoro iniziato da tempo e il target proposto sarà quello considerato più ragionevole" commentano fonti comunitarie. Se poi il nuovo presidente dell'esecutivo Ue vorrà cambiare le carte in tavola "avrà cinque anni per lavorare su eventuali aggiustamenti" aggiungono le stesse fonti. Senza contare l'incognita della posizione del nuovo Europarlamento.
Il principale scoglio sarà far passare la proposta fra gli Stati membri, con tante posizioni diverse e blocchi a geometrie variabili a seconda dei singoli obiettivi: CO2, rinnovabili ed efficienza energetica. Non solo, a monte bisogna fare i conti con l'approccio all'intero pacchetto del gruppo di Visegrad, composto da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, a cui spesso si agganciano Bulgaria e Romania, contrario ai target e più concentrato sul problema della sicurezza energetica, complice la crisi ucraina, oltre che sul rilancio della competitività dell'industria europea, un tasto caro anche all'Italia che adesso guida la presidenza di turno.
Sulla carta, i Paesi più forti in termini di voti, Germania in primis, potrebbero agevolmente conquistare una maggioranza di blocco in Consiglio, ma l'Unione europea, specie su politiche di lungo periodo, cerca di non procedere a strappi. "Non è solo un problema di numeri, ma politico" riferiscono fonti Ue, secondo cui "in un momento storico come quello che stiamo attraversando non ci si limita alla conta dei voti, si cerca di includere nelle decisioni i Paesi dell'Est". Il caso Mogherini nel puzzle delle euronomine insegna. L'unica cosa certa alla fine è la scadenza di ottobre per trovare l'accordo, "un obiettivo strategico della presidenza italiana" riferiscono fonti della stessa presidenza. All'Italia si aggiunge la Francia, che l'anno prossimo ospita una conferenza Onu cruciale sul clima e non si può permettere di arrivare senza un impegno comune a livello Ue.
Il risultato è che si prospetta un'estate molto 'calda' per gli sherpa emissari dei leader Ue e per l'Italia, con il difficile compito di trovare il compromesso fra i 28.