Bari. I Laboratori della Regione Puglia. Intervista a Sara Vacca, artigiana ... del riuso
“Sono una libera professionista e Centopercento acrilico è il mio laboratorio artigianale. Ho scelto di chiamarlo così perché a differenza di chi ostenta il 100% cachemire, seta, io invece ostento la povertà dei materiali..." . Intervista a Sara Vacca, artigiana invitata dall’assessorato alla Qualità della regione Puglia, nuovo padiglione (modulo n.1)
14 September, 2014
Chi è Sara Vacca e cosa è Centopercento acrilico?
Sono una libera professionista e Centopercento acrilico è il mio laboratorio artigianale. Ho scelto di chiamarlo così perché a differenza di chi ostenta il 100% cachemire, seta, io invece ostento la povertà dei materiali da cui parto, che sono materiali di recupero, e l’acrilico è un materiale poverissimo (si tratta di una resina sintetica utilizzata industrialmente per svariati usi, tra cui quello tessile. Le fibre acriliche sono utilizzate su vasta scala per produrre filati di tipo laniero, prevalentemente per maglieria, ndr). E dunque da un prodotto di recupero io creo un pezzo unico di artigianato, che può essere un accessorio moda, o un complemento di arredo. Per esempio mi è capitato di avere in regalo delle tirelle di divanifici, o di negozi di tessuti, quindi scampoli di tessuto e pezzi di pelle che, cambiando le collezioni, verrebbero buttati. Della pelle ne ho fatto una linea di accessori moda: collane,orecchini, bracciali. Dai tessuti realizzo borse, cuscini ecc. Non vado, però, a cercare il materiale perché ho un progetto in testa, ma parto, invece, sempre dal materiale che riesco a trovare e lo trasformo, non faccio mai il percorso inverso. Ovviamente devo pensare a tutte le caratteristiche che può avere questo prodotto, se è resistente, se è impermeabile oppure no. A seconda quindi dell’aspetto pratico, e non solo di quello estetico, decido che cosa farne. Per esempio i tessuti per i divani sono eccezionali per fare gli shopper da spesa, perché sono molto resistenti, mentre delle sete non sono assolutamente indicate. Allora si fa un altro prodotto.
Perché Centopercento acrilico è qui alla Fiera del Levante?
Sono stata invitata in quanto artigiana che lavora con materiali di recupero, per mostrare come realizzare degli oggetti utili e divertenti, usando in maniera creativa materiali che troviamo ogni giorno in casa. Quindi tutti gli involucri di scarto, carta, plastica, alluminio vetro, che generalmente destiniamo alla raccolta differenziata, ma che invece possono costituire una risorsa. Perché magari abbiamo buttatto un barattolo e il giorno dopo andiamo in negozio per comprarne uno quasi assolutamente identico, senza riflettere sul fatto che quell’oggetto, ancora integro, può avere una doppia vita, per questo il laboratorio ha per titolo “La doppia vita delle cose” e vuole essere non soltanto un momento ludico o creativo ma diventare un momento di riflessione sul valore degli oggetti. Una risposta ad esempio a chi sichede cosa fare di 15, 20 custorìdie di cd che non utilizza più: posso creare un portafotografie. E se non ho manualità posso mettermi in contato con le persone che invece ce l’hanno e magari cercano quel materiale. A me è successo di mettere un post su facebook e di vedermi recapitare a casa gli oggetti e i materiali più vari, perché molti se ne volevano disfare. Ed è una bella modalità di collaborazione dal basso, nonché di scambio: mi hai fatto la cortesia di portarmi il portacd ed io ti regalo un portafotografie o ti realizzo un altro oggetto. Anche qui in fiera la risposta è molto positiva, tante persone hanno partecipato al laboratorio, curiosi si sono fermati, si sono sporcati le mani, hanno giocato.
Secondo te abbiamo ancora scarsa coscienza di questa potenzialità dei materiali di scarto?
No, secondo me non più. La tendenza sta cambiando da cinque anni circa a questa a parte. La coscienza è maggiore, ed è giunta ad un livello importante, secondo me, che è quello dello stupore.’ Non c’è più diffidenza, non c’è più quelli dea che un oggetto così fatto non ha valore, anzi, le persone si sentono anche coinvolte perché pensano: “ah, ma guarda, questo oggetto è stato fatto con quell’altro! Forse posso farlo anch’io” ed inizia ad apprezzare anche l’originalità del prodotto. Molti insomma sono sempre più sensibili a questi aspetti, in maniera trasversale su tutte le fasce d’età, ma devono essere informati, educati, e soprattutto incuriositi. Il barese, poi, è levantino, e quindi sensibile ad un altro aspetto fondamentale, che è quello economico, e quindi al fatto che non solo facciamo bene all’ambiente recuperando e riciclando, ma anche che paghiamo meno tasse, che possiamo risparmiare sul budget quotidiano di casa, evitando di comprare quel contenitore perché già ce lo abbiamo (magari ce lo ha offerto, non so, il barattolo del gelato).
Un ultima domanda: da dove nasce questa tua attitudine?
Sicuramente dall’educazione, che ho ricevuto dalla mia famiglia ma anche dalla scuola: essere autonomi e cercare di saper fare un po’ di tutto, dall’attaccare il bottone al riparare il rubinetto; quindi tanta manualità, che mi hanno sempre insegnato e che ho sempre applicato; e poi un rispetto degli oggetti che abbiamo attorno, perché ognuno di essi ha una storia, dietro c’è uno o tanti uomini che l’hanno pensato, progettato, realizzato, uomini con la propria storia personale. Buttare un oggetto perciò significa buttare un pezzo di storia di un essere umano, ma se invece lo reinventiamo continuiamo a dar vita alla storia di queste persone.